Come farà la Cina a tutelare il clima senza frenare lo sviluppo
Nel pieno delle tensioni geopolitiche e delle sfide ambientali globali, il presidente cinese Xi Jinping torna a ribadire la linea di Pechino sul fronte della lotta al cambiamento climatico: la Cina non si sottrarrà ai suoi impegni, ma non permetterà che la transizione ecologica rallenti lo sviluppo economico del Paese.
“La Cina non sacrificherà lo sviluppo per perseguire obiettivi climatici irrealistici” – ha dichiarato Xi, intervenendo al Forum di Boao, il principale evento economico del continente asiatico – “ma continuerà a promuovere uno sviluppo di alta qualità, orientato all’innovazione, in armonia con la natura”.
Le parole del leader cinese arrivano in un momento cruciale per la diplomazia climatica globale. Con la COP30 in Brasile all’orizzonte e i segnali di riscaldamento globale sempre più preoccupanti, la comunità internazionale guarda alla Cina – principale emettitore mondiale di CO₂ – con crescente attenzione.
Un equilibrio difficile tra carbone, rinnovabili e crescita
Nonostante i progressi nelle rinnovabili e gli investimenti in tecnologie verdi, la Cina continua a essere fortemente dipendente dal carbone, soprattutto per sostenere la sua produzione industriale e garantire l’autosufficienza energetica. Nel 2023, il Paese ha approvato la costruzione di oltre 100 nuove centrali a carbone, preoccupando analisti e attivisti.
Allo stesso tempo, però, Pechino ha accelerato su diversi fronti della transizione energetica: è leader globale nella produzione di pannelli solari, batterie elettriche e veicoli a zero emissioni, e ha annunciato l’intenzione di raggiungere il picco delle emissioni entro il 2030 e la neutralità carbonica entro il 2060.
La strategia di Xi: sviluppo “verde”, ma con caratteristiche cinesi
La visione proposta da Xi Jinping è quella di un “nuovo paradigma di sviluppo”, dove l’economia verde non sia imposta dall’esterno ma sia modellata sulle specificità cinesi: una popolazione di 1,4 miliardi di persone, una forte urbanizzazione e una crescente domanda energetica.
“Ogni Paese deve trovare la propria strada nella lotta al cambiamento climatico”, ha sottolineato Xi, invitando a evitare pressioni unilaterali e standard imposti, che “non tengano conto delle differenze di sviluppo”.
Il nodo geopolitico della transizione climatica
La posizione della Cina riflette anche una tensione latente tra cooperazione e competizione globale. Se da un lato Pechino partecipa attivamente ai tavoli internazionali sul clima, dall’altro rivendica il diritto a uno sviluppo autonomo, senza condizionamenti politici o commerciali.
Una sfida aperta anche per l’Europa e gli Stati Uniti, che spingono su una transizione più rapida ma devono fare i conti con la realtà economica e industriale cinese, fortemente integrata nelle catene globali di fornitura di tecnologie green.
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