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Dazi sulle auto elettriche cinesi. L’Europa rallenta la transizione verde?

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Dazi sulle auto elettriche cinesi. L’Europa rallenta la transizione verde?

L’Unione Europea ha introdotto dazi fino al 47% sulle auto elettriche di importazione cinese. Questa misura, volta a proteggere l’industria automobilistica europea, potrebbe tuttavia avere effetti contrastanti per l’ambiente e per la diffusione di veicoli a zero emissioni, spina dorsale della transizione verde.

Secondo l’ADUC, l’associazione dei consumatori, il rischio è che il mercato europeo delle auto elettriche perda slancio, con prezzi proibitivi per la maggior parte dei consumatori. Ma in che modo queste barriere influiscono davvero sulla sostenibilità e sugli obiettivi climatici europei?

Prezzi più alti, meno auto elettriche in circolazione

Il principale effetto di questi dazi potrebbe essere un rallentamento dell’adozione delle auto elettriche, che rappresentano un’opzione di mobilità a basso impatto ambientale rispetto ai veicoli a combustione. Con un prezzo di partenza già più elevato rispetto alle auto tradizionali, l’aumento dei costi penalizza non solo il portafoglio dei cittadini, ma anche gli obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2035.

Nonostante l’Europa abbia fissato target ambiziosi per il 2035, quando tutte le nuove auto vendute dovranno essere a zero emissioni, le misure protezionistiche rischiano di ridurre l’accesso a veicoli elettrici più economici. E con i costi in aumento, i consumatori potrebbero preferire rimandare l’acquisto di auto elettriche, mantenendo in circolazione auto a combustione per periodi più lunghi e peggiorando così l’impatto ambientale complessivo.



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Il dilemma della produzione locale: una transizione verde rallentata?

Per ridurre la dipendenza dalla Cina e stimolare l’industria europea, l’associazione dei consumatori ADUC sottolinea l’importanza di puntare su un’industria più autosufficiente. Tuttavia, i costi di riconversione, innovazione e l’adattamento delle linee produttive rappresentano sfide rilevanti. Secondo recenti stime, la maggior parte delle materie prime essenziali per la produzione delle batterie – inclusi litio e cobalto – proviene proprio dalla Cina o da Paesi extraeuropei, rendendo la filiera vulnerabile alle fluttuazioni dei mercati globali e alle scelte politiche.

Verso un’industria più sostenibile?

L’autosufficienza industriale, spesso evocata come la soluzione, non è priva di complessità. Al contrario, richiede ingenti investimenti pubblici e privati per ridurre il carbon footprint della produzione stessa, che, se realizzata senza adeguate misure, potrebbe risultare altrettanto impattante sull’ambiente.

Incentivi statali: bastano per sostenere il mercato?

Gli incentivi all’acquisto, che diversi Paesi europei stanno promuovendo per rendere le auto elettriche accessibili, sono in realtà limitati e spesso non sufficienti a bilanciare il gap di prezzo. ADUC evidenzia come, senza un forte impegno da parte dell’industria per adattarsi e abbattere i costi, gli incentivi non saranno abbastanza incisivi per democratizzare la mobilità verde.

Un futuro incerto per la mobilità sostenibile

La questione dei dazi sulle auto elettriche tocca nodi cruciali per l’ambiente e per le scelte economiche europee. In un mondo dove la concorrenza è globale, isolarsi potrebbe rivelarsi controproducente per una vera transizione ecologica. In alternativa al protezionismo, l’Europa potrebbe valutare collaborazioni strategiche con altri Paesi per assicurarsi un approvvigionamento stabile e sostenibile delle materie prime.

La vera sfida, quindi, è trovare un equilibrio tra la protezione dell’industria locale e la necessità di promuovere una mobilità sostenibile accessibile a tutti. I dazi, pur offrendo un vantaggio temporaneo all’industria europea, rischiano di creare una mobilità verde d’élite, rallentando i progressi verso un pianeta più pulito.

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