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Auto elettriche europee o cinesi per il Green Deal? L’Aduc pensa ai consumatori

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Auto elettriche europee o cinesi per il Green Deal? L’Aduc pensa ai consumatori

“Auto elettriche europee e cinesi. Per non far fallire il Green Deal è necessario rimandare il blocco di produzione del 2035 per il motore a scoppio?”. Se lo chiede Vincenzo Donvito Maxia, presidente di Aduc. Aduc è l’associazione degli Utenti e dei Consumatori che da tempo sta approfondendo la questione in oggetto.

Auto elettriche ancora troppo costose

“Le auto indispensabili – per l’Ue – al Green Deal sarebbero quelle elettriche, anche se continuano a costare un occhio della testa. Una soluzione più economica e ragionevole, per i consumatori, sarebbero i veicoli di produzione cinese. Che però minerebbero il mercato di produzione europea, non in grado al momento di fare concorrenza ai prezzi delle aziende cinesi”. Queste ultime fa notare ancora Maxia “sono accusate di ricevere forti sussidi statali. L’Ue ha dunque deciso che i loro prodotti saranno gravati di dazi fino al 47%”.



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E se i cinesi producessero in Europa?

E quali sarebbero dunque le alternative? “Allo stato dei fatti – risponde il presidente Aduc – è difficile che il grande mercato si rassegni e, coi soldi che i consumatori non hanno, si acquistino le costose auto elettriche europee. Dovremmo allora incoraggiare la Cina a produrre questi veicoli nelle fabbriche europee sarebbe una soluzione, ma non abbiamo notizie”. 

Un’altra ipotesi da valutare sarebbe quella di adattare l’industria europea a questa concorrenza, rafforzando le proprie capacità di innovazione e riducendo la propria dipendenza dalle materie prime (che vengono sempre dalla Cina). 

Adattare l’industria europea alla concorrenza

“Questo è quanto sembra sia stato preso in considerazione. Nei giorni scorsi è stata annunciata la prossima apertura di una fabbrica di semiconduttori (fondamentali per la costruzione dei veicoli elettrici e che ora vengono importati dalla Cina) da parte della taiwanese TSMC a Dresda (Germania), grazie anche ad un sussidio tedesco di 5 miliardi di euro, convalidato da Bruxelles. Immaginiamo i salti di gioia dei cinesi a fronte di una concorrenza ai loro prodotti, già gravati di dazi al 47%, grazie ad un’azienda di Taiwan, isola verso la quale sono anche disposti a fare una guerra pur di non farla continuare ad essere indipendente dal proprio regime”. Lo afferma ancora Maxia.

Questione di dazi…

Il presidente Maxia prosegue la sua riflessione. “Allo stato i cinesi hanno fatto sapere che rivedranno i dazi sulle carni di maiale ed è nell’aria anche una crescita per prodotti caseari che, in Italia per esempio, esportano anche al 40% nel loro Paese. Senza considerare che se i cinesi dovessero rivedere come ripicca l’esportazione di molti altri loro prodotti in Ue, le nostre conseguenze sarebbero quantomeno problematiche.

Qualcuno sostiene che questa situazione sia accettabile, visto che Paesi come Usa e Canada applicano dazi al 100% sulle importazioni di auto elettriche cinesi. Beh, forse i due Paesi del nord America hanno risorse, anche naturali, ben diverse rispetto a quelle europee e certe filiere produttive se le possono permettere senza dover andare a Taiwan”.

Verso le auto elettriche bandendo il motore a scoppio

La situazione dunque non può che peggiorare. “Che fare oltre che aspettare che le tegole ci caschino in testa pur avendo comunque messo la coscienza a posto per le politiche di “green deal”? Si chiede ancora il numero uno dell’Aduc.

“Allo stato dei fatti ci sembra che ci si attorcigli su dazi che non farebbero altro che danneggiare le aziende europee ed italiane che non producono automobili elettriche, mentre quelle che producono questi veicoli le venderebbero solo a chi ha tanti soldi. L’Ue dovrebbe prima di tutto rivedere l’obiettivo di bandire le auto a motore a scoppio entro il 2035. Si ritorni alla neutralità tecnologica. Questo motore è comunque possibile migliorarlo con carburanti più puliti e prestazioni migliori. Un’auto vecchia di 15 anni può essere sostituita con una che consuma un decimo. E poi, vedremo”. 

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