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Quanto è inquinato il Mar Mediterraneo?

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Quanto è inquinato il Mar Mediterraneo?

L’8 luglio di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale del Mar Mediterraneo. Questa ricorrenza è stata istituita nel 2014 per evidenziare l’importanza del Mar Mediterraneo in termini di biodiversità, cultura, storia e economia. Il Mediterraneo è una delle regioni marine più ricche di biodiversità al mondo e ha un significato storico e culturale ineguagliabile, essendo stato un crocevia di civiltà per millenni.

La Giornata Internazionale del Mar Mediterraneo ha diversi obiettivi: sensibilizzare la popolazione sull’importanza della conservazione e della protezione del Mar Mediterraneo; promuovere azioni concrete per preservare l’ambiente marino e costiero, combattendo l’inquinamento e la pesca eccessiva; valorizzare il patrimonio culturale e storico legato al Mediterraneo, riconoscendo il suo ruolo cruciale nello sviluppo delle civiltà umane; incoraggiare la cooperazione internazionale tra i paesi che si affacciano sul Mediterraneo per affrontare sfide comuni come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e l’inquinamento.



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Quanto è inquinato il Mar Mediterraneo? Lo studio

Il Mar Mediterraneo, pur rappresentando solo l’1% delle acque marine globali, contiene una percentuale sproporzionata di plastica, pari al 7% della plastica marina mondiale. Le microplastiche (particelle inferiori ai 5 mm) sono particolarmente abbondanti, con densità elevate che raggiungono fino a 1,25 milioni di frammenti per chilometro quadrato. Questa elevata concentrazione di plastica rappresenta una seria minaccia per l’ecosistema marino. È quanto sostiene lo studio “The Mediterranean: Mare Plasticum“, pubblicato dall’ International Union for Conservation of Nature (IUCN) nel 2020, che evidenzia l’urgenza di affrontare l’inquinamento da plastica nel Mar Mediterraneo attraverso un approccio olistico e cooperativo, che coinvolga tutti gli stakeholder, dai governi alle comunità locali. Proteggere questo ecosistema unico e vitale è fondamentale per garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire.

Le fonti d’inquinamento e l’impatto sull’ecosistema marino

La plastica nel Mediterraneo proviene da diverse fonti, tra cui il turismo costiero, la pesca, l’acquacoltura e le attività marittime. I fiumi che sfociano nel Mediterraneo sono tra i principali vettori di plastica, dato che trasportano i rifiuti dalle aree urbane e industriali verso il mare. Questo flusso continuo di plastica dai fiumi aggrava ulteriormente l’inquinamento marino.

L’inquinamento da plastica danneggia gravemente la fauna marina. Gli animali marini ingeriscono plastica o ne rimangono intrappolati, causando soffocamento, fame e morte. Le microplastiche sono ingerite da una vasta gamma di organismi, dai piccoli invertebrati ai grandi pesci, entrando così nella catena alimentare e potenzialmente raggiungendo l’uomo. Questo fenomeno ha conseguenze devastanti per l’intero ecosistema marino.

L’inquinamento da plastica ha un impatto negativo sul turismo, uno dei principali settori economici dei paesi mediterranei. Le spiagge inquinate allontanano i turisti e riducono le entrate economiche locali. La pesca e l’acquacoltura subiscono perdite economiche a causa della contaminazione degli stock ittici e dei danni alle attrezzature da pesca. Questi effetti socio-economici rendono l’inquinamento da plastica una questione urgente da affrontare.

Sfide di gestione e politiche

Lo studio sottolinea la necessità di una gestione integrata dei rifiuti e di politiche efficaci per ridurre l’uso della plastica monouso e migliorare la gestione dei rifiuti. La cooperazione internazionale tra i paesi del Mediterraneo è cruciale per affrontare l’inquinamento da plastica in modo coordinato ed efficace. Senza un approccio concertato, sarà difficile mitigare l’impatto della plastica sul Mediterraneo.

Per affrontare l’inquinamento da plastica nel Mar Mediterraneo, è fondamentale implementare programmi di sensibilizzazione e educazione ambientale per ridurre l’uso della plastica e promuovere comportamenti sostenibili. Sviluppare tecnologie e infrastrutture per migliorare la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti è altrettanto essenziale. Inoltre, rafforzare le normative e le politiche a livello locale, nazionale e regionale è indispensabile per prevenire il rilascio di plastica nell’ambiente marino.

“Il Mar Mediterraneo è un simbolo della crisi globale dell’inquinamento da plastica”

Secondo Minna Epps, direttore del Programma globale marino e polare dell’International Union for Conservation of Nature, il Mar Mediterraneo “è oggi anche un simbolo della crisi globale dell’inquinamento da plastica. Nessuna area del mondo è immune da questo problema, inclusi i poli e le isole remote. Per affrontare efficacemente l’aumento dei rifiuti di plastica e delle perdite nell’ambiente, è necessario un approccio sistemico”.

Il Mar Mediterraneo, circondato da paesi con realtà socioeconomiche diverse, offre infatti “un contesto perfetto per testare e modellare diverse azioni relative ai rifiuti di plastica e microplastiche. Il rapporto mira a colmare le lacune di conoscenza e a promuovere azioni preventive e correttive nei paesi del bacino mediterraneo, identificando e quantificando i tipi più critici di plastica scaricati in mare”.

Per Epps, il rapporto “raccomanda priorità mirate per i paesi mediterranei e offre strumenti per monitorare i progressi delle iniziative contro l’inquinamento da plastica. Sottolinea inoltre le sfide nella modellazione dei dati esistenti e la necessità di migliorare i meccanismi di raccolta, archiviazione e condivisione dei dati. Un quadro comune per armonizzare le procedure di monitoraggio dell’inquinamento da plastica è fondamentale per diffondere globalmente un processo decisionale basato sulla scienza”.

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