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Bracconaggio, duro colpo ai trafficanti di uccelli. Il Wwf chiede sanzioni più dure

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Bracconaggio, duro colpo ai trafficanti di uccelli. Il Wwf chiede sanzioni più dure

Il WWF si congratula con l’Arma dei Carabinieri e in particolare con il Raggruppamento Carabinieri CITES, per la storica operazione anti-bracconaggio portata a termine dalla sezione operativa SOARDA, dal Gruppo Carabinieri Forestale di Perugia e dal Centro Anticrimine Natura di Udine, coordinati dalla Procura di Udine e denominata Turdus Aureus che, grazie ad uno straordinario impegno investigativo, ha consentito di portare alla luce uno strutturato traffico internazionale di uccelli selvatici destinato a foraggiare il ricco mercato illecito degli uccelli destinati alla caccia con richiami vivi, una pratica venatoria molto diffusa soprattutto nelle aree del centro-nord Italia.



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Migliaia di uccelli catturati illegalmente


Dalla operazione è emerso come migliaia di uccelli, soprattutto tordi, vengano ogni anno catturati illegalmente in natura, in Italia e all’estero, spesso prelevando i piccoli appena nati direttamente dai nidi. Questi animali vengono stipati in minuscole gabbie e sottoposti a lunghi viaggi in condizioni terribili fino ad essere consegnati ad allevatori italiani senza scrupoli che, applicando appositi anelli alle zampette, li avviano alla commercializzazione come se fossero animali allevati ricavando, in questo modo, enormi guadagni illegali, se si considera che un solo tordo può essere venduto anche a 300 euro.
L’operazione ha condotto al sequestro di quasi mille animali, molti dei quali sono stati sottoposti alle cure del CRAS WWF di Valpredina (BG), a cui si aggiungono altre migliaia di uccelli sequestrati in precedenti attività di polizia e durante l’Operazione “Pettirosso”, che si tiene ogni autunno tra la Lombardia e il Veneto.

Il Wwf: “Uno squarcio in un sistema criminale collaudato”


“L’operazione – dichiara Domenico Aiello, responsabile tutela giuridica della Natura per il WWF Italia – apre finalmente uno squarcio su un sistema criminale ben collaudato e finora sottovalutato che saccheggiando la nostra biodiversità frutta ingentissimi guadagni alle organizzazioni criminali. La cosa grave è che la politica non solo non ha mai ascoltato le nostre denunce ma da anni continua ad approvare misure che favoriscono trafficanti e che ci hanno portati a subire l’apertura di numerose procedure europee, l’ultima delle quali è stata aperta solo lo scorso anno. Esponenti politici di primo piano hanno addirittura più volte aspramente attaccato i Carabinieri chiedendo al Governo di impedire che continuino a fare controlli sugli uccelli da richiamo e sulla stessa linea si pongono la maggior parte delle associazioni venatorie.

Perché servirebbero sanzioni più incisive

Un esempio lampante è quanto avviene in Regione Lombardia dove si susseguono da anni provvedimenti palesemente incostituzionali tesi a rendere sempre più difficili i controlli, come quello approvato qualche giorno fa che consente di utilizzare come richiami vivi anche gli uccelli feriti durante la caccia. L’attuale sistema sanzionatorio, basato su contravvenzioni di importi ridicoli rispetto ai guadagni illeciti dei trafficanti consente loro di ottenere profitti senza alcun rischio e per questo favorisce la reiterazione del reato. Chiediamo quindi che il Parlamento, i Ministeri di Ambiente e Agricoltura e le Regioni si schierino chiaramente a favore della legalità e dell’interesse pubblico e aumentino gli strumenti preventivi e repressivi per assicurare un contrasto efficace di questi atti criminali. Lo stesso facciano le associazioni venatorie che invitiamo a costituirsi parte civile nel processo insieme a noi”.

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