Carcere per gli ambientalisti, cosa cambia con la norma anti-Gandhi del Ddl Sicurezza
Protestare per l’ambiente può costare il carcere. Lo prevede il nuovo Ddl Sicurezza, approvato mercoledì 11 settembre alla Camera dei deputati. Il provvedimento, fortemente voluto dal governo Meloni, introduce una serie di nuovi reati e inasprisce le pene per quelli esistenti.
Molto discusso in particolare l’articolo 14, la cosiddetta “norma anti-Gandhi”, che prevede fino a 2 anni di carcere per chi manifesta bloccando le strade o la circolazione ferroviaria, se a farlo sono due o più persone. Il nuovo reato andrebbe a colpire direttamente le proteste di movimenti ambientalisti che in molte occasioni hanno organizzato sit-in e blocchi stradali per protestare contro cambiamento climatico e inquinamento.
Il Wwf: “La risposta a chi lotta contro il cambiamento climatico non può essere il carcere”
Ma la misura sanziona anche le proteste contro opere pubbliche “strategiche” (per esempio il ponte sullo Stretto o la Tav). Attualmente questi comportamenti sono puniti con pene lievi e multe.
“La risposta a chi protesta per chiedere un’azione più incisiva contro l’inazione contro il cambiamento climatico non può essere il carcere e una inaccettabile compressione del diritto al dissenso”. Questo il commento del presidente del WWF Italia Luciano Di Tizio dopo il via libera da parte della Camera alla norma ribattezzata «anti Gandhi» (articolo 14 del Ddl Sicurezza) che arriva a prevedere appunto il carcere per gli ambientalisti.
“La crisi ambientale e climatica che stiamo vivendo è motivo di ansia e frustrazione per un’intera generazione e rispondere a questa frustrazione con norme repressive non è una soluzione ma rischia di amplificare ancora di più quella che è stata definita come eco-ansia”, aggiunge Di Tizio. “La soluzione al problema sarebbe quella di smettere di ignorare gli effetti di una crisi globale che caratterizza l’azione di governo e disinnescare il ‘benaltrismo’ che caratterizza il dibattito pubblico su tutto quello che riguarda l’ambiente”.
L’opposizione: “Articolo 14 liberticida contro gli eco-attivisti”
Dall’opposizione si leva la voce di Laura Boldrini, deputata Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, che lo definisce “un articolo liberticida contro i lavoratori e contro gli eco attivisti”.
Nelle scorse ore, peraltro. è scattata una richiesta di sorveglianza speciale per il consulente legale e componente di Ultima Generazione, Giacomo Baggio. La richiesta, come riferisce l’associazione in una nota alla stampa, è di 2 anni di impossibilità di allontanarsi dal proprio Comune di residenza; coprifuoco notturno dalle 20 alle 7; obbligo di firma quotidiano; divieto di partecipare a qualsiasi manifestazione a sfondo politico, gare sportive, concerti negli stadi e processioni religiose. È un tipo di misura che si applica agli imputati per mafia e che già a Milano era stata richiesta, e poi bloccata, verso l’altro attivista dell’associazione Simone Ficicchia.
L’articolo 14 del Ddl Sicurezza: quando si arriva al carcere per gli ambientalisti
Tornando al discusso articolo 14, il provvedimento modifica il decreto legislativo 22 gennaio 1948, n. 66, che sanziona con una multa da 1000 a 4000 euro chi impedisce la libera circolazione su strada ordinaria, ostruendola con il proprio corpo. Con la modifica, l’importo della multa si riduce ma trasforma la fattispecie in reato penale ed estende anche alla strada ferrata la sua efficacia.
Il nuovo testo di legge, quindi, prevede che “chiunque impedisce la libera circolazione su strada ordinaria o ferrata, ostruendo la stessa con il proprio corpo, è punito con la reclusione fino a un mese o la multa fino a 300 euro. La medesima sanzione si applica ai promotori ed agli organizzatori. La pena è della reclusione da sei mesi a due anni se il fatto è commesso da più persone riunite”.
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