L’Intelligenza artificiale distruggerà il pianeta? Di sicuro inquina e servono nuove leggi
Quale sarà l’impatto dell’Intelligenza artificiale? Distruggerà il nostro pianeta? Il dibattito è aperto tra i grandi sostenitori del progresso tecnologico e quanti intravedono scenari apocalittici per l’umanità. Intanto un dato di fatto possiamo già registrarlo. L’intelligenza artificiale inquina. L’impatto di queste tecnologie sul nostro Pianeta non è assolutamente da sottovalutare. Sulla scientifica, ‘Nature’. Il mese scorso, il Ceo di OpenAi Sam Altman ha lanciato un vero e proprio monito. “La prossima ondata di ‘generativa Ai’ consumerà molta più energia del previsto”, ha affermato. In pratica ha ammesso ciò che i ricercatori dicono da anni: che l’industria dell’Intelligenza artificiale si sta dirigendo verso una crisi energetica.
ChatGpt consuma l’energia di 33mila case
L’autrice dell’articolo su Nature online, Kate Crawford ha definito “insolita” l’ammissione di Altman. La professoressa all’University of Southern California Annenberg e senior principal researcher della Microsoft Research in New York City, autrice del libro ‘Atlas of AI’ ha poi approfondito i costi ambientali. La scienziata ha calcolato che ChatGpt, il chatbot creato da OpenAi a San Francisco in California, secondo una valutazione “sta già consumando l’energia di 33mila case”.
Da Davos alla svolta energetica
Occasione per le esternazioni di Altman è stata l’incontro annuale del World Economic Forum a Davos, in Svizzera. Il Ceo avvertiva: i sistemi energetici faranno fatica a farcela, a reggere il peso di questa rivoluzione hi-tech. “Non c’è modo di arrivarci senza una svolta”, il suo messaggio. Parole che hanno fatto piacere a Crawford: “Ho assistito a una costante minimizzazione e negazione dei costi ambientali del settore dell’Intelligenza artificiale da quando ho iniziato a pubblicarli nel 2018. L’ammissione di Altman ha spinto ricercatori, regolatori e titani del settore a parlare dell’impatto ambientale dell’intelligenza artificiale generativa”.
Fusione nucleare per l’Intelligenza artificiale
Ma su quale svolta energetica punta Altman? “Non la progettazione e implementazione di sistemi di intelligenza artificiale più sostenibili, ma sulla fusione nucleare“. Lo spiega ancora Crawford evidenziando come il riferimento non sia casuale, visto che Altman nel 2021 ha iniziato a investire in una società di Everett (Washington) che lavora alla fusione nucleare, Helion Energy. “La maggior parte degli esperti – precisa Crawford – concorda sul fatto che la fusione nucleare non contribuirà in modo significativo all’obiettivo cruciale della decarbonizzazione entro la metà del secolo per combattere la crisi climatica. La stima più ottimistica di Helion è che entro il 2029 produrrà energia sufficiente per alimentare 40mila famiglie medie negli Stati Uniti”. Accostato alla valutazione sui consumi attuali di ChatGpt la questione è chiara.
Per inquadrare il problema Crawford cita altre stime, come quella secondo cui una ricerca guidata dall’intelligenza artificiale generativa utilizzi da 4 a 5 volte l’energia di una ricerca web convenzionale. “Nel giro di pochi anni, è probabile che i grandi sistemi di intelligenza artificiale necessitino di tanta energia quanto intere nazioni”. E non è solo un tema di energia. I sistemi di intelligenza artificiale generativa, fa notare ancora, “necessitano di enormi quantità di acqua dolce per raffreddare i loro processori e generare elettricità.
Acqua e OpenA1: partita l’azione legale
A West Des Moines, Iowa, un gigantesco cluster di data centre serve il modello più avanzato di OpenAi, Gpt-4. Una causa intentata da residenti locali ha fatto emergere che nel luglio 2022, il mese prima che OpenAi finisse di addestrare il modello, il cluster utilizzava circa il 6% dell’acqua del distretto. Mentre Google e Microsoft preparavano i loro grandi modelli linguistici Bard e Bing hanno registrato picchi importanti nell’uso dell’acqua: rispettivamente +20% e +34% in un anno, secondo i rapporti ambientali delle società. Un precedente molto interessante mentre anche in Italia ci si muove con azioni legali per l’inquinamento.
La regolamentazione: servono nuove leggi
La prospettiva è quella di regolamentare il settore. Serviranno delle leggi. Negli Stati Uniti se ne parla già. Lo scorso 1 febbraio i democratici guidati dal senatore Ed Markey del Massachusetts hanno presentato l’Artificial Intelligence Environmental Impacts Act. Si tratta del disegno di legge che ordina al National Institute for Standards and Technology di collaborare con i vari attori per stabilire standard di valutazione dell’impatto ambientale dell’Ia. Da vedere se verrà approvato. “Data l’urgenza, occorre fare di più”, chiosa Crawford. Serve un approccio articolato. Nell’industria le pratiche sostenibili dovrebbero essere imperative e prioritarie. I ricercatori potrebbero ottimizzare le architetture delle reti neurali per la sostenibilità. I legislatori, infine, dovrebbero stabilire parametri per l’uso di energia e acqua. Ma non solo. Bisognerebbe incentivare l’adozione di energie rinnovabili ma anche imporre rendiconti ambientali completi e valutazioni di impatto”.
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