Inquinamento atmosferico e Alzheimer: il nuovo studio
L’inquinamento atmosferico, noto per i suoi impatti dannosi sulla salute polmonare, si rivela ora un possibile complice nello sviluppo del morbo di Alzheimer.
Una nuova ricerca dell’Università di Tecnologia di Sydney (UTS) fa luce sul ruolo dell’inquinamento atmosferico come fattore correlato all’insorgenza dei suoi sintomi, contrastando l’idea consolidata secondo cui questa malattia sarebbe prettamente legata all’invecchiamento e alla predisposizione genetica.
Un team di ricercatori dell’UTS ha condotto uno studio innovativo, esponendo topi e cellule nervose coltivate in laboratorio a comuni sostanze inquinanti presenti nei gas di scarico delle automobili e nei rifiuti industriali. I risultati dell’indagine hanno rivelato connessioni sorprendenti, mettendo in evidenza un particolare inquinante, la magnetite, e il suo coinvolgimento nel processo di degenerazione delle cellule nervose.
“Mentre i fattori genetici contribuiscono a meno di 1% dei casi di Alzheimer, i fattori ambientali e di stile di vita svolgono un ruolo significativo nello sviluppo della malattia”, ha dichiarato la professoressa Cindy Gunawan, dell’Istituto australiano per la microbiologia e l’infezione (AIMI), tra gli autori dell’indagine.
Inquinamento atmosferico e Alzheimer: il ruolo della magnetite
Studi precedenti hanno già mostrato una connessione tra l’inquinamento atmosferico e l’Alzheimer, tuttavia, questo studio rappresenta il primo tentativo di valutare se le particelle di magnetite nel cervello possono innescare i sintomi della malattia. Nel corso della ricerca durata quattro mesi, sia topi sani che geneticamente suscettibili sono stati esposti a ferro, magnetite e idrocarburi.
Inquinamento da magnetite
La magnetite è un minerale comune che si trova in rocce e nel suolo, caratterizzato da proprietà magnetiche e presente in diverse forme, che vanno dalle grandi rocce alle minuscole particelle. Particolare attenzione è rivolta alle particelle più piccole di 2,5 micrometri di diametro, in quanto possono essere inalate e penetrare nel corpo, potenzialmente causando complicazioni per la salute.
Come ha spiegato la Professoressa Kristine McGrath dell’UTS, “la magnetite costituisce un comune inquinante atmosferico originato da processi di combustione ad alta temperatura come le emissioni dei veicoli, i fuochi di legna e le centrali elettriche a carbone, oltre a attriti delle pastiglie dei freni e all’usura del motore.”
“Quando inalate, queste particelle di magnetite possono penetrare nel cervello attraverso la mucosa nasale e il bulbo olfattivo, eludendo la barriera emato-encefalica protettiva,” ha spiegato McGrath.
L’impatto dell’inquinamento atmosferico sull’Alzheimer
I topi esposti alla magnetite hanno mostrato un aumento di ansia, stress e problemi di memoria a breve termine, indicando notevoli influenze sul comportamento e sulle abilità cognitive derivanti dall’inquinamento atmosferico.
Inoltre, i ricercatori hanno evidenziato una preoccupante diminuzione delle cellule cerebrali in regioni fondamentali per la memoria e le funzioni cognitive, riconducibile a una patologia simile a quella dell’Alzheimer in fase iniziale.
In particolar modo in relazione all’esposizione alla magnetite, la ricerca ha riscontrato alterazioni in due biomarcatori chiave dell’Alzheimer: le placche di amiloide-beta (aggregati di proteine che si accumulano tra le cellule nervose nel cervello) e la fosforilazione anomala della proteina tau, risultante in un’alterazione nel trasporto di sostanze nutritive all’interno delle cellule cerebrali.
Gli effetti sul sistema immunitario
Secondo quanto si apprende dallo studio, la magnetite può ingannare il sistema immunitario, scatenando un’infiammazione nel cervello, un processo comunemente attivato per contrastare le infezioni. In questo caso però, il meccanismo difensivo del corpo aggrava i danni cerebrali. Livelli elevati di marcatori associati all’infiammazione confermano ulteriormente il legame tra infiammazione cerebrale ed esposizione all’inquinamento atmosferico, implicandolo così nello sviluppo di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.
Stress ossidativo e degenerazione cerebrale
Non solo, la magnetite causa uno squilibrio nel cervello, favorendo un eccesso di molecole dannose chiamate radicali liberi e al contempo indebolendo le difese antiossidanti del corpo. Questa condizione, nota come stress ossidativo, arreca danni alle cellule cerebrali, svolgendo un ruolo cruciale nell’Alzheimer e in altri disturbi neurodegenerativi.
Implicazioni e prospettive future
Come evidenzia la dottoressa Charlotte Fleming, coautrice della ricerca, “la presenza di magnetite sembra causare la degenerazione del cervello anche in topi precedentemente in buona salute”, suggerendo un potenziale rischio per le persone esposte alle particelle di magnetite trasportate dall’aria, indipendentemente da fattori genetici o altri rischi.
Fleming infine sottolinea l’importanza di monitorare e regolare i livelli di magnetite nell’atmosfera, ribadendo la necessità di aumentare la consapevolezza sui potenziali pericoli per la salute associati all’inquinamento atmosferico.
La ricerca suggerisce infine di rivedere le linee guida relative all’inquinamento atmosferico. “Le particelle di magnetite dovrebbero essere incluse nella soglia di sicurezza raccomandata per l’indice di qualità dell’aria, e sono necessarie anche maggiori misure per ridurre le emissioni dei veicoli e delle centrali a carbone”, concludono i ricercatori.
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