Comuni rinnovabili: il nuovo rapporto di Legambiente
Un nuovo rapporto di Legambiente rivela che la stragrande maggioranza dei comuni italiani ha abbracciato fonti di energia rinnovabili ma, nonostante i progressi, la transizione italiana risulta troppo lenta per raggiungere gli obiettivi Ue entro i tempi previsti. Dall’associazione sette misure necessarie per recuperare il ritardo sull’Agenda 2030.
Il rapporto sui Comuni rinnovabili 2024 di Legambiente
A differenza di quanto sta accadendo sul fronte di altri obiettivi ambientali, l’implementazione delle rinnovabili in Italia stanno vedendo un netto miglioramento.
Lo raccontano i dati contenuti nella 19esima edizione di “Comuni rinnovabili”, il rapporto annuale di Legambiente che fa il punto sulla transizione energetica in Italia su scala urbana (e non solo). Secondo il rapporto, dopo 12 anni di stagnazione, le fonti rinnovabili stanno finalmente riprendendo slancio.
Nel 2023 in Italia si è registrato infatti un notevole aumento delle installazioni di impianti di energia rinnovabili, per un totale di 5,79 gigawatt di capacità, pari a un +4,2 GW rispetto al 2012 e un + 2,6 GW rispetto al 2022.
L’installazione di nuovi impianti di energia rinnovabile ha interessato 7.317 comuni italiani nel 2022, con un incremento del 14,4% rispetto al 2021, quando i comuni erano solo 6.397.
Crescita delle rinnovabili su scala nazionale
Il settore del fotovoltaico è quello che registra la maggiore crescita, con 205.000 nuovi impianti installati in 7.300 comuni italiani nel 2022, rappresentando un aumento del 14,6% rispetto al 2021.
Segue l’eolico con un aumento però più lento. Nel 2023 i comuni italiani aggiungono una capacità di 487 MW e 101 nuovi impianti vengono realizzati in 61 Comuni tra Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Ad oggi, con impianti distribuiti complessivamente in 1.043 comuni, l’eolico può soddisfare il 7,6% del fabbisogno energetico elettrico del Paese.
Anche l’idroelettrico registra buoni risultati, con 1.971 comuni che oggi contano almeno un impianto per la produzione di energia elettrica tramite questa tecnologia, rappresentando un aumento di 398 comuni rispetto al 2022. Nel 2023 i nuovi impianti realizzati sono stati 72, di cui uno solo di grandi dimensioni, e che hanno coinvolto 68 Comuni, con un incremento di 30,89 MW.
I Comuni italiani con maggiori impianti di energia rinnovabile
Tra le città più grandi, Roma, con 4.890 impianti solari e una potenza installata di 32,05 megawatt, seguita da Padova, con 1.918 impianti e 15,03 megawatt, e Ravenna, con 1.519 impianti e 11,07 megawatt, hanno registrato le maggiori realizzazioni nel settore del solare fotovoltaico nel 2023.
Rinnovabili al palo mentre continua il sostegno ai fossili
“Se da una parte le nuove installazioni rappresentano una crescita e un passo importante”, fa sapere Legambiente, “dall’altro lato non sono ancora sufficienti per centrare gli obiettivi 2030”.
Stando alla media delle installazioni degli ultimi tre anni infatti, con questo ritmo l’Italia riuscirà a soddisfare la quota di 90 GW di potenza rinnovabile installata solo entro il 2046, raggiungendo con ben 16 anni di ritardo gli obiettivi previsti nell’ambito del Green Deal europeo.
A frenare il “grande fermento che parte dal basso e che vede protagoniste tantissime imprese” secondo Legambiente “la lentezza degli iter amministrativi, ostacoli normativi e culturali, norme obsolete”.
Non solo, “nel 2022 – ha osservato il presidente di Legambiente Stefano Ciafani – l’Italia ha speso oltre 52 miliardi per sostenere le fossili e le misure contenute nei vari decreti emergenza varati sui temi energetici, mentre le risorse pubbliche e private che servirebbero per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030 continuano a rimanere al palo”.
“L’immobilismo della classe politica sul fronte delle rinnovabili emerge in maniera trasversale – ha aggiunto Ciafani in una nota stampa –. Accanto al fermento dei territori, che nel 2023 hanno rianimato il settore delle rinnovabili promuovendo nuove installazioni, il Governo continua a incoraggiare politiche pro-fossili e pro-nucleare, distogliendo l’attenzione su rinnovabili, accumuli, efficienza e reti, su cui serve un piano strutturato con norme chiare e tempi certi di realizzazione”.
“Subiamo le decisioni nazionali e regionali di chi non ha fiducia nelle potenzialità del nostro giacimento di energia pulita – ha concluso il presidente di Legambiente – e che insiste nel dipingere l’Italia come un Paese incapace di rispettare gli accordi climatici, solo perché a mancare è visione e volontà politica”.
La misure per recuperare il ritardo sulle rinnovabili secondo Legambiente
Per recuperare il ritardo accumulato fino ad ora nel settore delle energie rinnovabili, Legambiente propone sette azioni chiave:
- Semplificare e definire tempi certi per le autorizzazioni attraverso l’implementazione di un testo unico.
- Istituire una cabina di regia nazionale per coordinare gli sforzi a livello nazionale.
- Accelerare il processo di individuazione delle aree adatte per gli impianti di energia rinnovabile.
- Seguendo l’esempio della Francia, approvare una norma che obblighi la realizzazione di impianti solari fotovoltaici su parcheggi, coperture di supermercati e mercati, e vecchie cave in disuso.
- Coinvolgere attivamente le comunità locali nella transizione energetica.
- Elaborare un piano nazionale per l’energia rinnovabile che porti l’Italia a raggiungere 90 gigawatt di nuove installazioni entro il 2030.
- Vietare le moratorie mirate a bloccare gli impianti rinnovabili, in conformità alle sentenze della Corte Costituzionale.
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