Influenza aviaria e latte, l’Oms: “Se servirà, vaccini pronti in 4-6 mesi”
Negli Stati Uniti sta circolando tra i bovini da latte un’epidemia di influenza aviaria da virus A(H5N1) considerato “altamente patogeno” che ha raggiunto anche l’uomo. La prima persona contagiata è un lavoratore di un’azienda lattiero-casearia texana. Il sintomo più evidente è stata una congiuntivite con emorragia a entrambi gli occhi ed un’influenza che è stata curata con farmaci antivirali.
La Food and Drug Administration (Fda) ha comunicato che, dai controlli eseguiti su latte e derivati negli Usa, non è stato rilevato nessun virus vivo e infettivo. “La pastorizzazione è efficace nell’inattivare i virus Hpai”, patogeni di tipo A(H5) o A (H7), ha fatto presente l’agenzia, ricordando che la definizione “altamente patogeno” per gli Hpai “si riferisce a un impatto grave sugli uccelli e non necessariamente sull’uomo”.
Influenza aviaria, Fda: “Il latte commerciale è sicuro, anche quello per neonati”
I risultati resi noti dalla Fda si riferiscono a uno studio avviato in coordinamento con il Dipartimento dell’Agricoltura (Usda) per verificare la sicurezza del latte in commercio. L’indagine è stata condotta su 297 campioni di prodotti lattiero-caseari, ma i nuovi dati si riferiscono a 201 campioni di latte e latticini, compresi ricotta e panna acida, che in prima battura dall’analisi Pcr risultavano positivi alla presenza di frammenti virali.
Questi campioni sono stati sottoposti all’analisi gold standard che permette di rilevare l’eventuale presenza di virus infettivi. “Tali ulteriori test preliminari non hanno rilevato alcun virus vivo e infettivo” – ha precisato la Fda -. “Insieme ai risultati preliminari precedentemente comunicati questi dati confermano la nostra valutazione secondo cui la fornitura di latte commerciale è sicura“.
La Fda ha tranquillizzato i cittadini anche sulla sicurezza di latte in polvere e derivati, riservati all’alimentazione dei neonati. “Tutti i campioni di prodotti venduti al dettaglio analizzati sono risultati negativi al test Pcr, indicando “l’assenza di frammenti virali o virus Hpai” in latti formula e derivati”. Per questo, non sono stati necessari ulteriori test.
Oms: “C’è interesse su influenza aviaria H5N1 ma al momento non serve produrre vaccino”
“C’è molto interesse per l’influenza aviaria H5N1, ma voglio sottolineare che non siamo al momento in una situazione in cui è necessaria la produzione di un vaccino contro l’influenza pandemica per l’uomo”. Lo assicura l’epidemiologa Maria Van Kerkhove che guida la Preparazione e prevenzione contro epidemie e pandemie (Epp) all’Organizzazione mondiale della sanità.
“Se necessario, si potrebbero produrre 4-8 miliardi di dosi di vaccini in un anno”
“Se la situazione – spiega via social – dovesse evolversi in una emergenza di salute pubblica di rilevanza internazionale o in una pandemia come è stato per Covid-19, con le attuali tecnologie vaccinali stimiamo che si potrebbero produrre 4-8 miliardi di dosi di vaccini per l’influenza pandemica in un anno (a seconda di quanto antigene è necessario in ciascun vaccino)”.
“Vaccini per influenza aviaria pronti in 4-6 mesi”
Questa stima non include le nuove piattaforme vaccinali, come mRna e vettori virali, perché non hanno ancora ottenuto l’autorizzazione per i vaccini antinfluenzali.
Si riferisce alla pipeline esistente di Cvv (candidati virus vaccinali) e di produzione di vaccino antinfluenzali che ha l’Oms e per cui il processo di produzione sarebbe più veloce di quello per Covid e “potremmo iniziare ad avere i vaccini disponibili entro 4-6 mesi. L’Oms – continua – ha in essere accordi in base ai quali avremmo accesso a circa l’11-12% della produzione in tempo reale di vaccini per distribuirli agli Stati membri in base al rischio e alla necessità”.
“Due candidati virus vaccinali Cvv per l’influenza aviaria”
“L’Oms, attraverso il Pandemic Influenza Preparedness (Pip) Framework istituito nel 2011, dispone di accordi per lo sviluppo rapido di vaccini qualora ne avessimo bisogno – spiega -. Ad oggi, per quanto riguarda l’aviaria “ci sono 2 candidati virus vaccinali Cvv relativi ai virus circolanti del clade H5 2.3.4.4b disponibili per lo sviluppo del vaccino e, se la situazione lo giustificasse, per la produzione” aggiunge Van Kerkhove.
Oms-Woah-Fao: “Per ora rischio basso per la salute pubblica”
La più recente valutazione del rischio per l’influenza aviaria A/H5N1 sviluppata dall’Oms, dalla Woah (Organizzazione mondiale della sanità animale) e dalla Fao (Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura), presenta la data del 23 aprile, dopo il contagio in Texas. Sulla base delle informazioni disponibili finora, “valutiamo basso l’attuale rischio complessivo per la salute pubblica rappresentato da A/H5N. Per coloro che sono esposti a volatili o animali infetti o ad ambienti contaminati, il rischio di infezione è considerato da basso a moderato” sottolinea. “A livello globale, dal 2021, sono stati segnalati 28 casi umani di H5N1 e non è stata rilevata alcuna trasmissione da uomo a uomo – prosegue l’esperta -. “Oggi, stiamo certamente assistendo ad un’espansione del virus H5N1 negli animali – pollame, uccelli selvatici, mammiferi – e all’infezione di nuove specie. Allo stato attuale, il virus è un virus animale che causa infezioni umane sporadiche” precisa.
Le raccomandazioni dell’Oms
Infine, Van Kerkhove evidenzia “il bisogno di:
- una sorveglianza più forte negli animali e negli esseri umani in contatto con animali;
- un rilevamento rapido e una ricerca attiva dei casi soprattutto nei gruppi ad alto rischio, compresi quelli con esposizione professionale ad animali infetti;
- una condivisione rapida dei dati di sorveglianza e sequenziamento genetico per la valutazione del rischio;
- seguire le ultime linee guida sui dispositivi di protezione individuale per coloro che entrano in contatto con gli animali;
- aumentare la consapevolezza tra i medici e il pubblico sui loro rischi;
- mettere in pratica buone abitudini di sicurezza alimentare: consumare latte e prodotti a base di latte pastorizzati. Lavare spesso e accuratamente le mani dopo il contatto con gli animali e il loro ambiente, seguire le buone regole di igiene personale”.
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