L’inquinamento industriale aumenta la neve
Uno studio pubblicato su Science rivela un fenomeno sorprendente: le particelle inquinanti emesse da industrie e centrali non solo modificano le nuvole, ma favoriscono la formazione di neve, alterando il clima locale.
Buco nelle nuvole: la firma dell’inquinamento
Tutto è iniziato quando Velle Toll, scienziato climatico, ha notato strani ‘fori’ nelle nuvole vicino alla fabbrica Norilsk Nickel, in Russia. Analizzando immagini satellitari, Toll e il suo team hanno individuato oltre 67 aree industriali in cui l’inquinamento agisce da “seme” per la neve.
Le particelle emesse da impianti metallurgici, cementifici e cartiere favoriscono la formazione di cristalli di ghiaccio che, crescendo, consumano l’acqua delle nuvole e cadono sotto forma di neve. Questo processo lascia le nuvole più sottili, meno estese e meno riflettenti.
Nuvole più scure e neve in eccesso
Lo studio ha mostrato che queste nuvole ghiacciate riflettono il 13,7% in meno di luce solare rispetto a quelle liquide e assorbono più calore, aumentando la luce solare che raggiunge il suolo. Inoltre, vicino alle aree industriali si registrano accumuli di neve fino a 15 mm al giorno.
Impatti locali, domande globali
Per ora, gli effetti sembrano limitati a livello locale, ma la scoperta evidenzia come l’attività umana modifichi anche i processi atmosferici naturali. Gli scienziati chiedono di integrare questi fenomeni nei modelli climatici per capire le conseguenze su scala globale.
“Questo studio svela un nuovo meccanismo con cui l’uomo influenza precipitazioni e clima,” ha commentato Yuan Wang, professore di Stanford.
Una nuova frontiera per il clima
Lo studio di Toll e del suo team offre una nuova prospettiva sull’impatto dell’industria sull’ambiente, rivelando che l’inquinamento non si limita a peggiorare la qualità dell’aria, ma influenza anche fenomeni atmosferici come la formazione della neve. La ricerca apre la strada a nuove indagini su come le attività umane interagiscono con il sistema climatico, sottolineando l’urgenza di migliorare i modelli di previsione per affrontare le sfide del cambiamento climatico.
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