Inquinamento atmosferico e ricoveri per COVID-19: trovato il legame
Un recente studio pubblicato su Scientific Reports ha analizzato l’influenza dell’esposizione a breve termine all’inquinamento atmosferico sui ricoveri ospedalieri correlati al COVID-19 a Santiago, Cile, tra il 16 marzo e il 31 agosto 2020. Lo studio, condotto da Robert Dales, Anna O. Lukina, Rafael Romero-Meza, Claudia Blanco-Vidal e Sabit Cakmak, ha evidenziato una correlazione significativa tra l’aumento dei livelli di particolato fine (PM2.5), ossido di azoto (NO2) e monossido di carbonio (CO) e un incremento dei ricoveri per COVID-19.
Metodologia dello studio su inquinamento atmosferico e Covid-19
Gli autori hanno utilizzato un’analisi di serie temporali giornaliere con lag distributivi per valutare l’effetto dell’esposizione a breve termine all’inquinamento atmosferico sui ricoveri per COVID-19. Lo studio ha incluso i residenti delle 32 comunas della Provincia di Santiago e di due comunas urbane adiacenti, Puente Alto e San Bernardo. I dati sui ricoveri giornalieri sono stati forniti dal Ministero dell’Ambiente del Cile, mentre le concentrazioni giornaliere di PM2.5, NO2, O3, PM10, SO2 e CO sono state ottenute da stazioni di monitoraggio dell’aria situate in nove settori di Santiago.
Risultati principali
Tra marzo e agosto 2020, sono stati registrati 26.579 ricoveri correlati al COVID-19, di cui 24.501 confermati in laboratorio. Lo studio ha rilevato che un incremento dell’intervallo interquartile (IQR) di PM2.5, NO2 e CO era associato rispettivamente a un aumento del 2,7%, 0,30% e 1,1% dei ricoveri per COVID-19. In particolare, l’effetto del PM2.5 è risultato significativamente maggiore per le donne e per le persone di età pari o superiore a 65 anni.
Discussione e implicazioni
Gli autori suggeriscono che l’inquinamento atmosferico, in particolare il PM2.5, potrebbe contribuire all’aggravamento dei sintomi del COVID-19, aumentando la probabilità di ricovero. Il PM2.5 è noto per indurre stress ossidativo e infiammazione, nonché per attivare il recettore dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE), a cui si lega il SARS-CoV-2 per entrare nelle cellule umane. Questo meccanismo potrebbe spiegare l’associazione tra livelli elevati di PM2.5 e l’aumento dei ricoveri per COVID-19.
Inoltre, lo studio sottolinea l’importanza di considerare l’inquinamento atmosferico come un potenziale fattore di rischio per la morbilità legata al COVID-19. Le scoperte potrebbero influenzare le politiche pubbliche volte a ridurre l’inquinamento atmosferico, contribuendo a mitigare l’impatto della pandemia.
Conclusioni
Lo studio di Dales e colleghi fornisce prove significative di un’associazione tra l’aumento a breve termine dei livelli di inquinamento atmosferico (PM2.5, CO e NO2) e i ricoveri giornalieri correlati al COVID-19 a Santiago, Cile. Questi risultati potrebbero arricchire le conoscenze esistenti sugli effetti a breve termine dell’inquinamento atmosferico sulla salute e guidare le strategie di salute pubblica per affrontare la pandemia, specialmente nelle aree con elevati livelli di inquinamento. In conclusione, ridurre l’inquinamento atmosferico potrebbe essere una misura efficace per diminuire il carico dei ricoveri ospedalieri dovuti al COVID-19, contribuendo a migliorare la salute pubblica e a gestire meglio le risorse sanitarie durante le pandemie.
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