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Caccia, preapertura tra polemiche, ricorsi e crisi ambientale

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Caccia, preapertura tra polemiche, ricorsi e crisi ambientale

“Doppiette in azioni da questo fine settimana in 16 regioni italiane, per le preaperture della stagione venatoria. Nel mirino gazze, ghiandaie, cornacchie grigie, colombacci, quaglie, alzavole e marzaiole. Ma anche lo storno “in deroga” (Toscana e alcune province lombarde, ndr) e, soprattutto, la tortora selvatica. Si tratta di una specie in cattivo stato di conservazione, classificata come “Spec 1’” (ossia minacciata a livello globale, ndr) e inserita nella categoria “Vulnerabile’” dalla Lista rossa europea”.  

A renderlo noto è la Lipu-BirdLife Italia. L’associazione fa notare che “nonostante sia uno strumento di deroga, del tutto facoltativo, da usare dunque con molta cautela, le regioni ricorrono abitualmente alla preapertura della caccia, a volte su specie a stato di conservazione negativo come la tortora selvatica”.

Nonostante le richieste contrarie dell’Unione europea, fucili puntati alla specie in Basilicata, Calabria, Marche, Puglia, Sicilia e Sardegna

La tortora selvatica sarà cacciabile in Basilicata, Calabria, Marche, Puglia, Sicilia e Sardegna, sfidando le precise indicazioni europee di non cacciare la specie per salvaguardarne la popolazione che frequenta la “flyway” (o via di migrazione) dell’Europa orientale.

Su molte regioni sono intervenute la Lipu e il coordinamento delle associazioni, con ricorsi al Tar come quelli che hanno portato alla sospensione, lo scorso 20 agosto, della caccia alla tortora in Veneto, il 24 agosto delle preaperture in Campania e due giorni fa della preapertura alla tortora in Umbria.



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Le preaperture della caccia, previste dall’articolo 18, comma 2, della legge 157/92, colpiranno 14 specie. Tra queste 5 (tra cui la tortora selvatica, oltre a quaglia, marzaiola, beccaccino e germano reale) soni classificate come “Spec” 2 (stato di conservazione cattivo e concentrate in Europa) o “Spec 3” (stato di conservazione cattivo e non concentrate in Europa). Per queste dunque servirebbero  importanti politiche di conservazione.

La proposta: sospendere la caccia per la crisi ambientale

“Nell’anno più caldo della storia, in piena crisi ambientale, siccità e crisi della biodiversità – dichiara Giovanni Albarella, responsabile Antibracconaggio e Attività venatoria della Lipu – buon senso avrebbe voluto che la caccia in preapertura venisse sospesa in tutto il Paese. Comunque, ai ricorsi presentati si aggiungeranno nuove segnalazioni alla Commissione europea, che vede la caccia italiana sotto osservazione con una procedura di infrazione e una procedura Pilot, la quale potrebbe presto trasformarsi anch’essa in infrazione.

Lipu: ricorsi al Tar e segnalazioni a Bruxelles

“Quest’ultima contesta all’Italia, e a molte sue regioni – prosegue Albarella – vari elementi quali l’esercizio venatorio durante la migrazione pre-riproduttiva, oltre che la caccia su specie in cattivo stato di conservazione in assenza di piani di gestione o con piani di gestione non efficacemente applicati, nonché lo scarso impegno dell’Italia a fronteggiare il bracconaggio. Forse solo con una nuova condanna da parte della Corte di Giustizia – conclude Albarella – la caccia italiana potrebbe riportarsi nell’alveo della legalità”.

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