Acqua contaminata da Pfas in Piemonte: l’allarme di Greenpeace
In Piemonte circa 125 mila persone potrebbero aver bevuto acqua contaminata da Pfoa, una molecola del gruppo dei Pfas classificata come cancerogena per gli esseri umani. È quanto emerge da un nuovo report realizzato da Greenpeace Italia sui dati degli enti pubblici piemontesi ottenuti attraverso richieste di accesso agli atti. Inoltre, l’ONG ha eseguito rilevamenti indipendenti che hanno rivelato la presenza di Pfas anche in zone non ancora sottoposte a monitoraggio ufficiale.
Se per anni si è pensato che in Italia i problemi ambientali legati ai Pfas (composti poli e perfluoroalchilici) fossero circoscritti solo ad alcune aree del Veneto, oggi la nuova indagine dimostra come la contaminazione da Pfas interessi anche le acque potabili del Piemonte. “Non solo nell’area della provincia di Alessandria, in cui questo tipo di inquinamento è noto già da tempo, ma anche altre zone della città metropolitana di Torino, con oltre 70 comuni coinvolti, incluso il capoluogo”, scrive Greenpeace Italia.
I dati sull’acqua
L’organizzazione non governativa ha condotto un’indagine sull’acqua contaminata da Pfas in Piemonte richiedendo dati agli enti pubblici tramite istanze di accesso agli atti. Tuttavia, secondo quanto si può apprendere dal report, solo il 23% ha risposto positivamente, inoltrando copia delle analisi effettuate. Tra i restanti, il 23,2% dei comuni ed enti non ha risposto alle richieste di informazioni, mentre il 25,5% delle ASL e dei gestori ha giustificato la mancanza di dati citando l’entrata in vigore futura della direttiva europea sui Pfas. Inoltre, l’18,6% di ASL e gestori ha spiegato che attualmente non esistono leggi che impongano limiti alla presenza di Pfas nelle acque potabili. Infine, il 4,6% dei gestori ha indicato una specifica richiesta da parte di Arpa Piemonte di non condurre controlli sui PFAS nell’acqua potabile come motivo per la mancanza di dati.
Le concentrazioni più alte
Dei 671 campioni di acqua potabile analizzati tra il 2019 e il 2023, condivisi dagli enti locali piemontesi con Greenpeace Italia, il 51% ha mostrato la presenza di Pfas, con le maggiori positività riscontrate nella provincia di Alessandria. In questa area, cinque comuni lungo il fiume Scrivia – Alzano Scrivia, Castelnuovo Scrivia, Molino dei Torti, Guazzora e Tortona – hanno evidenziato la presenza di Pfas in tutti i prelievi effettuati, soprattutto del Pfoa, una molecola del gruppo dei Pfas classificata come possibile cancerogeno per gli esseri umani.
Le concentrazioni variano tra 19 e 190 nanogrammi per litro, con il picco massimo a Montecastello nel maggio 2020, con 470 nanogrammi per litro per la somma di Pfas. In questo comune, come riporta ancora Greenpeace, a seguito di una segnalazione di Arpa Alessandria, il sindaco è intervenuto chiudendo il pozzo contaminato. Tuttavia, nei comuni con elevati valori di contaminazione, come Alzano Scrivia, Castelnuovo Scrivia, Molino dei Torti, Guazzora e Tortona, non risultano provvedimenti per fermare l’erogazione di acqua contaminata e garantire la tutela della salute pubblica.
I dati della SMAT
Dall’analisi dei dati condivisi dal gruppo Società Metropolitana Acque Torino (SMAT), che si occupa della gestione della rete idrica di 291 comuni tra Torino e provincia, si è scoperto che in 77 città della zona (pari al 26,5% del totale) c’è la presenza di Pfas nell’acqua. In particolare, nella città di Torino, il 45% dei campioni analizzati ha mostrato la presenza di queste sostanze. Mentre non è possibile conoscere la situazione nelle altre province piemontesi, perché gli enti pubblici, inclusi i gestori, non hanno effettuato analisi, riporta Greenpeace.
Le analisi di Greenpeace
Greenpeace Italia ha inoltre condotto analisi indipendenti su 15 campioni di acqua potabile nelle otto province piemontesi, principalmente provenienti da fontane pubbliche di parchi giochi, considerati luoghi sensibili per l’esposizione dei bambini al rischio di contaminazione.
In uno su tre dei campioni analizzati è stata riscontrata la presenza di Pfas. “Per i comuni che si trovano lungo il fiume Scrivia – si legge ancora nel report – i risultati delle analisi confermano la presenza di Pfoa.
Concentrazioni di 120 nanogrammi per litro si sono rilevate ad Alzano Scrivia (AL), 73 nanogrammi per litro a Castelnuovo Scrivia (AL), 70 nanogrammi per litro a Guazzora (AL) e 19 nanogrammi per litro a Tortona (AL). Inoltre, un quinto campione positivo, prelevato a Galliate in provincia di Novara, ha mostrato una presenza di 12 nanogrammi per litro di Pfos.
Cosa sono i Pfas e quali sono i limiti in Italia
I PFAS sono composti chimici sviluppati negli anni Quaranta negli Stati Uniti, utilizzati in superfici come padelle antiaderenti, materiali antifiamma e pelli. Con oltre cinquemila varianti, sono incolori, inodori e insapori, resistono al degrado ambientale e si accumulano negli organismi, guadagnando il soprannome di “sostanze per sempre“.
Paesi come la Danimarca accettano sino a 2 nanogrammi per litro per la somma di 4 Pfas, mentre negli Stati Uniti sino a 4. In Italia tuttavia, ancora si accettano concentrazioni più alte di queste sostanze inquinanti.
Nel Belpaese mancano infatti limiti nazionali per gli scarichi industriali, mentre la direttiva europea per i Pfas nelle acque potabili entrerà in vigore solo nel 2026. Questa prevede un limite di 100 nanogrammi per litro per 24 singoli Pfas.
“La soglia fissata attualmente non può essere ritenuta sicura per la salute“, ha dichiarato Giuseppe Ungherese, per Greenpeace Italia a Rai TG Piemonte, anticipando alcuni dei dati sull’acqua contaminata nella Regione – Perché esistono numerose evidenze scientifiche recenti che dimostrano come il Pfas sia pericoloso per la salute umana anche a basse concentrazioni”.
L’agenzia per la ricerca sul cancro, ad esempio, “ha classificato come cancerogeno il Pfoa, una sostanza che è stata erogata negli acquedotti che servono 125.000 piemontesi negli anni recenti. Parliamo di comuni anche in alta quota come Bardonecchia, o Gravere dove sono stati registrati 96 nanogrammi per litro solo di Pfoa”, ha aggiunto Ungherese.
La replica di Smat
Secondo la Smat, la situazione non dovrebbe destare preoccupazione, come indicano i dati del loro monitoraggio circa l’acqua contaminata da Pfas. La prima fase di analisi ha coinvolto 930 campioni. Di questi, solo il 5% ha mostrato risultati positivi, “ma con livelli di tracce compresi tra 5 e 10 nanogrammi,” ha dichiarato Rita Binetti, dirigente dei laboratori e della qualità delle acque presso la società di gestione.
“Stiamo valutando quei pochi campioni positivi per capire da dove vengono e quali sono le cause”, ha aggiunto Binetti. “è proprio questo il lavoro che si fa attraverso la valutazione del rischio dei potenziali siti”.
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