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Juliana non è sola: cresce la causa legale climatica dei giovani contro il governo USA

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Juliana non è sola: cresce la causa legale climatica dei giovani contro il governo USA

Il 27 giugno 2024 un gruppo di esperti climatici di fama mondiale hanno espresso sostegno alla causa legale climatica negli USA nota con il nome “Juliana v. United States”.

Questa azione arriva in un momento cruciale per la battaglia legale che potrebbe definire il futuro della lotta contro il cambiamento climatico negli Stati Uniti e oltre i confini, con possibili conseguenze in tutto il mondo.

La causa legale climatica Juliana v. United States

Nel 2015, una giovane statunitense di nome Juliana Kelsey, insieme a 20 suoi coetanei, ha deciso di portare il Governo degli Stati Uniti in tribunale. Lo ha fatto, ritenendo politici e imprenditori colpevoli dei problemi presenti e futuri dovuti ai cambiamenti climatici.

Supportati dalle organizzazioni no profit Our Children’s Trust e Earth Guardians (guidata dall’artista hip hop e ambientalista Xiuhtezcatl Martinez), e rappresentati dal climatologo James Hansen, i giovani attivisti accusano il governo di aver incoraggiato e autorizzato attività che hanno significativamente danneggiato l’ambiente, negando loro il diritto costituzionale alla vita e alla libertà. Con la causa legale climatica chiedono che siano adottate misure necessarie per ridurre le emissioni di gas serra.

Dettagli del caso e ostacoli legali

La causa Juliana v. United States, considerata dalla stampa statunitense come storica, è iniziata sotto la presidenza Obama. Nel 2016, il giudice della Corte distrettuale dell’Oregon, Ann Aiken, ha avviato il procedimento, affermando che l’accesso a un ambiente sano è un diritto fondamentale. Nonostante i numerosi ostacoli posti dall’amministrazione Trump, inclusa una richiesta di appello nell’ottobre 2018, il caso è andato avanti.

Nei primi giorni di giugno 2019, tre giudici federali hanno riconosciuto che i giovani hanno il diritto costituzionale di essere protetti dai cambiamenti climatici, respingendo la richiesta del governo di archiviare il caso.

Il 29 dicembre 2023, la giudice Ann Aiken ha emesso una sentenza favorevole ai 21 giovani, mettendo fine alle mozioni del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) per respingere il caso e permettendo ai giovani querelanti di proseguire verso il processo.

Tuttavia, il 2 febbraio 2024, il DOJ dell’amministrazione Biden ha presentato un’altra mozione per una sospensione e una petizione per un mandato di mandamus presso il Nono Circuito, una tattica legale estrema utilizzata anche dall’amministrazione Trump.

Il 19 aprile 2024, la giudice Aiken ha respinto i tentativi del DOJ di silenziare i giovani querelanti, rispondendo alla settima petizione per mandamus del DOJ e negando la mozione del DOJ di sospendere il caso mentre il Nono Circuito considerava la richiesta di mandamus. Tuttavia, il 1 maggio 2024, il Nono Circuito ha ingiustamente concesso la settima petizione per mandamus del DOJ.



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Gli Amicus Briefs

Un elemento chiave in questa battaglia legale è rappresentato dagli amicus briefs. Generalmente, questi sono presentati da persone o gruppi che non sono parte di un’azione legale, ma che hanno un forte interesse nella questione. Questi soggetti possono chiedere al tribunale il permesso di presentare un brief con l’intento di influenzare la decisione del tribunale. Nel caso Juliana v. United States, numerosi amicus briefs sono stati presentati per supportare i giovani querelanti nella loro causa legale climatica, evidenziando l’importanza e l’impatto potenziale di questa causa.

Come ha affermato la giudice distrettuale Ann Aiken, “Non vi è dubbio che il diritto a un sistema climatico in grado di sostenere la vita umana è fondamentale per una società libera e ordinata”.

Questo caso non riguarda solo la giustizia climatica negli Stati Uniti, ma potrebbe avere un impatto globale, influenzando le politiche energetiche e stimolando azioni legali simili in altre giurisdizioni.

La ‘lotta’ continua

I giovani querelanti non si sono arresi. Il 17 giugno 2024, gli avvocati dei giovani querelanti hanno presentato una petizione per un nuovo riesame presso la Corte d’Appello del Nono Circuito e una mozione per annullare l’ordine del panel per rimettere il caso sul percorso del processo.

Hanno sostenuto che la decisione di respingere Juliana ignora il precedente stabilito dalla Corte Suprema nel caso Cheney v. U.S. Dist. Ct., sovvertendo di fatto l’ambito limitato del mandamus.

Atmospheric Trust Litigation

Juliana e i suoi compagni sono riusciti a portare avanti questa causa grazie al cosiddetto atmospheric trust litigation (contenzioso sulla fiducia dell’atmosfera). Si tratta di una branca della giurisprudenza che si rifà al concetto della fiducia pubblica e della responsabilità internazionale relativa al controllo del governo sulle risorse naturali nell’interesse del beneficio pubblico.

Prima di questo caso, numerose cause legali di matrice ambientale erano state respinte dai tribunali statunitensi. Soltanto il caso Juliana v. United States, grazie alla decisione del giudice Aiken, ha ricevuto l’autorizzazione a procedere.

Il ruolo di Our Children’s Trust

Our Children’s Trust, l’organizzazione dietro il supporto legale di questi giovani, è impegnata a proteggere i diritti dei giovani contro la crisi climatica.

Fondata con la missione di garantire un futuro sicuro e sano per le prossime generazioni, Our Children’s Trust utilizza il diritto come strumento per raggiungere questo obiettivo.

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