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E-waste, OMS: solo il 22% viene riciclato

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E-waste, OMS: solo il 22% viene riciclato

Il fenomeno dei rifiuti elettronici (e-waste) sta diventando una delle maggiori emergenze ambientali a livello globale. Nel 2022, si stima che siano stati prodotti circa 62 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, dei quali solo il 22,3% è stato formalmente raccolto e riciclato. Gli scarti elettronici, come computer, telefoni cellulari, elettrodomestici e attrezzature mediche, contengono sostanze chimiche pericolose che, se gestite in modo improprio, possono rilasciare nel suolo, nell’aria e nelle acque sostanze tossiche, tra cui il piombo. Questo tipo di rifiuti rappresenta una grave minaccia sia per l’ambiente che per la salute umana.

Impatto sulla salute e sull’ambiente

Le attività di riciclaggio informale dei rifiuti elettronici, diffuse soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito (LMICs), sono tra le più pericolose. La mancanza di normative e infrastrutture adeguate porta spesso alla gestione inappropriata di questi rifiuti, che vengono bruciati all’aperto, immersi in acidi o smontati manualmente. Queste pratiche rilasciano fino a 1000 diverse sostanze chimiche tossiche, tra cui neurotossici come il piombo e il mercurio. Le donne in gravidanza e i bambini sono particolarmente vulnerabili, poiché il piombo può attraversare la placenta e contaminare il latte materno, compromettendo lo sviluppo del sistema nervoso centrale.

Bambini e donne in gravidanza: i più a rischio

I bambini sono spesso coinvolti nel riciclaggio informale dei rifiuti elettronici, considerati come manodopera economica. Le loro piccole mani sono utili nello smontaggio di apparecchi elettronici, ma questo li espone a sostanze tossiche in quantità elevata. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), nel 2020 circa 16,5 milioni di bambini lavoravano nel settore industriale, compresa la lavorazione dei rifiuti. Tra i possibili effetti sulla salute legati all’esposizione ai rifiuti elettronici ci sono problemi neurocomportamentali, ridotta funzionalità polmonare e maggior incidenza di malattie respiratorie come l’asma.



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Sfide e soluzioni

Il riciclaggio dei rifiuti elettronici rappresenta un’importante fonte di reddito per molte comunità nei Paesi LMICs, ma la mancanza di adeguate misure di protezione mette a rischio la salute pubblica. È necessario adottare azioni a livello nazionale e internazionale per contrastare le pratiche pericolose. Tra le misure suggerite vi sono: l’adozione di normative stringenti per la gestione dei rifiuti elettronici, la formazione degli operatori sanitari sui rischi per la salute, e la lotta al lavoro minorile.

Convenzioni internazionali

Per regolamentare il movimento transfrontaliero dei rifiuti pericolosi, la Convenzione di Basilea è uno degli accordi principali. Nel 2019 è entrato in vigore l’emendamento Ban, che proibisce il trasferimento di rifiuti pericolosi dai Paesi dell’OCSE verso Paesi in via di sviluppo. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è attiva nella protezione della salute dei bambini dall’esposizione ai rifiuti elettronici, con progetti pilota in America Latina e Africa volti a sviluppare quadri normativi per la gestione sicura di questi rifiuti.

L’importanza della prevenzione

La prevenzione dei rischi legati ai rifiuti elettronici passa attraverso la sensibilizzazione e la formazione. L’OMS ha sviluppato strumenti di formazione per gli operatori sanitari e programmi educativi per aumentare la consapevolezza sui pericoli dell’e-waste. Solo attraverso una gestione appropriata e l’adozione di normative internazionali sarà possibile ridurre i rischi per la salute pubblica e l’ambiente, proteggendo le generazioni future dalle conseguenze devastanti dei rifiuti elettronici.

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