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Climalteranti, disastro tra i Paesi Ue. Italia e Germania tra i peggiori

Climalteranti, disastro tra i Paesi Ue. Italia e Germania tra i peggiori

Ben dodici paesi dell’Ue non riusciranno a raggiungere gli obiettivi climatici nazionali previsti dal Effort Sharing Regulation (ESR). E altri sette faranno fatica a conseguire i propri target. Germania e Italia sono i due paesi con le peggiori performance, mentre la Francia raggiungerà l’intento per pochissimo consapevole però che qualsiasi situazione comporti un maggiore consumo di energia, potrebbe retrocederla in zona rossa.

Sono le conclusioni a cui è arrivato il nuovo studio di Transport & Environment che analizza i piani climatici nazionali. Tuttavia, c’è ancora tempo per cambiare la rotta, perfezionare le politiche governative e arrivare agli obiettivi del 2030.

Gli obiettivi climatici previsti dall’Effort Sharing Regulation (ESR)

Il Regolamento sulla condivisione degli sforzi (Effort Sharing Regulation) obbliga gli Stati membri dell’Ue a conseguire obiettivi climatici per cinque settori chiave: trasporto su strada, edifici, piccola industria, rifiuti e agricoltura.

I paesi più ricchi hanno obiettivi di riduzione delle emissioni più elevati, perché sono stati stabiliti in base al PIL. L’obiettivo generale, per l’Ue, è arrivare al -40% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 2005) per i cinque settori. Entro il 30 giugno di ogni anno, i paesi devono presentare Piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC) che illustrino come intendono raggiungerli.

Germania e Italia mancheranno i propri obiettivi climatici

T&E ha analizzato le bozze dei PNEC e le proiezioni più recenti per calcolare le potenziali riduzioni delle emissioni di tutti i 27 paesi dell’Ue. Si prevede che le emissioni nei settori ESR diminuiranno solo del 35,5% nel 2030 (rispetto al 2005). Si tratta di un risultato inferiore di 4,5 punti percentuali all’obiettivo Ue del -40%.

Il report rileva che la Germania e l’Italia verranno meno ai propri obiettivi climatici di un divario sostanziale (rispettivamente 10 e 7,7 punti percentuali). Per questo, potrebbero esaurire tutti i crediti di carbonio disponibili per gli altri paesi. La sola Germania avrà bisogno del 70% dei crediti disponibili. Questo significa che gli altri paesi non conformi potrebbero rimanere senza quote da acquistare e dover affrontare cause legali.

Germania e Italia, necessarie nuove misure per invertire la rotta

“Germania e Italia stanno esaurendo tutti i crediti di carbonio disponibili dei loro vicini, lasciandoli in difficoltà e a rischio di procedimenti legali. Il governo tedesco dovrà presto affrontare i propri cittadini chiedendo ancora più soldi e aggravando ulteriormente la crisi di bilancio, per compensare le loro politiche deboli”. Lo comunica Sofie Defour, direttrice del settore clima di T&E.

“Se le quote venissero scambiate a 129 €, come previsto da Bloomberg per i settori ETS nel 2030 – spiega il report di T&E – la Germania dovrebbe pagare ai Paesi virtuosi fino a 16,2 miliardi di euro per acquistare crediti”. In un momento storico in cui il Paese sta uscendo da una crisi di bilancio e ci sarà da colmare un buco di 40 miliardi di euro nel 2025. Anche l’Italia non è da meno. È attualmente sulla buona strada per mancare il proprio obiettivo di 7,7 punti percentuali, equivalente a un conto da 15,5 miliardi di euro. Tuttavia, entrambi i Paesi possono ancora raggiungere i loro obiettivi implementando nuove misure per aumentare l’adozione di veicoli elettrici, isolare gli edifici e altro ancora.



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Obiettivi climatici nazionali, troppi i paesi fuori target

I paesi che non raggiungono i propri obiettivi possono acquistare crediti di carbonio da quelli che li raggiungono. Il prezzo dei crediti viene concordato bilateralmente tra i paesi. Tuttavia, T&E avverte che “senza un’azione immediata, si verificherà una scarsità di crediti, a causa dell’elevato numero di paesi che non riusciranno a centrare i propri target”. Ciò potrebbe portare a un’asta al rialzo per i crediti nel 2030, facendone lievitare i prezzi.

“L’ammontare astronomico di sanzioni che i paesi potrebbero dover pagare nel 2030 è sconcertante. Le nazioni si trovano davanti a una scelta netta: sborsare miliardi ai propri vicini per il loro debito di carbonio, oppure attuare nuove politiche che migliorino la vita dei propri cittadini. Ci sono ancora sei anni per correggere la rotta. Chiediamo alla nuova Commissione di riunire un gruppo d’azione, in cui vengano proposte nuove misure e venga fornita la necessaria guida ai paesi in ritardo” conclude Sofie Defour.

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