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“Governo vuole usare il Social Climate Fund per i dazi”. La denuncia di ambientalisti e Cgil

Social Climate Fund

“Governo vuole usare il Social Climate Fund per i dazi”. La denuncia di ambientalisti e Cgil

Le principali organizzazioni ambientaliste italiane, tra cui WWF, Greenpeace e Legambiente, insieme a CGIL, Forum Diseguaglianze e Diversità, Kyoto Club, Transport&Environment, Mira Network e Clean Cities, hanno espresso una forte preoccupazione in merito all’annunciato stanziamento di fondi da parte del Governo per far fronte all’impatto dei dazi americani sulle imprese italiane.

Secondo le associazioni, è inaccettabile l’ipotesi che tali fondi possano essere reperiti attingendo al Social Climate Fund, uno strumento finanziario europeo ancora non disponibile e destinato specificamente a minimizzare l’impatto della transizione verde sulle fasce più povere e vulnerabili della popolazione.

Il Social Climate Fund: cos’è e a cosa serve

Il Social Climate Fund è un fondo istituito a livello europeo e finanziato principalmente attraverso i proventi della vendita delle quote di emissioni del sistema ETS2 (che riguarda i settori degli edifici, del trasporto su strada e altri).

Il suo scopo principale è quello di sostenere una transizione equa verso la neutralità climatica, alleviando le conseguenze sociali ed economiche derivanti dall’ETS2 sui gruppi più vulnerabili, come le famiglie in condizioni di povertà energetica o di trasporto. L’obiettivo è garantire che nessuno venga lasciato indietro nel percorso verso un’economia più sostenibile.

Gli Stati membri dell’UE possono utilizzare il Fondo per finanziare misure strutturali e investimenti volti a migliorare l’efficienza energetica degli edifici, promuovere sistemi di riscaldamento e raffreddamento puliti, integrare le energie rinnovabili e sviluppare soluzioni di mobilità a zero e basse emissioni. Una parte limitata dei fondi (non superiore al 37,5%) può essere destinata a misure di sostegno al reddito, sempre a beneficio delle fasce più povere.

Utilizzo improprio e vincoli europei

Le organizzazioni sottolineano con forza l’impossibilità di utilizzare i fondi del Social Climate Fund per scopi diversi da quelli previsti, tanto più per far fronte a un’emergenza come i dazi americani. Le modalità e le destinazioni del Fondo devono essere preventivamente concordate con la Commissione Europea attraverso un Piano che l’Italia dovrà presentare entro giugno di quest’anno.

Definiscono inoltre “fuori luogo” l’impiego di tali risorse per interventi immediati, evidenziando una possibile ignoranza o una finta non conoscenza dello scopo del Fondo da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), che lo aveva già impropriamente menzionato nel Decreto Bollette.

Le associazioni esprimono il timore che l’insistenza nel voler utilizzare questi fondi riveli una maggiore preoccupazione da parte del MEF nell’ostacolare le misure per una transizione verde inclusiva, piuttosto che nella ricerca di risorse realmente disponibili.

Appello al Governo per una visione strutturale

WWF, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club, Transport&Environment, Mira Network, Forum Diseguaglianze e Diversità, CGIL e Clean Cities rivolgono un appello al Governo affinché consideri la transizione verde come un’opportunità per affrontare in modo strutturale le crisi in atto, non solo quella climatica, ma anche quella energetica.

Continuare a minare la transizione, anche facendo gli interessi di chi desidera mantenere la dipendenza dai combustibili fossili, viene definito “miope e ideologico”. Le organizzazioni giudicano “improponibile e poco dignitoso” il tentativo di utilizzare fondi vincolati per altre emergenze, suggerendo invece di valutare l’eliminazione di spese superflue, come quelle destinate a infrastrutture inutili.

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