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Metano nell’aria: arriva il satellite che lo monitora

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Metano nell’aria: arriva il satellite che lo monitora

Uno storico passo avanti nella lotta alle emissioni di metano presenti nell’aria arriva dalla California grazie al satellite MethaneSat.

Lanciato nello spazio lo scorso 4 marzo con l’obiettivo di monitorare le perdite di metano su tutto il pianeta, il MethaneSat non solo conferma ancora una volta il ruolo cruciale che la tecnologia può ricoprire nella transizione ecologica, ma anche la crescente importanza che le organizzazioni non governative, come anche associazione e la società civile, stanno acquisendo nella rivendicazione e nella promozione di una più incisiva lotta all’inquinamento ambientale, a partire da quello dell’aria.

MethaneSat infatti, è il primo satellite finanziato da un’organizzazione ambientalista, la Environmental Defense Fund (Edf), e dalla sua partneship con Google.

Gli obiettivi del progetto

L’obiettivo primario del progetto è quello di individuare le perdite di metano che si verificano nel corso dei processi di estrazione e trasporto di questo gas. Non solo, grazie alle 15 orbite giornaliere che il satellite su un razzo SpaceX compierà ogni giorno attorno alla Terra, il satellite sarà in grado di individuare anche le più piccole perdite di metano nell’atmosfera e di valutarne l’entità, oltre che di inviduare i grandi emettitori in luoghi finora rimasti inosservati, fanno sapere dall’Edf.

I dati raccolti da MethaneSat saranno accessibili quasi in tempo reale e a tutti gratuitamente (sul sito www.MethaneSAT.org e su Google Earth Engine), permettendo così a decisori politici, scienziati e cittadini di monitorare le emissioni di metano nell’aria e l’impatto delle politiche messe in atto per ridurre queste.

“L’aspetto unico di MethaneSAT è la capacità di misurare con precisione i livelli di metano con un’alta risoluzione e su vaste aree, tracciando anche le fonti più piccole e diffuse che rappresentano la maggior parte delle emissioni in molte regioni”, ha spiegato Steven Hamburg, scienziato capo di Edf e responsabile del progetto.

Metano nell’aria: i dati

Sebbene per le sue caratteristiche il metano resti nell’atmosfera per un tempo minore rispetto agli altri inquinanti (circa 12 anni), rappresenta uno dei principali responsabili del riscaldamento globale. Il suo potenziale impatto su questo si stima sia 25 volte superiore a quello dell’anidride carbonica (CO2), mentre secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, il metano è responsabile per il 30% dell’aumento della temperatura media terrestre rispetto all’epoca preindustriale.

Secondo i più recenti dati riportati da Openpolis, “negli ultimi 40 anni la concentrazione di gas serra nell’atmosfera ha registrato un incremento costante”. Tra questi, il metano è quello che mostra l’incremento maggiore, passato “da meno di mille (nel periodo preindustriale) a quasi 2mila parti per miliardo”. 

Per quanto riguarda l’Italia, le ultime stime registrano una diminuzione del metano nell’aria, seppure lieve e inferiore rispetto agli altri gas serra. Nel periodo compreto tra il 1990 e il 2020, le emissioni totali nel nostro Paese sono diminuite del 26,5%, ma la riduzione delle emissioni di metano è stata più modesta, pari al -13,4%.

L’Europa nel suo complesso ha invece registrato una diminuzione media più significativa, pari al 36% per le emissioni di metano e del 32% per i gas serra in generale.



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Fonti di emissioni e flaring

Il metano si disperde nell’atmosfera attraverso varie fonti, per il 60% legate ad attività antropiche. Accanto ad allevamenti intensivi, rifiuti, miniere di carbone e industrie, tra le principali cause di dispersione ci sono le perdite delle infrastrutture e il flaring, ossia la combustione in atmosfera del metano che fuoriesce dai giacimenti a causa di impianti inadeguati o mal gestiti, pratica ancora molto diffusa tra le aziende del settore energetico.

Come racconta a Domani Flavia Sollazzo, Senior Director EU Energy Transition di Environmental Defense Fund Europe, già precedenti rilevazioni, sebbene rappresentino una sottostima, mostrano elevate quantità di metano disperso inutilmente nell’aria durante i processi produttivi e che potrebbe essere recuperato in modo rapido, contribuendo a rallentare il riscaldamento globale oltre che migliorare l’approvvigionamento energetico.

“Abbiamo condotto uno studio pilota sulla Romania, e abbiamo scoperto che le emissioni reali di metano sono il triplo di quelle stimate”, ha spiegato Sollazzo. Non solo, lo scorso anno un’analisi tra le sei regioni di maggiore produzione di gas, ha rilevato 112 miliardi di metri cubi persi lungo le catene produttive ogni anno. “Tra il 70 e l’80 per cento potrebbero essere recuperati con misure di mitigazione molto semplici, a costi contenuti”, ha aggiunto l’esperta con un background in scienze forestali e un’esperienza pregressa al MITE.

Secondo il Global Methane Tracker dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea), le emissioni globali di metano nell’aria sono circa il 70% in più rispetto a quanto ufficialmente dichiarato.

In questo contesto, come ha aggiunto Fred Krupp, presidente di Edf, “tagliare l’inquinamento da metano prodotto dalle operazioni legate ai combustibili fossili, dall’agricoltura e da altri settori è il modo più rapido per rallentare il riscaldamento globale mentre continuiamo a decarbonizzare i nostri sistemi energetici.”

IA e il monitoraggio degli obiettivi COP28

Tra le tecnologie all’avanguardia impiegate da MethaneSAT, non poteva mancare l’intelligenza artificiale. Grazie al suo impiego infatti,  il satellite realizzato da Edf fornirà il primo quadro globale dettagliato sulle le emissioni di metano, elaborando dati riguardanti la loro localizzazione, entità, variazioni di aumento e diminuzione, e gli enti responsabili in tutto il mondo.

Come riporta infine Domani, tra gli obiettivi di MethaneSat c’è anche quello di monitorare le politiche volte a contenere le emissioni delineate nell’Oil & Gas Decarbonization Charter. L’impegno emerso dalla COP28 e che vede l’industria dei combustibili fossili focalizzata nella riduzione delle emissioni superflue durante i processi produttivi.

Una promessa tuttavia che secondo quanto riporta la testata è stata “accolta con scetticismo dalla comunità scientifica, e che ora avrà (non per merito loro) una garanzia di trasparenza in più”.

“MethaneSat sarà come una videocamera di sorveglianza puntata sull’atmosfera – ha concluso quindi la Sollazzo su Domani – A un nostro evento a Bruxelles ha partecipato l’astronauta Paolo Nespoli, ci ha chiesto: ma perché deve essere una ONG a fare una cosa importante, non lo dovrebbero fare i governi questo lavoro?”.

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