Lotta alla CO2, WWF Italia: “Esistono tre scenari differenti di decarbonizzazione”
Sono tre i possibili scenari di decarbonizzazione del settore siderurgico in Italia, e sono contenuti nell’ultimo studio realizzato dal WWF Italia. Commissionato all’Università di Trieste, il report ha infatti identificato tre possibili scenari (conservativo, prospettico e auspicabile) di abbattimento delle emissioni di CO2 che consentono di misurare le opportunità e le sfide della produzione di acciaio, primario e secondario, nel nostro Paese. Primi destinatari: le imprese e le istituzioni che sono chiamate a sovrintendere la transizione verso gli obiettivi di neutralità climatica al 2050, tenendo conto degli interessi promossi e tutelati dalla società civile organizzata e dai sindacati.
Lo studio di WWF Italia
In termini di domanda apparente, ogni scenario considera la stessa quantità di acciaio prodotto ovvero 25 Mton, di cui 18 Mton (72%) deriva dalla fusione di rottame (EAF) e 7 Mton (28%) da produzione di acciaio primario. Nel corso della presentazione, i relatori hanno descritto per ognuno degli scenari individuati il mix di tecnologie utilizzabili, le riduzioni complessive di gas climalteranti, gli investimenti richiesti e i livelli occupazionali generabili.
Scenario conservativo
Lo scenario conservativo prevede una prospettiva a breve termine in cui si elimina l’uso del carbone, sostituito dal gas, con possibili azioni correttive consistenti nella cattura e nel riuso della CO2 alle tecnologie già presenti in Italia (BF-BOF ed EAF, ovvero altiforni e forni elettrici ad arco). Nonostante ciò riduca in modo consistente le emissioni dirette, la riduzione complessiva di emissioni al 2050, pari a -10,02 MtonCO2 (-53,37% rispetto al dato 2022 proiettato al 2050), risulta piuttosto limitata rispetto agli altri scenari di decarbonizzazione. Gli investimenti annuali necessari ammontano a 1,478 miliardi di euro. Il costo livellato di produzione dell’acciaio (LCOP) potrebbe assestarsi intorno a 612,76 €/ton. L’occupazione si attesterà su 42.600 addetti impiegati nel settore siderurgico e circa 4.000 nel settore delle rinnovabili.
Scenario prospettico
Lo scenario prospettico prevede una prospettiva a medio termine, che introduce modifiche sostanziali nei processi produttivi al fine di ottenere una decarbonizzazione completa del settore sul lungo periodo. La tecnologia BF-BOF verrà sostituita dalla tecnologia DRI (Direct Reduced Iron) basata sull’utilizzo del gas naturale (e possibilmente biometano), le cui emissioni di anidride carbonica verranno catturate e convertite in prodotti utili. L’energia elettrica necessaria ai vari processi produttivi deriverà sia da impianti di produzione di energia rinnovabile, che dalla rete elettrica nazionale che sarà sempre più decarbonizzata. Grazie al DRI la riduzione delle emissioni dirette è molto più consistente dello scenario conservativo, portando ad un abbattimento delle emissioni complessive al 2050 di -12,735 MtonCO2 (-67,85% rispetto al dato 2022 proiettato al 2050). Gli investimenti annuali necessari saranno 1,845 miliardi di euro. Il costo livellato di produzione dell’acciaio (LCOP) si stima intorno a 607,28 €/ton. Gli occupati saranno 39.400 unità nel settore siderurgico e circa 5.000 nel settore delle rinnovabili.
Scenario auspicabile
Lo scenario auspicabile prevede una prospettiva a medio-lungo termine in cui l’acciaio primario sarà prodotto tramite la tecnologia DRI basata sull’utilizzo dell’idrogeno verde. Tutti i combustibili fossili verranno sostituiti da fonti rinnovabili equivalenti ed il mix energetico nazionale sarà basato principalmente su fonti decarbonizzate. La riduzione delle emissioni complessive entro il 2050 sarà pari a quella dello scenario prospettico, ovvero -12,735 MtonCO2 (-67,84% rispetto al dato 2022 proiettato al 2050), con la possibilità di ulteriori riduzioni con l’aumento delle fonti decarbonizzate. Gli investimenti richiesti saranno di 1,386 miliardi di euro all’anno, inferiori allo scenario precedente poiché non sarà richiesta l’installazione di impianti di cattura della CO2. Il costo livellato di produzione dell’acciaio (LCOP) potrebbe assestarsi intorno a 621,61 €/ton. Gli occupati saranno 39.400 nel settore siderurgico e più di 12.000 nel settore delle rinnovabili.
“La decarbonizzazione dei settori ‘hard to abate’ non è semplice”
Alla presentazione hanno partecipato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia di WWF Italia, e i professori Andrea Mio, Dipartimento di Ingegneria e Architettura, Romeo Danielis, Dipartimento di Scienze Economiche e Giovanni Carrosio, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, tutti e tre dell’Università degli Studi di Trieste. “La decarbonizzazione dei settori ‘hard to abate’ non è semplice, e a nostro parere la scommessa è la capacità di governo e industria di saper governare e gestire la complessità. Come orizzonte temporale – spiega Midulla – lo studio considera azioni di mitigazione delle emissioni dei gas serra sul breve e sul medio-lungo periodo. Le azioni a breve termine prevedono l’integrazione di soluzioni innovative anche all’interno di impianti preesistenti, al fine di limitare l’entità degli investimenti richiesti in attesa del consolidamento delle tecnologie più innovative. Queste ultime dovranno essere implementate nel medio-lungo periodo, al fine di decarbonizzare completamente il settore entro il 2050”.
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