Rapporto ONU, sviluppo sostenibile: Paesi in ritardo, Italia 23esima
Il mondo è notevolmente indietro nel raggiungimento della maggior parte degli obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti nel 2015, come la lotta contro la povertà e la fame. A dirlo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite (ONU) che evidenzia tra i problemi principali la mancanza di finanziamenti, le tensioni geopolitiche e l’impatto della pandemia di Covid-19.
Il rapporto annuale sullo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite valuta la performance dei 193 stati membri nell’attuazione dei 17 ampi “obiettivi di sviluppo sostenibile” (SDG), che includono anche il miglioramento dell’accesso all’istruzione e alla sanità, la fornitura di energia pulita e la protezione della biodiversità.
Progressi degli obiettivi
Il rapporto ha rivelato che nessuno dei 17 obiettivi è in linea per essere raggiunto entro il 2030, con la maggior parte dei target che mostrano “progressi limitati o addirittura regressi”. Solo il 16% degli obiettivi è sulla strada giusta, mentre l’84% rimanente è ancora lontano dal realizzarsi. Il rapporto esorta i paesi a colmare le croniche carenze di finanziamento e a rinnovare il sistema delle Nazioni Unite.
“Quello che questo rapporto mostra è che, anche prima della pandemia, i progressi erano già troppo lenti,” ha dichiarato Guillaume Lafortune, Vicepresidente della Rete di Soluzioni per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDSN) e autore principale del rapporto. “Una volta che la pandemia ha colpito, e con altre crisi – inclusi i conflitti militari – abbiamo assistito a una stagnazione.”
Aree critiche e raccomandazioni
Il rapporto ha identificato la lotta contro la fame, la creazione di città sostenibili e la protezione della biodiversità terrestre e acquatica come aree particolarmente problematiche. Anche obiettivi politici come la libertà di stampa hanno subito una battuta d’arresto negli ultimi anni. Inoltre, i progressi verso l’aumento dell’aspettativa di vita e la lotta all’obesità sono stati insufficienti, mentre trend leggermente più positivi si registrano nell’accesso a servizi e infrastrutture di base, anche se i progressi sono ancora troppo lenti e diseguali tra i vari Paesi.
Un esempio delle problematiche legate alla sostenibilità ambientale è dato dalle migliaia di pesci morti nella Laguna di Bustillos, in Messico, a causa delle temperature estremamente elevate e dei bassi livelli dell’acqua.
Disparità regionali
Il rapporto sottolinea come il ritmo di raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile vari significativamente da regione a regione. I paesi del Nord Europa continuano a guidare il cosiddetto SDG Index e anche negli Stati del gruppo BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) si registrano progressi significativi, mentre le nazioni vulnerabili restano in grave ritardo. La Finlandia è al primo posto della classifica, seguita da Svezia, Danimarca, Germania e Francia. L’Italia si colloca al ventitreesimo posto su 167 Stati analizzati, mentre si accentua il divario della performance tra gli Stati più poveri e la media globale.
Necessità di un nuovo multilateralismo
Quando l’agenda 2030 è stata adottata dagli Stati membri delle Nazioni Unite nel 2015, non si prevedeva la “policrisi” che ha caratterizzato gli ultimi anni, dal COVID alla guerra in Ucraina e alla crisi energetica. Eppure, il tempo stringe: «Il 2024 segna un punto di svolta», sottolineano gli esperti, indicando in «un nuovo ed efficace multilateralismo» una delle strade da seguire, perché nessun Paese può affrontare da solo sfide come la crisi climatica globale, la transizione energetica, la pace e la sicurezza, e l’uso corretto dell’intelligenza artificiale.
Riformare il sistema finanziario internazionale
Lafortune ha affermato che i paesi in via di sviluppo necessitano di un maggiore accesso ai finanziamenti internazionali sostenibili, aggiungendo che istituzioni come le agenzie di rating dovrebbero essere incoraggiate a considerare il benessere economico ed ambientale a lungo termine di un paese, piuttosto che solo la sua liquidità a breve termine.
Il rapporto pone l’attenzione sul Summit del Futuro, previsto alle Nazioni Unite a settembre, il cui scopo è stipulare un “Patto per il Futuro” per avanzare finalmente a un ritmo più rapido verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Riformare l’architettura finanziaria internazionale è più urgente che mai, poiché, secondo le stime, oltre 600 milioni di persone nel mondo affronteranno ancora la fame nel 2030, un dato che evidenzia una delle sfide principali nella lotta alle diseguaglianze.
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