Il Vermocane nei nostri mari: altro “regalo” del cambiamento climatico
Il vermocane ha invaso anche i mari del sud Italia per via del cambiamento climatico. Vi siete già imbattuti sul web e sui social su questa notizia? Con molta probabilità sì. La news sta spopolando con numerosi approfondimenti anche sui rischi (presunti o concreti) per la salute umana. Questa affascinante e al contempo paurosa creatura marina sarà l’incubo della prossima estate? Facciamo, allora, intanto, un po’ di chiarezza.
Cos’è il vermocane
È un anellide o più semplicemente un verme marino che vive nei fondali e fa strage di pesci scarnificandoli in pochi secondi. Il suo nome scientifico è Hermodice carunculata. Si tratta di un carnivoro voracissimo che vive e prolifera soprattutto grazie al riscaldamento delle acque.
“Il vermocane è una specie endemica del Mediterraneo. In passato la popolazione di questo anellide era sotto controllo, ma con le ondate anomale di caldo degli ultimi due-tre anni i vermocane si sono moltiplicati a dismisura e mangiano di tutto. Capita di trovarli anche fino a riva”. Lo spiega Michela D’Alessandro, che insieme ai colleghi dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) Valentina Esposito e Marco Graziani sta studiando questa specie.
Urticanti predatori insaziabili: sono l’incubo dei pescatori
Questi animali, dicono gli esperti, sono anche capaci di rigenerarsi quando vengono spezzati in due, sono dotati di aculei che contengono tossine urticanti e sono, sostanzialmente “predatori insaziabili”, tanto da mangiare tutto il pesce catturato nelle reti dai pescatori. E stanno diventando un problema da non sottovalutare per l’ecosistema marino. Molto colorati e lunghi in media fra i 20 e i 30 centimetri, in alcuni casi possono anche raggiungere il metro di lunghezza.
Nonostante il nome ed una fama poco raccomandabile, il vermocane è un animale visivamente affascinante. Le sue forme sinuose e i colori accesi lo rendono un soggetto fotografico molto popolare tra subacquei e appassionati di snorkeling. Sui social media, ci sono più immagini del vermocane che studi scientifici a lui dedicati. La sua lentezza nei movimenti e la mancanza di paura nei confronti delle persone lo rendono un soggetto ideale per fotografie spettacolari.
Come è arrivato in Italia il vermocane
Diffusissimo nei mari di Puglia, Calabria e Sicilia. È arrivato dai mari del sud attraversando il Canale di Suez, diffondendosi rapidamente in tutto il Mar Mediterraneo grazie alle recenti ondate di calore. Il vermocane, detto anche verme di fuoco, rappresenta una iattura per i pescatori perché è capace di distruggere l’ecosistema marino mangiando i pesci impigliati nelle reti.
I paesi le cui coste vedono la presenza dell’Hermodice carunculata sono Italia, Spagna, Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Libia, Senegal, Gambia, Guinea, Liberia, Costa d’Avorio, Ghana, Togo, Benin e Nigeria.
Il vermocane è presente anche sulle coste della Somalia, Arabia Saudita, Yemen, Kenya, Tanzania, Mozambico, Perù, Ecuador, Cile, Sud Africa e Madagascar. Si trova anche in Iran, Oman, Pakistan ed India.
L’Hermodice carunculata vive anche nelle coste del Messico, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Costa Rica, Florida, Cuba, Repubblica Dominicana, Porto Rico, Colombia, Venezuela, Guyana e Brasile.
I rischi per l’uomo
L’incontro con il vermocane non è una cosa simpatica nemmeno per gli esseri umani perché questi animali sono dotati di aculei con tossine urticanti e sono predatori insaziabili. I suoi aculei provocano edemi, pruriti e febbri attraverso il rilascio di tossine urticanti.
Iniettano una neurotossina che provoca bruciore e irritazione. Nei casi peggiori si può accusare anche nausea e vertigini, con sintomi che possono durare diverse ore. A favorire il contatto con la specie, il fatto che spesso si trova il vermocane sugli scogli, di conseguenza un bagnante può schiacciarli inavvertitamente con i piedi o con le mani.
Vive tra le rocce, i coralli, i fondi sabbiosi ed anche fangosi. Lo si può trovare nelle acque poco profonde vicino alla riva, fino a 100 mt di profondità ma difficilmente ci si può imbattere durante una nuotata.
Qualora si dovesse venire punti bisogna rimuovere l’aculeo dopo di che è consigliato applicare sulla ferita una pomata o dell’alcol. Se il dolore dovesse persistere è sempre bene recarsi da un medico. In ogni caso il problema maggiore è quello per l’ecosistema marino, visto che come detto sopra si tratta di una specie molto vorace, che con il suo moltiplicarsi rischia di mangiarsi un bel po’ di pesci presenti nelle nostre acque.
Il ruolo del caldo e del cambiamento climatico
Il motivo degli avvistamenti del vermocane in Italia va ricercato nell’aumento delle temperature del mare per via del cambiamento climatico. Solitamente si trovava nell’Oceano Atlantico e nel Mar Mediterraneo ma da qualche mese a questa parte è esploso anche nel nostro Paese, anche perché riesce a colonizzare i territori ad una velocità incredibile, trovando sempre di più habitat a lui congeniale a causa dell’aumento delle temperature delle acque. L’intero Mediterraneo, va ricordato, ha registrato un innalzamento delle temperature di un grado e mezzo tra il 1982 e il 2018.
Il progetto di Citizen Science
La raccolta di dati sul vermocane non è limitata ai soli ricercatori. Un progetto di citizen science coinvolge cittadini e subacquei nella segnalazione degli avvistamenti. Questo progetto, sostenuto dall’Università di Modena e Reggio Emilia insieme ad altri partner, raccoglie informazioni sulla diffusione e le abitudini alimentari del vermocane. Le segnalazioni dei cittadini sono fondamentali per prevedere gli impatti sugli ecosistemi costieri e l’evoluzione del rapporto tra uomo e vermocane.
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