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Fiume Sarno: cronaca di un disastro annunciato

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Fiume Sarno: cronaca di un disastro annunciato

Il fiume Sarno, uno dei corsi d’acqua più inquinati d’Europa, è tornato al centro delle cronache ambientali grazie a una nuova indagine commissionata dal sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, e condotta dall’oncologo Antonio Giordano. I risultati dell’analisi hanno mostrato una situazione di contaminazione estremamente critica, definendo il Sarno come una vera e propria “bomba a orologeria”. Tuttavia, la storia dell’inquinamento di questo fiume affonda le sue radici molto più indietro nel tempo, ed è rappresentativa di una crisi ambientale che si trascina da decenni.

La nuova indagine: contaminazione senza precedenti

L’indagine condotta dal professor Antonio Giordano, oncologo noto per il suo lavoro sulla Terra dei Fuochi e direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Philadelphia, ha rivelato livelli preoccupanti di contaminazione nelle acque e nei fanghi di drenaggio del fiume Sarno. Commissionata dal sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, questa analisi ha portato alla luce concentrazioni elevate di metalli pesanti come antimonio, arsenico, cadmio, cromo esavalente, mercurio, selenio, stagno e tallio, che rappresentano un rischio per l’ecosistema e per la salute umana.

I risultati, definiti “scioccanti”, evidenziano come la contaminazione abbia raggiunto un punto di non ritorno. Secondo Giordano, i contaminanti riscontrati, nonostante la rimozione di alcune classificazioni di pericolo nei report ufficiali, sono rimasti invariati, minacciando sia l’ambiente che la popolazione locale a causa dei meccanismi di bioaccumulo e tossicità cronica. La presenza di questi metalli in elevate concentrazioni è associata a rischi a lungo termine come l’insorgenza di tumori, malattie cardiovascolari e problemi renali.

La situazione si aggrava ulteriormente considerando la posizione geografica del fiume, che attraversa aree urbanizzate soggette a frequenti esondazioni, rendendo ancora più difficile gestire la contaminazione. Il sindaco Aliberti ha denunciato la superficialità della Regione Campania nella gestione delle analisi e ha sollecitato un intervento immediato delle autorità.

La cronaca di un disastro annunciato

La crisi ambientale del fiume Sarno non è un fenomeno recente. Grazie al contributo Nicola Granato, presidente dell’associazione “Controcorrente – Per il Sarno che verrà” abbiamo ripercorso questa cronaca di un disastro annunciato. Già negli anni ’90, il livello di inquinamento del fiume aveva attirato l’attenzione nazionale. Nel 1996, il Ministro dell’Ambiente dell’epoca, Edo Ronchi, durante una visita a Scafati, fu scioccato dalla situazione, descrivendo il fiume come “uno spettacolo inquietante”. Nonostante decenni di tentativi di bonifica, la situazione è rimasta pressoché invariata.

Nel 2003, il Senato della Repubblica istituì una Commissione Parlamentare d’Inchiesta per indagare sulle cause dell’inquinamento del fiume Sarno. Successivamente, il bacino idrografico del fiume fu inserito tra i Siti di Interesse Nazionale (SIN) da bonificare con una legge del 2005. Tuttavia, a partire dall’11 gennaio 2013, la gestione del sito fu trasferita alla Regione Campania.

Nonostante i numerosi sforzi e gli ingenti fondi stanziati – tra cui oltre 150 milioni di euro provenienti dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale per il Grande Progetto Sarno – l’inquinamento non è mai stato effettivamente ridotto. Al contrario, il fiume è divenuto sempre più una minaccia per l’ambiente e per la salute pubblica. Ancora oggi, oltre un milione di abitanti sversano reflui non depurati nel fiume, aggravando la sua già precaria condizione.



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Le cause dell’inquinamento

Le principali fonti di inquinamento del Sarno sono riconducibili a tre ambiti: industriale, agricolo e urbano. La mancanza di impianti di depurazione adeguati per gli scarichi industriali delle concerie, delle industrie conserviere, cartarie e tessili è una delle cause principali del degrado del fiume. A questo si aggiunge l’uso indiscriminato di fertilizzanti chimici e pesticidi nell’agricoltura, che ha contaminato le acque superficiali e quelle di falda. Infine, il sistema fognario inadeguato e gli scarichi urbani non trattati contribuiscono ulteriormente al problema.

Nel 2006, un rapporto della Commissione Parlamentare confermava che la situazione del fiume Sarno era tra le peggiori d’Europa, con una combinazione letale di inquinamento industriale, agricolo e urbano. Le principali aree di crisi includono il torrente Solofrana, il Cavaiola, l’Alveo Comune di Nocera e la zona della foce del Sarno, tra Torre del Greco e Castellammare di Stabia.

Il futuro del fiume Sarno

Nonostante le numerose denunce, le inchieste e gli investimenti, il fiume Sarno rimane un simbolo dell’incapacità di affrontare adeguatamente la questione ambientale in Italia. La recente indagine di Antonio Giordano ha evidenziato come la situazione sia oggi critica come mai prima d’ora. I cittadini continuano a essere esposti a rischi elevati per la salute, mentre l’ecosistema del fiume è sull’orlo del collasso.

Le istituzioni, a partire dalla Regione Campania, sono chiamate a rispondere a questa emergenza con interventi concreti e risolutivi. Il Sarno non può più essere ignorato. È giunto il momento di affrontare il problema con la serietà che merita, prima che sia troppo tardi per l’ambiente e per le comunità che vivono lungo le sue sponde, come reclamano i cittadini.

Punto di non ritorno?

La storia del fiume Sarno rappresenta uno dei casi più emblematici di inquinamento ambientale in Italia. Da decenni, questo corso d’acqua soffre sotto il peso di una gestione inefficace e di una contaminazione sempre più crescente. Le recenti indagini non fanno che confermare quanto già noto: il fiume è a un punto di non ritorno. “Solo un’azione decisa e immediata da parte delle autorità potrà sperare di risolvere una crisi che ha già causato troppi danni, sia all’ambiente che alla salute delle persone” conclude Nicola Granato, Presidente di Controcorrente.

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