Giustizia climatica: il diritto a un ambiente sano si fa strada nei tribunali
«Le sempre più numerose azioni legali portate avanti dai cittadini per chiedere ad Istituzioni pubbliche e private risposte e prese di responsabilità per l’emergenza climatica in corso, stanno contribuendo a rafforzare la consapevolezza del diritto a vivere in un ambiente ‘pulito, sano e sostenibile’. Un diritto riconosciuto come universale dalle Nazioni Unite ma ancora troppo spesso negato, anche in Italia».
È questa la riflessione, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente 2024, dei legali Consulcesi, network internazionale impegnato nella tutela dei diritti dei cittadini, che sta portando avanti l’azione collettiva Aria Pulita.
Climate litigation: la crescita della mobilitazione
Secondo gli ultimi dati contenuti nel Global Climate Litigation Report: 2023 dell’UNEP (il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite), negli ultimi 5 anni il numero di azioni legali in materia di giustizia climatica è più che raddoppiato, passando da 884 nel 2017 a 2.180 nel 2022.
Come emerge ancora dal rapporto, le corti internazionali si dimostrano sempre più a sostegno della protezione dell’ambiente e della salute umana, riconoscendo il legame tra la violazione di diritti fondamentali e la mancata o insufficiente azione degli Stati nel contrastare la crisi ambientale e climatica.
«Sempre più istituzioni giudiziarie, basti pensare alle due recenti pronunce della CEDU e del Tribunale del Mare, confermano che gli Stati, in quanto garanti dei diritti umani fondamentali – come il diritto alla vita, alla salute, a un ambiente sano e a un clima sicuro – hanno la responsabilità di agire», dichiara Bruno Borin, a capo del team legale di Consulcesi.
«Di fronte agli allarmanti dati sulle problematiche ambientali – dall’inquinamento dell’aria al riscaldamento globale fino ai più recenti eventi climatici estremi – è lecito e doveroso da parte dei cittadini chiedersi, e chiedere ai giudici, se le politiche nazionali applicate siano realmente efficaci nel raggiungere gli obiettivi climatici stabiliti», conclude quindi Borin.
L’impegno di Consulcesi per l’ambiente e la salute
“Consulcesi, attraverso l’azione collettiva Aria Pulita, ribadisce la necessità di fare di più per ripristinare l’ambiente a partire dall’inquinamento atmosferico. Lo smog, infatti, rappresenta un’emergenza sanitaria e ambientale che ogni anno solo in Italia causa 80mila decessi prematuri all’anno, oltre che aggravare patologie e pesare sulla spesa sanitaria pubblica» aggiunge il legale d Consulcesi.
«Milioni di cittadini in Italia hanno respirato e continuano a respirare “aria avvelenata, vedendosi negato il diritto a vivere in un ambiente salubre», ribadisce infine Borin, ricordando le due storiche sentenze (del 10/11/2020 e del 12/05/2022) della Corte di Giustizia Europea.
Attraverso queste, la Corte UE ha richiamato e poi condannato l’Italia per aver superato i limiti stabiliti per PM10 e NO2 nell’aria dalla Direttiva 2008/50/CE (recepita nel Decreto legislativo n.155/2010).
Per dare voce alla preoccupazione dei cittadini, il team di legali Consulcesi ha deciso di avviare un’azione collettiva denominata Aria Pulita, volta a chiedere un risarcimento e più tutele per la salute di tutti.
In totale, sono circa 40 milioni i cittadini costretti a respirare aria malsana e potenzialmente dannosa per la salute e che, per questo, possono richiedere un risarcimento allo Stato e alle Regioni, aderendo ad Aria Pulita.
Partecipando all’azione collettiva si avrà quindi, non solo, la possibilità di ottenere un risarcimento equo per la violazione del diritto a vivere in un ambiente salubre, ma anche di prendere in mano la salute propria e quella dei propri cari.
Per aderire basta dimostrare, attraverso un certificato storico di residenza, di aver risieduto tra il 2008 e il 2018 in uno o più dei territori coinvolti. Per scoprire se e come partecipare all’azione legale, Consulcesi mette a disposizione il sito di Aria Pulita: www.aria-pulita.it.
Share this content: