Pfas nel sangue oltre la soglia di sicurezza tra gli abitanti di Alessandria
I PFAS sono un problema che non si può più ignorare. Per capire fino a che punto la contaminazione in atto nelle zone più a rischio stia diventando una minaccia per la salute delle persone, Greenpeace ha condotto un biomonitoraggio indipendente nel comune di Alessandria, in Piemonte, insieme ad Ánemos e al Comitato Stop Solvay.
Tutte le 36 persone coinvolte hanno mostrato concentrazioni di PFAS nel sangue superiori ai 2 nanogrammi per millilitro, il limite stabilito dalla National Academies of Sciences (NAS) e adottato dalla Regione Piemonte. Una volta superata questa soglia, possono risultare effetti negativi sulla salute.
Cosa sono i PFAS
I PFAS, o sostanze per- e polifluoroalchiliche, sono una vasta classe di composti chimici di sintesi usati in numerosi prodotti di consumo e industriali. Sono apprezzati per le loro proprietà, tra cui la resistenza al calore e le capacità idro e oleorepellenti. Tuttavia, proprio queste caratteristiche rendono i PFAS estremamente persistenti nell’ambiente e nel corpo umano, tanto da aver guadagnato il triste soprannome di “inquinanti eterni”.
Le analisi, effettuate da un laboratorio dell’Università di Aquisgrana, hanno rilevato la presenza di PFAS nel sangue in tutte le persone esaminate, con concentrazioni variabili che tendono ad aumentare con l’età e risultano più elevate nei maschi.
L’indagine condotta da Greenpeace ad Alessandria
Il PFOA, identificato come cancerogeno dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), è risultato il composto più abbondante, con una media di 6,4 nanogrammi per millilitro. Anche il PFOS, considerato probabile cancerogeno, è stato trovato in quantità preoccupanti, con una media di 3,1 nanogrammi per millilitro. Altri composti come PFHxS, PFNA e PFDA sono stati rilevati in quantità significative.
Nonostante coinvolgano poche decine di persone e non includano tutte le molecole di PFAS presenti, i dati del nostro biomonitoraggio indipendente indicano chiaramente la gravità della situazione. Le concentrazioni più elevate si registrano negli abitanti delle aree più vicine al polo chimico ex Solvay: non solo Spinetta Marengo, ma anche Litta Parodi e Cascinagrossa.
L’inefficacia del biomonitoraggio regionale
I risultati di queste analisi sottolineano l’inefficacia della prima fase del biomonitoraggio sui PFAS svolto dalla Regione Piemonte. Nonostante le nostre risorse limitate, infatti, siamo riusciti a coinvolgere più persone nelle analisi rispetto a quanto fatto dalla Regione finora. Questo dimostra che l’attuale biomonitoraggio rischia di sottostimare l’entità dell’inquinamento e la popolazione coinvolta. Cosa aspetta la Regione a estendere i monitoraggi a tutte le persone a rischio?
L’importanza di estendere gli screening
I cittadini e le cittadine di Alessandria hanno finanziato autonomamente le analisi, ma è essenziale che tutta la popolazione esposta ai PFAS abbia accesso agli screening sanitari. Solo così sarà possibile verificare l’estensione della contaminazione prodotta negli anni dal polo chimico di Alessandria e valutare i gravi impatti sulle comunità locali. La produzione di dati sanitari precisi sarà infatti fondamentale in sede processuale per inchiodare gli inquinatori alle proprie responsabilità.
Una legge zero-PFAS: la petizione
“Non possiamo permettere che il nostro governo volti le spalle alla popolazione colpita dall’inquinamento da PFAS. Insieme possiamo fare la differenza e proteggere la salute delle nostre comunità: firma la petizione contro i PFAS e aiutaci a fermare questa grave emergenza ambientale”. Il commento che arriva da Greenpeace che ricorda anche di aver lanciato una petizione al riguardo.
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