Inquinamento atmosferico: a Milano causa 1.600 decessi all’anno
Una nuova ricerca condotta dell’unità di epidemiologia dell’Ats di Milano e presentata durante la Commissione congiunta welfare, salute, mobilità e ambiente del Comune, rivela che nel capoluogo lombardo oltre 1.600 decessi all’anno sono causati dall’esposizione all’inquinamento atmosferico.
Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Epidemiologia&Prevenzione contiene anche un’analisi dei danni da inquinamento quartiere per quartiere, mostrando una correlazione tra livelli di inquinanti e ricadute sanitarie su “celle” di 25 metri quadrati.
Rispetto alla media sull’intera città, lo studio rivela inoltre che in molti quartieri di periferia attraversati da grandi arterie fortemente trafficate, l’incidenza sanitaria dell’inquinamento è maggiore.
Per quanto riguarda il traffico, gli esperti dell’Arpa rivelano anche una trasformazione: “Le emissioni da usura freni, pneumatici e asfalto superano quelle dal tubo di scappamento”.
Agire sul locale (ma non solo) per ridurre l’inquinamento
Secondo il consigliere Enrico Fedrighini, questi dati confermano “l’importanza fondamentale delle misure locali per ridurre il traffico e l’inquinamento di prossimità, il più pericoloso per la salute umana”.
“Il 67% degli ossidi di azoto (NOx) è prodotto dal traffico privato; il 63% del PM10 generato dal traffico privato non ha origine primaria. È sempre più evidente che occorre intervenire con misure locali (tariffazione Area B e potenziamento Area C), per ridurre il numero delle auto in circolazione”, ha concluso il consigliere.
“La riduzione delle emissioni locali riduce significativamente le concentrazioni degli inquinanti primari e contribuisce alla riduzione dei picchi del particolato”, hanno conclusogli esperti di Arpa. Tuttavia, “per ridurre le concentrazioni degli inquinanti secondari (ozono, in parte significativa, particolato) è necessario agire anche su precursori a scala di bacino”.
Il nuovo piano per una Milano “sicura e sostenibile”
Per rendere la città più sicura e sostenibile, contribuendo a ridurre l’inquinamento atmosferico nel capoluogo Lombardo, è stato realizzato il nuovo piano Milano futura ora.
Il piano strategico di recente presentato dal sindaco Sala si ispira a modelli internazionali come Londra e Parigi ed è il frutto di otto mesi di lavoro e 25 incontri della “task force per la sicurezza stradale e la mobilità attiva”.
Il piano prevede diverse misure per migliorare la mobilità e ridurre il traffico a Milano. Una delle principali è l’introduzione delle zone a 30 km/h, inizialmente concentrate in nove aree scolastiche e poi estese a 100 scuole entro la fine del mandato. Inoltre, nel Quadrilatero della moda, sarà istituita una Zona a Traffico Limitato attiva 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
I residenti e coloro che dispongono di deroghe avranno solo 15 minuti per parcheggiare, anziché i 45 minuti proposti inizialmente, per promuovere l’utilizzo di mezzi alternativi e ridurre l’afflusso di veicoli privati.
“Bisogna fare di più”
Per Legambiente Lombardia tuttavia, il piano Milano futura ora “per ‘ora’ guarda al passato”.
Per l’associazione ambientalista, nonostante l’annuncio di misure per migliorare la qualità dell’aria, il sindaco Sala ha introdotto deroghe ad Area B e Area C che permetteranno l’uso di moto e diesel Euro 6 fino al 2028, contraddicendo le promesse di riduzione dell’inquinamento.
Per Consulcesi, network europeo promotore dell’azione collettiva “Aria Pulita”, il nuovo piano sulla mobilità e sulla qualità dell’aria per Milano è “un passo importante verso una città più verde e sicura.
Tuttavia, è necessario inseguire gli obiettivi OMS, abbandonando l’idea di ricorrere alle possibili deroghe contenute nella nuova direttiva europea, come più volte e da più parti auspicato per il bacino padano”.
“Qualunque ulteriore ritardo nel raggiungimento degli obiettivi sulla qualità dell’aria 2030, si traduce in altre migliaia di morti e malati che possono e devono essere evitati”, ha ribadito Bruno Borin, a capo del team legale Consulcesi.
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