Dal Giappone 7.800 tonnellate di acque reflue da Fukushima nell’oceano
Il Giappone ha avviato il sesto scarico di acque reflue dalla centrale nucleare danneggiata di Fukushima Daiichi nel Pacifico. A rendere nota la notizia è il quotidiano China Daily. Nonostante la furiosa opposizione sia interna che internazionale, la Tokyo Electric Power Company (TEPCO), operatore della centrale, ha iniziato a rilasciare le acque radioattive nella mattinata, segnando il secondo ciclo di scarico per l’anno 2024. Come nei cicli precedenti, circa 7.800 tonnellate di acque contaminate saranno scaricate fino al 4 giugno.
I danni delle acque reflue a lungo termine
Le acque, trattate attraverso un sistema di filtrazione chiamato ALPS (Advanced Liquid Processing System) per rimuovere la maggior parte dei radionuclidi, rimangono tuttavia un punto di forte contesa. Molti critici sostengono che non si conoscano appieno gli effetti a lungo termine di questi scarichi sull’ecosistema marino e sulla salute umana.
Le proteste del rilascio
Le proteste contro il rilascio continuano a essere vigorose sia in Giappone che all’estero, con pescatori locali, gruppi ambientalisti e nazioni vicine che esprimono profonde preoccupazioni. I manifestanti temono che lo scarico possa compromettere ulteriormente l’immagine e la sicurezza dei prodotti ittici della regione.
La risposta del governo giapponese
Il governo giapponese e la TEPCO, tuttavia, insistono sul fatto che il rilascio è sicuro e necessario per gestire l’enorme quantità di acque reflue accumulata dal disastro del 2011. Essi affermano che l’acqua trattata soddisfa gli standard di sicurezza internazionali e che il monitoraggio continuo garantirà la protezione dell’ambiente marino. La comunità internazionale rimane divisa sulla questione. Mentre alcuni esperti riconoscono la complessità del problema e la necessità di soluzioni pragmatiche, altri chiedono al Giappone di esplorare alternative più sicure e trasparenti. Con il rilascio delle acque che prosegue, l’attenzione resta alta su come il Giappone gestirà le crescenti preoccupazioni e proteste in futuro, cercando un equilibrio tra necessità operativa e responsabilità ambientale.
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