L’inquinamento atmosferico alimenta i fulmini
Secondo una nuova ricerca condotta dal professor Mace Bentley della James Madison University, l’inquinamento atmosferico può aumentare la frequenza dei fulmini. Lo studio, che si concentra sull’area metropolitana di Washington D.C. e altre città della Virginia, mostra che l’aumento dei livelli di particolato nell’aria può intensificare i temporali e aumentare il numero di fulmini, evidenziando un effetto tangibile del cambiamento climatico.
Fulmini in aumento nelle aree urbane
La ricerca ha avuto inizio quando Bentley notò un aumento dei fulmini a valle delle grandi città, come osservato in precedenti studi condotti ad Atlanta. Esaminando i dati, Bentley ha scoperto che tra il 2006 e il 2020, durante i mesi più caldi, da maggio a settembre, l’incremento dei livelli di inquinamento atmosferico ha portato a un aumento significativo dei fulmini. Questo fenomeno è stato particolarmente evidente nelle grandi aree urbane come Washington D.C., dove la congestione del traffico e le attività industriali hanno aumentato i livelli di particolato nell’aria.
L’inquinamento come acceleratore dei temporali
Bentley ha spiegato che l’inquinamento non causa direttamente i temporali, ma funge da “accelerante” una volta che si formano le condizioni atmosferiche necessarie. Il professor Bentley ha utilizzato il concetto di Convective Available Potential Energy (CAPE) per misurare il potenziale atmosferico per l’attività dei fulmini. Quando il CAPE è elevato, e c’è una combinazione di aria calda e umida vicino al suolo e aria più fredda in quota, l’aggiunta di inquinanti nell’aria può aumentare l’intensità dei temporali e il numero di fulmini.
“L’inquinamento è come un accelerante”, ha spiegato Bentley. “Una volta che si forma un temporale, l’inquinamento agisce come un acceleratore, aumentando i fulmini.”
L’effetto dell’inquinamento sui fulmini durante la settimana
Un altro aspetto interessante della ricerca riguarda il fatto che i fulmini nell’area di Washington D.C. si verificano più frequentemente verso la fine della settimana, con un picco il giovedì. Questo fenomeno è stato attribuito all’accumulo di inquinanti atmosferici causato dalle attività umane durante i giorni lavorativi, con un successivo calo durante il fine settimana, quando il traffico e le attività industriali diminuiscono.
Bentley ha paragonato questo processo all’accensione di un fornello: “Quando accendi il fuoco, l’acqua non bolle subito; ci vuole tempo. Lo stesso avviene con le città: l’inquinamento si accumula gradualmente e poi contribuisce a intensificare i temporali.”
Implicazioni per le città e le comunità circostanti
La ricerca ha mostrato che non solo le grandi città come Washington D.C. sono interessate da questo fenomeno, ma anche le città più piccole nelle vicinanze, come Fredericksburg, Charlottesville e Richmond. I venti possono trasportare inquinanti verso queste aree, influenzando i temporali e aumentando il numero di fulmini.
Bentley ha osservato che l’impatto dell’inquinamento può essere osservato in tutto il mondo, dalle città degli Stati Uniti a Bangkok in Thailandia, dove ha condotto studi simili. Ovunque ci siano livelli elevati di particolato atmosferico, si verifica un effetto simile sull’elettrificazione dei temporali.
Possibili soluzioni
Bentley ha proposto due strategie principali per ridurre l’impatto dell’inquinamento sull’aumento dei fulmini: ridurre i livelli di inquinamento tramite tecnologie innovative e promuovere la creazione di spazi verdi nelle città per abbassare le temperature urbane. La riduzione dell’inquinamento e il raffreddamento delle città potrebbero diminuire l’effetto dell’inquinamento sull’intensificazione dei temporali.
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