Meme, foto ed e-mail “rispondi a tutti” sono dannosi per il clima
Quando il primo vero meme ha conquistato il web, pochi si preoccupavano dell’energia che avrebbe consumato. Oggi, però, i ricercatori hanno scoperto che la maggior parte dei dati archiviati nel cloud sono “dati oscuri“, ossia dati utilizzati una sola volta e mai più consultati. Tutti i meme, video e post che condividiamo rimangono nei data center, consumando energia. Secondo la National Grid, entro il 2030, i data center rappresenteranno quasi il 6% del consumo totale di elettricità del Regno Unito, rendendo la gestione dei dati inutilizzati cruciale per affrontare la crisi climatica.
Il peso ambientale dei dati oscuri
Il Prof. Ian Hodgkinson della Loughborough University ha indagato sull’impatto climatico dei dati oscuri e su come ridurlo. Nonostante la percezione comune che i dati digitali siano carbon neutral, Hodgkinson ha scoperto che il 68% dei dati aziendali non viene mai più riutilizzato, e stima che lo stesso valga per i dati personali. Ogni dato, che si tratti di un’immagine o di un post sui social, ha un’impronta di carbonio associata. I data center, spesso immaginati come soffici nuvole bianche, sono in realtà strutture enormi, calde e rumorose, che consumano quantità ingenti di energia.
L’accumulo di dati inutilizzati e il suo impatto
Un singolo meme o una foto non distruggeranno il pianeta, ma l’accumulo di milioni di questi dati non utilizzati ha un impatto significativo. Hodgkinson ha spiegato che sebbene una singola foto non abbia un impatto rilevante, tutte le foto legacy nei nostri dispositivi, cumulativamente, consumano una grande quantità di energia. Le aziende tecnologiche hanno un incentivo finanziario a mantenere questi dati, poiché più dati vengono archiviati, maggiori sono i profitti. Tuttavia, il mantenimento di tali dati contribuisce negativamente sia ai costi finanziari sia all’ambiente, ostacolando il raggiungimento degli obiettivi climatici per il 2050.
Meme e mail, come ridurre la nostra impronta digitale
Per contrastare l’impatto del colosso dei dati, Hodgkinson suggerisce azioni semplici come inviare meno e-mail inutili, evitando soprattutto il pulsante “rispondi a tutti“. Ogni e-mail standard equivale a circa 4 g di carbonio, e l’accumulo di queste comunicazioni ha un impatto cumulativo significativo. È importante cambiare mentalità e comprendere che i dati digitali non sono carbon neutral. Ponendoci domande sul reale impatto delle nostre azioni digitali, possiamo promuovere un cambiamento comportamentale significativo e contribuire alla riduzione dell’impronta di carbonio.
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