Alluvioni e frane, Greenpeace: «L’Italia perde 2,8 miliardi di euro l’anno»
Il nuovo studio di Greenpeace analizza l’impatto economico delle alluvioni e delle frane in Italia. Ed evidenzia una situazione allarmante. Secondo il rapporto, infatti, il nostro Paese subisce perdite economiche pari a 2,8 miliardi di euro l’anno a causa di eventi climatici estremi, che sono in gran parte aggravati dalla crisi climatica.
L’Italia non riesce a risanare i danni della crisi climatica
Lo studio di Greenpeace Italia evidenzia che dal 2013 al 2020 l’Italia ha subito danni per 22,6 miliardi di euro a causa di frane e alluvioni, con una media annuale di 2,8 miliardi. Il 93,9% dei comuni italiani è a rischio idrogeologico: 1,3 milioni di abitanti vivono in zone a rischio frane, mentre 6,8 milioni risultano minacciati dalle alluvionI. Entrambi i fenomeni sono aggravati dai cambiamenti climatici. La Regione che ha registrato più danni nel periodo di tempo preso in considerazione è stata l’Emilia-Romagna, seguita da Veneto, Campania, Toscana e Liguria.
Le risorse stanziate per riparare i danni e prevenire ulteriori crisi sono risultate largamente insufficienti. L’associazione ambientalista, spiega, infatti, che dal 2013 al 2020 sono stati trasferiti alle Regioni 2,3 miliardi di euro per risanare il territorio pari solamente al 10% dei danni causati da alluvioni e frane messe insieme. Anche sommando a questa cifra il contributo arrivato al nostro Paese dal Fondo di Solidarietà Europeo, le misure di compensazione economica arrivano solo 2,8 miliardi in otto anni.
Lo stesso vale per il denaro speso in ambito preventivo: dal 2013 al 2020 sono stati investiti in prevenzione 4,5 miliardi di euro, una cifra in crescita ma non ancora sufficiente per coprire i bisogni del Paese. Anche le assicurazioni contro gli eventi estremi restano una rarità: nel 2024, l’83,8% delle polizze esistenti non prevede ancora alcuna estensione per il rischio di catastrofi naturali e solo il 10% permette di assicurarsi contro il rischio di alluvione.
I punti chiave dello studio di Greenpeace Italia
- Frequenza crescente degli eventi estremi: il numero di frane e alluvioni è in aumento, alimentato dal cambiamento climatico e da una gestione non sostenibile del territorio.
- Costi economici e sociali: oltre ai danni materiali, le comunità locali subiscono perdite occupazionali, interruzioni delle attività economiche e disagi sociali.
- Mancanza di interventi strutturali: Greenpeace denuncia la scarsa capacità dell’Italia di attuare politiche di prevenzione e risanamento. Le risorse destinate alla prevenzione risultano insufficienti, mentre gran parte dei fondi è spesa in interventi di emergenza.
- Territorio fragile: Con il 94% dei comuni italiani a rischio idrogeologico, emerge la necessità di una gestione sostenibile del suolo e una maggiore pianificazione urbanistica.
Le soluzioni proposte
Greenpeace sollecita un piano di adattamento climatico nazionale che preveda:
- Investimenti in infrastrutture verdi.
- Riconversione sostenibile del territorio per ridurre il consumo di suolo.
- Maggiore consapevolezza e coinvolgimento delle comunità locali.
Lo studio è un monito per le istituzioni, per chiedere di affrontare con urgenza i rischi legati al cambiamento climatico.
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