Il mare del golfo di Napoli “brucia”
Il golfo di Napoli brucia, ovvero sta raggiungendo temperature roventi senza precedenti. Secondo i dati forniti dal progetto MedFever, che coinvolge diverse istituzioni, tra cui ENEA, associazione MedSharks, Università Sapienza di Roma e Guardia Costiera, il golfo di Napoli ha registrato un aumento della temperatura media di circa 1°C rispetto alla media degli ultimi 7 anni, raggiungendo i 15,5°C. Questo aumento è stato riscontrato anche in altri mari italiani, come l’Adriatico, dove le temperature sono superiori di oltre un grado rispetto alla media del periodo 2020-2022. E quindi, secondo l’ENEA, tutto il Mar Mediterraneo si surriscalda a seguito dell’inverno più caldo di sempre.
Installati termometri per monitorare le acque
Per monitorare queste variazioni e il loro impatto sull’ecosistema marino, i ricercatori di MedFever hanno installato una rete di sensori-termometro nel Tirreno, posizionati fino a 50 metri di profondità in 15 punti di osservazione lungo le coste italiane e al largo. Grazie a questa rete di monitoraggio, è stato possibile confermare che anche i fondali del Golfo di Napoli hanno registrato un aumento delle temperature di circa 1,5°C negli ultimi quarant’anni, temperature roventi rispetto al passato. Eleonora de Sabata, coordinatrice del progetto MedSharks, sottolinea l’importanza di coinvolgere la comunità scientifica e i cittadini appassionati di mare per proteggere le risorse acquatiche in un contesto di cambiamenti climatici sempre più evidenti. Il modello di circolazione del Mediterraneo MITO, sviluppato dall’ENEA, ha confermato questi dati, evidenziando un aumento delle temperature non solo in superficie ma anche a notevole profondità, soprattutto nelle aree costiere.
Una tendenza globale
Ernesto Napolitano, del Laboratorio ENEA di Modellistica climatica, ha sottolineato che i cambiamenti osservati non sono solo locali, ma seguono una tendenza globale. I dati del Servizio UE Copernicus hanno infatti confermato che aprile 2024 è stato il mese più caldo mai registrato a livello mondiale, segnale di un fenomeno sempre più diffuso e frequente. In questo contesto, diventa cruciale continuare a monitorare attentamente le variazioni climatiche e ad adottare misure per proteggere gli ecosistemi marini, preziose risorse per il nostro pianeta.
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