Giustizia climatica in Corea del Sud: i primi casi in Corte Costituzionale
Quattro casi di giustizia climatica arrivano davanti la Corte Costituzionale della Corea del Sud. Per Amnesty International la pronuncia potrebbe stabilire un “precedente sui diritti umani”.
I casi su cui la Corte Costituzionale coreana è chiamata ad esprimersi, coinvolgono un totale di circa 200 persone, tra cui oltre 60 bambini, e rappresentano le prime grandi azioni legali legate al clima giunte in una corte alta in Asia.
“Sono i primi grandi casi legati al clima ed essere giunti davanti un corte superiore dell’Asia”, ha infatti dichiarato Jiyoun Yoo, attivista di Amnesty International Corea per la Giustizia Climatica.
Crisi climatica: perché i cittadini in Corea del Sud chiedono giustizia
Una delle cause, conosciuta come “Woodpecker vs South Korea“, prende il nome dal bambino, che ora ha 18 mesi, non ancora nato al momento dell’inizio dell’azione legale.
La causa presentata dai suoi genitori, insieme a quelli di oltre 61 bambini sotto i cinque anni, è stata unita ad altre tre simili presentate tra il 2020 e il 2023.
La prima udienza presso la Corte Costituzionale della Corea del Sud si è tenuta lo scorso mese, la seconda ed ultima oggi (21 maggio).
Per i querelanti il governo il governo non sta garantendo la protezione dei loro diritti fondamentali. Nello specifico: il diritto alla vita, il diritto al perseguimento della felicità, il diritto alla libertà generale, il diritto alla proprietà, il diritto a un ambiente sano. Questi sostengono inoltre che lo Stato non sta adempiendo al suo dovere di proteggere la popolazione dai disastri.
Al momento infatti, il governo sudcoreano si impegna a ridurre le emissioni di gas serra del paese del 40% rispetto ai livelli del 2018 entro il 2030, come parte del suo contributo all’Accordo di Parigi. Tuttavia, secondo il Climate Action Tracker, se tutti i paesi del mondo adottassero lo stesso livello di impegno della Corea del Sud, il riscaldamento globale potrebbe superare i 3°C entro la fine del secolo.
Obiettivi climatici e diritti umani
“La crisi climatica è già in corso e che i suoi effetti saranno avvertiti ancora più intensamente dalle future generazioni. – ha aggiunto Yoo – Le azioni legali strategiche sono uno strumento potente, sempre più utilizzato per far rispettare il dovere vincolante degli stati di proteggere i diritti delle persone dagli impatti negativi della crisi climatica e per garantire che non ci sia un arretramento rispetto agli impegni internazionali presi nel 2015 per prevenire l’aumento della temperatura media globale oltre 1,5°C in questo secolo”.
Per Amnesty International questa udienza rappresenta un passo cruciale nella lotta contro il cambiamento climatico e nella difesa dei diritti dei cittadini, dimostrando l’importanza delle azioni legali nel promuovere la giustizia climatica e nel proteggere le future generazioni dai devastanti effetti della crisi climatica.
“Intraprendere un’azione legale contro lo stato è spesso un processo lungo e arduo che richiede pazienza e perseveranza. Il coraggio di questi querelanti pionieri è da ammirare e applaudire”, ha concluso Yoo.
Con l’aggiornamento da parti degli Stati dei Piani Nazionali di Riduzione delle Emissioni (NDC) previsto per l’anno prossimo, i sostenitori della causa climatica sperano che il caso costringa la Corea del Sud a essere più ambiziosa nei suoi prossimi obiettivi climatici, che dureranno fino al 2035.
Il futuro impatto del caso
Le cause legali tendono a essere viste come l’ultima risorsa nei paesi dell’Asia orientale. Tuttavia, i ricercatori affermano che un esito positivo incoraggerà altri nella regione a prendere iniziative.
“Se otterremo un precedente favorevole in Corea del Sud, penso che sarà davvero un impulso per diffondere questa tendenza,” ha dichiarato Sejong Youn, consulente legale del caso a Seul, alla rivista ‘Nature’.
“Invierà un messaggio chiaro: tutti i paesi devono agire per affrontare questa crisi globale, senza eccezioni,” ha aggiunto.
“Anche se si perde questa volta”, ha concluso il consulente legale sulla rivista, lo si fa con la consapevolezza di aver stimolato una “coscienza sociale” in materia di giustizia climatica in Corea del Sud.
“Il solo fatto che questo caso sia arrivato alla corte costituzionale è già a modo suo un successo”, ha aggiunto Zhu.
Una decisione sul caso è attesa entro la fine dell’anno.
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