La plastica, l’ingrediente nascosto (e dannoso) sulle nostre tavole
Il cibo che ingeriamo ogni giorno contiene un ingrediente nascosto e dannoso per la salute: la plastica. A lanciare l’allarme è un articolo appena pubblicato sul sito Earth.org. Dall’analisi delle più recenti ricerche scientifiche emerge che la plastica è ovunque, dall’acqua che beviamo al cibo che mangiamo, rendendo praticamente impossibile evitarla del tutto. Eppure, dicono gli autori, essere consapevoli del problema e compiere piccoli passi per ridurre la nostra esposizione alla plastica può avere un grande impatto per il nostro futuro.
Come la plastica finisce catena alimentare?
Gli autori fanno un esempio semplice e piuttosto comune in tutto il mondo: il caffè da asporto. Le tazze da caffè da asporto, oggi per lo più fatte di carta, possono sembrare innocue a prima vista. Tuttavia, non molti sanno che l’interno della maggior parte delle tazze di carta – circa il 5-10% della tazza – è coperto da uno strato sottile di plastica. Uno studio del 2023 pubblicato su Nature ha dimostrato che, quando il liquido caldo viene versato nella tazza, sostanze chimiche tossiche iniziano a fuoriuscire da questo sottile strato di plastica, finendo nel nostro stomaco. Nel 2019, un gruppo di ricerca dell’India ha scoperto che circa 15 minuti dopo che una tazza di carta è stata riempita con un liquido caldo, vengono rilasciate numerose particelle di microplastica provenienti dalla pellicola di plastica – in media 25.000 particelle per tazza da 100 ml. Lo stesso vale per la maggior parte degli imballaggi, dalle scatole da asporto ai prodotti di tutti i giorni al supermercato, tra cui latte, formaggio e pane.
Le microplastiche nelle bottiglie di plastica
Un’altra fonte comune di microplastiche sono le bottiglie di plastica per l’acqua. Similmente alle tazze da asporto, uno studio del 2024 ha scoperto che le bottiglie di plastica possono rilasciare particelle nonoplastiche durante la fase di imbottigliamento o di tappatura. Oltre alle bottiglie, l’acqua stessa può spesso essere contaminata, poiché i rifiuti di plastica che finiscono nei corpi d’acqua come fiumi e laghi si decompongono in particelle minuscole. Uno studio recente che ha esaminato cinque diverse bottiglie d’acqua di tre marchi popolari, i cui ricercatori hanno rifiutato di identificare, ha trovato, in media, 240.000 particelle di sette diversi tipi di plastica, principalmente sotto forma di nanoplastiche.
Plastica anche nei cibi freschi
Tuttavia, non sono solo i prodotti confezionati a finire nella nostra catena alimentare. Frutta e verdura sono state trovate con tracce di plastica. Molte aziende agricole in tutto il mondo utilizzano i fertilizzanti provenienti dai nostri sistemi di trattamento delle acque reflue. Il sottoprodotto dell’acqua trattata è il fango di fogna, una sostanza ricca di nutrienti che fa da ottimo fertilizzante. Anche se il processo è considerato un buon uso del sottoprodotto, sta rilasciando microplastiche nei suoli in cui coltiviamo i nostri cibi.
Il rapporto Consumer Reports
Un’analisi del 2024 di Consumer Reports ha indicato una presenza diffusa di plastica nel nostro sistema alimentare. Il rapporto ha rilevato che 84 su 85 supermercati erano positivi per i ftalati, una sostanza chimica utilizzata nella produzione della plastica. Lo stesso rapporto ha anche scoperto che il 79% dei campioni alimentari analizzati conteneva bisfenolo A, un’altra sostanza chimica contenuta nella plastica. Non sorprende, quindi, che la plastica si trovi ora anche nelle feci e nel sangue umano.
Possiamo evitare la plastica?
Il modo più semplice che abbiamo per evitare di ingerire plastica è ridurre la nostra esposizione a prodotti e materiali plastici. Utilizzando bottiglie riutilizzabili in metallo, contenitori per il caffè, contenitori di vetro e acquistando prodotti alimentari non avvolti in plastica. Inoltre, sostenere alternative di imballaggio sostenibili e sollecitare cambiamenti normativi per garantire la sicurezza alimentare sono azioni fondamentali per affrontare questa emergenza. “Possiamo e dovremmo anche esercitare pressioni per cambiamenti normativi che garantiscano il rispetto di linee guida più rigorose nei processi di sicurezza alimentare e che limitino o riducano l’uso della plastica nella nostra catena alimentare” commentano gli autori.
Share this content: