Malessere psicologico: tra i giovani va sempre peggio
Ansia, depressione, disturbi emotivi, alimentari e comportamentali: il malessere psicologico tra i giovani è in preoccupante aumento. Lo confermano gli ultimi dati emersi dal 17° seminario internazionale di Formazione in Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza promosso da Fondazione Child e Telefono Azzurro.
Secondo le più recenti indagini condotte dalle onlus, “in Europa, 9 milioni di adolescenti sono alle prese con problemi di salute mentale, segnati principalmente da depressione, ansia e disturbi comportamentali”. Non solo, il suicidio risulta la principale causa di morte per i giovani tra i 15 e i 19 anni, con un rischio significativamente più elevato per i gruppi emarginati e discriminati.
Una situazione allarmante confermata anche nel Belpaese: “1 ragazzo su 5 dichiara di sentirsi in ansia, e per 1 su 3 chiedere aiuto ad un esperto di salute mentale è motivo di vergogna“, avverte Telefono Azzurro.
La crescente fragilità che si riscontra nelle nuove generazioni, spesso attribuita alla pandemia, alle tensioni belliche e alla pervasività di internet, appare tuttavia sempre più legata ad una crescente preoccupazione verso il futuro. Questa, a sua volta, è strettamente connessa al cambiamento climatico e alle sfide ambientali che sempre più intensamente si manifestano in Italia come nel resto del mondo.
Più attenzione e comunicazione con i giovani
“Ascoltare le voci dei bambini e degli adolescenti è fondamentale per rispondere in modo adeguato ed efficace ai loro bisogni di salute mentale. Una comunicazione efficace favorisce la fiducia e incoraggia l’apertura portando a un sostegno e a un intervento migliori”, ha affermato il presidente della Fondazione Child Ernesto Caffo nel recente evento dedicato ai più giovani.
“Il benessere mentale è un problema globale che riguarda diversi attori e allo stesso tempo richiede nuove categorie per essere compreso – ha ribadito inoltre Caffo – Per questo diventa fondamentale condividere le conoscenze e le riflessioni tra i vari esperti a livello internazionale per mettere in atto azioni concrete per migliorare la salute mentale dei più piccoli“.
Affrontare la questione della salute mentale dei giovani richiede un intervento immediato, un incremento nella ricerca e la generazione di una maggiore consapevolezza, sia nel settore sanitario che in quello sociale, ha inoltre aggiunto Alberto Siracusano, direttore del tavolo tecnico sulla Salute Mentale presso il ministero della Salute.
Il peso della crisi ambientale sulla malessere psicologico dei giovani
A gravare ulteriormente sul malessere psicologico, a partire proprio da quella dei più giovani, sta contribuendo la crescente consapevolezza dei cambiamenti climatici e delle sfide ambientali. Preoccupazioni che si traducono sempre di più in vero e proprio malessere nelle nuove generazioni, come ha spiegato di recente anche Stefano Lagona, psicologo e psicoterapeuta, nonché docente del corso Consulcesi dedicato ai camici bianchi “Eco-ansia: effetti del cambiamento climatico sul benessere psicologico”.
Secondo gli ultimi dati 2023 dell’Istituto Noto elaborati da Repubblica, in Italia circa il 72% delle persone soffre di eco-ansia. Quasi tre cittadini su quattro sono preoccupati per i cambiamenti climatici, con un’incidenza maggiore tra i più giovani (79%) contro una percentuale di preoccupati tra gli adulti pari al 65%. Tra i due gruppi, meno del 15% si dice ottimista mentre gli anziani si dimostrano i più tranquilli.
“Se tra la popolazione più adulta questo malessere tende a manifestarsi in una sorta di ‘nichilismo passivo’, o in un negazionismo climatico, spesso anche condizionato dalla narrativa politica ed economica che si fa delle questioni ambientali, tra i giovani e giovanissimi cresce in modo preoccupante l’ansia e lo stress verso il futuro”, conferma infatti Lagona introducendo il corso di formazione ECM disponibile gratuitamente per gli iscritti al Club Consulcesi.
Strategie di contrasto all’eco-ansia
“Per affrontare l’eco-ansia è necessario un approccio multidisciplinare in grado di coinvolgere i professionisti della salute mentale, gli scienziati ambientali, i responsabili delle politiche e la società nel suo complesso – avverte quindi lo psicologo – Solo attraverso un impegno globale e una visione olistica possiamo sperare di mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico sulla salute mentale e promuovere un benessere sostenibile per le generazioni future”.
Nel nuovo ebook formativo, Lagona spiega che non esiste ancora un approccio scientificamente strutturato per affrontare questo nuovo malessere. Tuttavia, gli esperti concordano sull’efficacia di agire sui comportamenti quotidiani per ridurne i livelli.
Questo processo, spiega lo psicologo, implica implementare obiettivi concreti a breve e medio termine, partecipando ad esempio a piccole azioni quotidiane a favore dell’ambiente e ad iniziative ecologiche locali.
Accanto al supporto psicologico quando necessario e alle strategie già esistenti per il controllo dei disturbi d’ansia e di gestione dello stress, “un coinvolgimento attivo, e soprattutto “positivo” rispetto alle azioni che poco hanno a che fare con la salvaguardia del patrimonio collettivo a cui assistiamo anche in Italia, può contribuire a contrastare il senso di impotenza e angoscia”, permettendo alle persone di recuperare un senso di controllo sull’attuale crisi ambientale, ha concluso l’esperto.
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