Missili e impatto ambientale: quanto inquinano le tensioni geopolitiche?
Le tensioni geopolitiche che coinvolgono grandi potenze, come nel caso delle recenti minacce di lancio di missili, non mettono a rischio solo la sicurezza globale ma anche la salute del pianeta con un forte impatto ambientale. Le emissioni e i danni ambientali legati alle attività militari, in particolare il lancio dei missili, sono enormi e spesso trascurati. Il conflitto tra Russia e Ucraina sta vivendo proprio in queste ore una fase molto delicata con il lancio del missile “sperimentale” e Vladimir Putin che ha parlato di “guerra globale”.
Secondo il Cost of War Project della Brown University, solo le operazioni belliche degli Stati Uniti tra il 2001 e il 2007 hanno prodotto 1,2 miliardi di tonnellate di CO₂, un quantitativo comparabile alle emissioni annuali di un intero Paese come il Portogallo. A livello globale, le attività militari contribuiscono al 5% delle emissioni di gas serra, più di quanto generino aviazione civile e traffico navale combinati
I costi e l’impatto ambientale dei missili
Emissioni di gas serra
Ogni lancio di missile comporta il rilascio di grandi quantità di anidride carbonica e altre sostanze tossiche. I propellenti utilizzati nei missili contengono spesso composti chimici come perclorati e idrazina, che hanno un impatto devastante sull’atmosfera e sul suolo.
Distruzione degli ecosistemi
Le esplosioni devastano habitat naturali e contribuiscono alla perdita di biodiversità. Gli incendi causati dai conflitti militari rilasciano particolato nell’aria, aggravando il riscaldamento globale e danneggiando la salute umana.
Contaminazione del suolo e delle acque
I residui metallici e chimici lasciati da esplosioni di missili contaminano suolo e falde acquifere, con effetti che si protraggono per anni dopo il termine delle operazioni militari.
Il peso dell’Europa e dell’Italia
Anche l’Europa ha un ruolo rilevante nelle emissioni militari: nel 2019, le forze armate europee hanno prodotto 24,8 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente, di cui il 33% attribuibile alla Francia. L’Italia, pur con un contributo minore, ha emesso almeno 2,13 milioni di tonnellate, secondo le stime più aggiornate.
Le tensioni geopolitiche e i conflitti armati non solo minacciano la sicurezza globale, ma aggravano la crisi climatica. È urgente che le emissioni militari vengano incluse negli accordi internazionali sul clima per monitorare e ridurre l’impatto ambientale.
Promuovere la pace non è solo una questione politica, ma una necessità per salvaguardare il nostro pianeta.
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