PM2.5 oltre i limiti OMS: il nuovo rapporto mondiale
Un nuovo rapporto appena pubblicato di IQAir rivela livelli di PM2.5 oltre i limiti OMS nel 92,5% dei Paesi esaminati su scala globale.
Su 134 Paesi e regioni analizzati nel rapporto, solo sette – Australia, Estonia, Finlandia, Grenada, Islanda, Mauritius e Nuova Zelanda – rispettano il limite raccomandato dall’OMS per il PM2.5 di 5 mg/mc di concentrazione media annua.
Nel suo cammino verso gli standard OMS, la comunità UE trova un accordo sulla nuova direttiva per la qualità dell’aria ma possibili deroghe minacciano il percorso di riduzione dell’inquinamento atmosferico.
Il report mondiale sulla qualità dell’aria
Il World Air Quality Report 2023 realizzato dall’organizzazione svizzera, “partner tecnologico del Programma ambientale delle Nazioni Unite, delle Nazioni Unite e Greenpeace”, è stato creato utilizzando dati in tempo reale sulla qualità dell’aria provenienti da oltre 30.000 stazioni di monitoraggio in tutto il mondo.
Il suo obiettivo è di “coinvolgere governi, istituzioni educative, organizzazioni e individui al fine di promuovere la consapevolezza sulla qualità dell’aria e incoraggiare azioni collaborative per migliorare la salute pubblica”.
Il PM2.5 nel mondo
Nonostante la qualità dell’aria sia generalmente più pulita rispetto a quanto fosse nel secolo scorso, come conferma la situazione italiana contenuta nell’ultimo rapporto SNPA (Sistema Nazionale Protezione Ambiente), i livelli di inquinamento atmosferico rimangono sopra le soglie di sicurezza per la salute umana.
In particolar modo in relazione al PM2.5, il nuovo report mostra come ancora diversi Paesi nel mondo registrino livelli di concentrazioni particolarmente pericolosi.
Tra questi, il più inquinato risulta il Pakistan, con livelli di PM2.5 più di 14 volte superiori allo standard dell’OMS, seguito da India, Tagikistan e Burkina Faso.
Ma anche nei paesi ricchi e in rapida crescita, i progressi nel ridurre l’inquinamento dell’aria sono minacciati. Il Canada, considerato da sempre uno dei Paesi con l’aria più pulita nel mondo occidentale, risulta il peggiore nel 2023 per i livelli di PM2.5. Lo scorso anno infatti, la qualità dell’aria è stata particolarmente danneggiata dagli incendi che hanno devastato il Paese, con nubi tossiche propagate in tutto il territorio e negli Stati Uniti.
Anche in Cina non migliora i suoi già allarmanti livelli di inquinamento dell’aria e anzi, il rapporto mostra un aumento del 6,5% nei livelli di PM2.5 legato alla ripresa economica post-Covid.
I principali risultati del World Air Quality Report 2023
“Purtroppo le cose sono peggiorate“, ha dichiarato Glory Dolphin Hammes, amministratore delegato di IQAir per il Nord America. Come ribadito anche da Hammes, la scienza è piuttosto chiara sugli impatti dell’inquinamento atmosferico, eppure continuiamo ad essere esposti ad un livello di inquinamento di fondo troppo alto per essere salutare. “Non stiamo apportando cambiamenti abbastanza velocemente“, ha quindi concluso questo.
- 124 paesi e regioni, corrispondenti al 92,5% del totale, hanno superato il limite annuale dell’OMS per il PM2,5 di 5 µg/m3.
- Le prime dieci città più inquinate del mondo si trovano nella regione dell’Asia centrale e meridionale.
- Begusarai, in India, è stata la città più inquinata del 2023, con l’India che ospita anche le quattro città più inquinate del mondo.
- L’Africa è il continente più carente di dati sulla qualità dell’aria, con un terzo della popolazione che non ha ancora accesso a tali informazioni.
- Nel sud-est asiatico, le condizioni climatiche e la foschia transfrontaliera hanno contribuito all’aumento delle concentrazioni di PM2,5 in quasi tutti i paesi della regione.
- La città più inquinata degli Stati Uniti è stata Columbus, Ohio, mentre Beloit, Wisconsin, è risultata la città più inquinata.
- Las Vegas, Nevada, è stata la città più pulita negli Stati Uniti.
- Per la prima volta, il Canada è stato il paese più inquinato del Nord America, con 13 delle città più inquinate situate al suo interno.
- Il 70% dei dati in tempo reale sulla qualità dell’aria in America Latina e nei Caraibi proviene da sensori a basso costo.
Gli effetti del PM2.5 sulla salute umana
L’inquinamento dell’aria è la maggiore minaccia ambientale per la salute umana, dato che causa, approssimativamente, un decesso su nove a livello mondiale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’inquinamento atmosferico è responsabile di circa sette milioni di morti premature ogni anno.
Tra le molteplici sostanze inquinanti disperse nell’aria a seguito dell’attività antropica, particolare attenzione viene sempre più rivolta al PM2.5, o particolato fine. Secondo l’OMS e la European environmental agency (Eea) infatti, questo è tra componenti più nocivi e causa del più alto numero di morti premature.
L’esposizione alle particelle sottili PM2.5 provoca e peggiora numerose condizioni di salute, tra cui l’asma, il cancro, l’ictus e le malattie polmonari, ma anche Alzheimer e demenza. Inoltre, può compromettere lo sviluppo cognitivo dei bambini, causare problemi di salute mentale e complicare malattie preesistenti come il diabete.
Limiti consentiti e linee guida OMS per il PM2.5
Alla luce della crescente ricerca scientifica che conferma i danni sulla salute umana, nel 2021, l’OMS ha abbassato la sua linea guida per i livelli “sicuri” di PM2.5.
Tuttavia, anche le più rigorose indicazioni OMS potrebbero non essere sufficienti. Come emerge infatti da una recente ricerca statunitense, anche le più piccole esposizioni sono associate a un aumento delle ospedalizzazioni per condizioni come le malattie cardiache e l’asma.
Per proteggere di più la salute umana, l’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce quindi di non superare la concentrazione media annua di 5 microgrammi per metro cubo per il PM2.5, una concentrazione giornaliera di 15 mg/mc e un massimo di 3 giorni all’anno di sforamento della soglia giornaliera.
L’UE verso i limiti OMS
In questo contesto si inserisce la nuova Direttiva UE sulla qualità dell’aria 2030. Questa che prevede, anche ma non solo, una riduzione significativa delle concentrazioni consentite per il PM2.5, PM10 e biossido di azoto (NO2), rappresenta la road map europea verso le più rigorose indicazioni OMS.
La Direttiva punta a dimezzare le sostanze più inquinanti dell’aria entro il 2030: per il PM2.5 prevede una concentrazione media annua pari a 10 mg/mc (contro l’attuale soglia consentita di 25 mg/mc). Inoltre stabilisce una soglia massima giornaliera pari a 25 mg/mc e un totale annuo di 18 giornate di sforamento consentite.
La nuove normativa europea ha visto di recente il raggiungimento di un accordo dal Consiglio dell’Ue e dall’Eurocamera. Tuttavia, a fronte delle forti polemiche ricevute anche dall’Italia, questa prevede “per ragioni specifiche e a rigorose condizioni”, la possibilità di un rinvio del termine per allinearsi alle nuove disposizioni.
La possibilità di deroga (che potrebbe andare fino al 2040) è stata fortemente contestata da associazioni ambientaliste e professionisti della salute che chiedono invece di raggiungere quanto prima i nuovi obiettivi.
Tra i molteplici danni che la deroga potrebbe causare se applicata alla Pianura Padana, un nuovo studio di EEB stima solo nel nostro Paese 120 mila morti premature in più.
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