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L’allarme dell’ONU: “Il pianeta è sull’orlo del baratro”

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L’allarme dell’ONU: “Il pianeta è sull’orlo del baratro”

“Il pianeta è sull’orlo del baratro”. È questo il grido d’allarme lanciato dall’ONU dopo che la terra ha registrato il decennio più caldo della storia. Il rapporto annuale sullo stato del clima realizzato dall’Organizzazione Metereologica Mondiale (WMO) delle Nazioni Unite disegna un quadro davvero drammatico: i dati preliminari confermano che il 2023 è stato, di gran lunga, l’anno con le temperature più elevate, in conclusione del periodo di dieci anni più caldo mai registrato.

Superati in media 1,45 gradi rispetto ai livelli preindustriali

Secondo il rapporto, l’anno scorso la temperatura media in prossimità della superficie terrestre ha superato di 1,45 gradi Celsius i livelli preindustriali, avvicinandosi pericolosamente alla soglia critica di 1,5 gradi concordata dai paesi firmatari dell’accordo sul clima di Parigi del 2015, al di là della quale gli effetti potrebbero essere devastanti.



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Il Segretario Generale, Antonio Guterres, ha dichiarato che il pianeta è “sull’orlo del precipizio” e che la Terra sta lanciando un SOS urgente. Ha sottolineato che l’inquinamento derivante dai combustibili fossili sta scatenando un caos climatico senza precedenti e ha avvertito che i cambiamenti stanno avvenendo a un ritmo sempre più accelerato.

Oltre il 90% degli oceani ha subito ondate di caldo

Analizzando i dati, l’organizzazione ha rilevato che “i record sono stati superati ancora una volta”, e in alcuni sono stati addirittura “demoliti”. Il problema, sottolinea il rapporto, non riguarda solo l’aumento delle temperature: “Ciò che abbiamo osservato nel 2023, soprattutto con il calore oceanico senza precedenti, il ritiro dei ghiacciai e la perdita di ghiaccio marino antartico, suscita particolare apprensione”.

Una scoperta particolarmente inquietante è che lo scorso anno le ondate di caldo hanno interessato quasi un terzo degli oceani globali in una giornata media. Entro la fine del 2023, oltre il 90% degli oceani ha subito ondate di calore in un determinato momento dell’anno. Queste ondate di calore oceanico, più frequenti e intense, avranno “profonde e negative ripercussioni sugli ecosistemi marini e sulle barriere coralline”.

Il rapporto evidenzia le gravi conseguenze del cambiamento climatico su diversi fronti. I ghiacciai hanno subito la più grande perdita di ghiaccio mai registrata dal 1950, principalmente a causa dello scioglimento estremo nel Nord America occidentale e in Europa. In Svizzera, i ghiacciai alpini hanno perso il 10% del loro volume rimanente solo negli ultimi due anni.

Lo scioglimento dei ghiacciai

Anche l’estensione del ghiaccio marino antartico è diminuita notevolmente, con un milione di chilometri quadrati in meno rispetto all’anno precedente. Il riscaldamento degli oceani, insieme al rapido scioglimento dei ghiacciai e delle calotte glaciali, ha portato il livello del mare al suo punto più alto registrato nel 1993. Nel decennio 2014-2023, il livello medio globale del mare è aumentato più del doppio rispetto al tasso del primo decennio delle registrazioni satellitari.

Questi cambiamenti climatici stanno esacerbando gli eventi meteorologici estremi, come inondazioni e siccità, causando spostamenti di popolazioni e aumentando la perdita di biodiversità e l’insicurezza alimentare. Il rapporto conclude che la crisi climatica è la sfida cruciale che l’umanità deve affrontare e che è “strettamente legata alla crisi della disuguaglianza”.

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