Clean the COP, cos’è la battaglia per espellere i grandi inquinatori dai summit climatici
Le conferenze sul clima, come la COP29 in corso di svolgimento a Baku, dovrebbero rappresentare una piattaforma neutrale per discutere il futuro del pianeta. Tuttavia, la campagna “Clean the COP” denuncia una presenza sempre più marcata delle multinazionali dei combustibili fossili tra i partecipanti, figure che potrebbero frenare le azioni necessarie per la lotta al cambiamento climatico.
Alla Cop28 di Dubai, i rappresentanti delle industrie fossili erano 2.456: più numerosi di tutte le delegazioni nazionali maggiormente vulnerabili al cambiamento climatico messe insieme. Dei 47 italiani, 40 di loro hanno ricevuto l’accredito per partecipare direttamente dal Governo.
L’iniziativa, promossa da associazioni ambientaliste italiane con il sostegno di partiti politici progressisti, lancia un appello per la trasparenza e l’integrità delle decisioni climatiche. Clean the Cop è promossa da A Sud, EconomiaCircolare.com e Fondazione Openpolis, con l’adesione di Greenpeace Italia, Energia per l’Italia, ISDE – Medici per l’Ambiente, Coordinamento Nazionale No Triv, Rinascimento Green.
La campagna vuole che le aziende con interessi economici nell’oil&gas non influenzino i negoziati e che le decisioni globali siano guidate da scienza e sostenibilità, piuttosto che da interessi privati.
Un patrocinio controverso
Secondo “Clean the COP”, l’influenza delle multinazionali alle conferenze rischia di comprometterne gli obiettivi. Aziende che investono nei combustibili fossili, come ricordano gli organizzatori della campagna, sono tra i principali responsabili delle emissioni globali di CO₂, eppure continuano a partecipare ai negoziati, spesso anche come sponsor ufficiali. Tale conflitto di interessi rappresenta una minaccia all’efficacia delle politiche climatiche.
L’obiettivo della campagna “Clean the Cop”
“Clean the COP” chiede che vengano stabiliti criteri rigidi per la partecipazione delle aziende private, basati su un impegno concreto verso la sostenibilità. L’iniziativa vuole inoltre limitare l’accesso a chi non può dimostrare una reale compatibilità tra il proprio operato e gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Senza questo filtro, sostengono gli attivisti, le conferenze sul clima rischiano di essere strumentalizzate.
Una nuova era per i summit climatici?
“Clean the COP” è solo l’ultima di una serie di iniziative che cercano di riportare l’attenzione sulla necessità di un’azione decisa e trasparente per il clima. La speranza è che i negoziati futuri, con un’impostazione più rigorosa, possano finalmente rappresentare una svolta verso un mondo più equo e sostenibile.
La sfida climatica
“In un momento cruciale per la sfida climatica, in cui è necessario moltiplicare gli sforzi di riduzione delle emissioni, è fondamentale svincolare gli obiettivi delle Cop da quelli delle imprese del gas e del petrolio e di chi queste imprese le finanzia. Partendo dall’esclusione da quelle stanze di chi ne difende gli interessi. Lo dichiara Lucie Greyl, responsabile relazioni internazionali di A Sud.
“Il peso dell’industria fossile è un macigno che comprime anche la libertà d’informazione– spiega Andrea Turco, giornalista di EconomiaCircolare.com. Dal nostro osservatorio vediamo come queste lobby influenzano le scelte della politica e in molti casi anche la formazione del libero pensiero in ambito accademico o nei contesti culturali. Come giornale abbiamo scelto di rinunciare a ogni forma di finanziamento dall’industria fossile e mappato tutti i casi noti di governi e città che hanno vietato la pubblicità per le aziende di questo settore. Si tratta di una battaglia culturale che richiede il segnale concreto di una scelta di campo da parte di governi, società civile, media e mondo accademico”.
Secondo Michele Vannucchi di Openpolis “Il governo ha titolo a invitare chi ritiene più appropriato alle Cop ma è anche tenuto a rendere conto ai cittadini delle proprie scelte. Per questo sarebbe opportuno che l’esecutivo presenti in parlamento l’elenco delle persone a cui ha fornito un accredito spiegando, nel caso, qual’è il senso di invitare portatori di interessi del mondo del fossile a una conferenza sul cambiamento climatico”.
Gli impatti sociali e sanitari del riscaldamento globale
Francesco Romizi di ISDE è intervenuto sugli impatti sociali e sanitari del riscaldamento globale partendo col ricordare che “In questa Cop aleggia l’ombra del più grosso lobbista dell’oil&gas del mondo, il presidente Trump, a complicare un quadro già complesso”. “Nel 2023, l’impatto del cambiamento climatico ha raggiunto livelli critici a livello globale e locale. – ha spiegato – La crescente crisi climatica ha portato il mondo ad affrontare mediamente 50 giorni in più di temperature pericolose per la salute umana, mentre il 48% della superficie terrestre ha subito almeno un mese di siccità estrema, un valore mai così alto dal 1951. Negli ultimi dieci anni, i decessi legati a condizioni di caldo estremo sono passati da 129 a 159 ogni 100.000 abitanti.
L’azione parlamentare
Dalla conferenza stampa è emersa la volontà condivisa da parte di AVS, M5S e PD a sedersi nelle prossime settimane per costruire un percorso di convergenza che metta al centro gli obiettivi della campagna, in continua interlocuzione con i promotori e gli aderenti di Clean the Cop!
La campagna ha promosso anche una serie di azioni istituzionali coinvolgendo le forze di opposizione in una interlocuzione che mira a chiedere al governo di dare conto dei criteri coi quali concede accrediti governativi per partecipare alle negoziazioni internazionali sul clima e di garantire maggiore trasparenza sia sui processi di accredito che sulle posizioni con cui l’Italia partecipa alle negoziazioni internazionali.
Tra i referenti parlamentari coinvolti il vicepresidente della Camera Sergio Costa le deputate Ilaria Fontana del M5S e Eleonora Evi del PD e il deputato di AVS Filiberto Zaratti.
I passi politici da compiere
La deputata Eleonora Evi, intervenuta per il PD ha dichiarato: “Trovo che sia assurdo che non vi si trasparenza sugli accrediti concessi dal governo all’industria fossile per partecipare alle Cop. È grazie alle pressioni della società civile se questo dato dall’anno scorso è finalmente reso pubblico dall’UNFCCC. La campagna Clean the Cop pone un tema importantissimo, come PD abbiamo già nella mozione sulla Cop29 inserito alcuni richiami al tema dei lobbisti, chiedendo impegno per una maggiore trasparenza. Oggi depositiamo una interrogazione a mia prima firma e firmata dalla nostra capogruppo On. Chiara Braga per chiedere conto al governo dei criteri che utilizza per gli accrediti e chiedere di fermare la concessione di accrediti ai rappresentanti delle imprese fossili. Si tratta del primo passo di una collaborazione che vogliamo rafforzare nei prossimi mesi assieme ai promotori della campagna.
Clean The Cop nei palazzi delle Istituzioni
L’On. Filiberto Zaratti è intervenuto per AVS: “I numeri impressionanti dei lobbisti presenti alla Cop28 e i numeri che saranno altrettanto allarmanti e che riguarderanno questa Cop ci raccontano quanto una campagna come questa è necessaria e va sostenuta in tutti i modi.
Dobbiamo fare una grande battaglia dentro e fuori le istituzioni. Alleanza Verdi e Sinistra è a disposizione per ragionare delle azioni necessarie a portare questo tema al centro del dibattito politico. Una delle nostre proposte per riprendere i punti della campagna è lavorare assieme a una proposta di legge che stabilisca una volta per tutte quali sono i criteri per concedere gli accrediti, escludendo i rappresentanti delle industrie fossili”.
Secondo il vicepresidente della Camera Sergio Costa, intervenuto alla conferenza in rappresentanza del Movimento 5 Stelle “Mentre sottolineiamo chi non dovrebbe essere alla Cop e invece ci sarà, va denunciato che la Cop29 di Baku rischia di essere un fallimento annunciato a partire invece dalle assenze politiche importanti. Il M5S sposa in toto gli obiettivi della campagna, e un elemento importante è che a sposarla sono tutte le principali forze di opposizione intervenute qui oggi. L’auspicio è che da questa conferenza emerga un impegno condiviso per un’azione congiunta e un posizionamento politico uniforme tra noi per metterci a disposizione delle organizzazioni sociali che ci spronano su un tema fondamentale sia nel merito che nel metodo”.
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