Reati ambientali, una nuova direttiva inasprisce le pene
Di Cristina Saja
La direttiva (UE) 2024/1203 del Parlamento europeo e del Consiglio, entrata in vigore il 20 maggio 2024, rappresenta un passo significativo verso un maggiore rigore nella tutela penale dell’ambiente. Questa normativa introduce un inasprimento delle sanzioni per i reati ambientali e amplia l’elenco delle fattispecie criminali, con l’obiettivo di rendere più efficace la prevenzione e la repressione delle attività dannose per l’ambiente.
Quali sono le principali novità della direttiva?
Tra le principali novità introdotte dalla direttiva, vi è certamente l’ampliamento delle fattispecie di reato ambientale. La direttiva estende l’elenco dei reati ambientali per includere nuove fattispecie, come il traffico illegale di legname, il riciclaggio di componenti inquinanti da navi e violazioni gravi delle normative sulle sostanze chimiche. Questo ampliamento mira a colmare le lacune normative e a fornire strumenti adeguati per affrontare le nuove minacce ambientali emergenti
A queste nuove fattispecie, non possono non abbinarsi, poi, sanzioni più severe. Per le persone fisiche, le pene possono arrivare fino a 10 anni di reclusione nei casi più gravi, come quelli che causano danni irreversibili all’ambiente. Le imprese, quindi le persone giuridiche, possono essere soggette a sanzioni pecuniarie pari al 3% o 5% del fatturato annuo mondiale, oppure a un importo fisso che varia tra 24 e 40 milioni di euro, in base alla gravità del reato.
La direttiva introduce, inoltre, l’obbligo per i responsabili di risarcire i danni ambientali e di ripristinare l’ambiente danneggiato. Questo approccio non solo mira a punire i trasgressori, ma anche a garantire la riparazione dei danni causati. La normativa in questione rafforza anche la protezione per gli informatori (whistleblowers) che denunciano i reati ambientali con misure di sostegno e assistenza nei procedimenti penali. In tal caso, l’obiettivo è promuovere una maggiore trasparenza e a incoraggiare la denuncia delle attività illecite che danneggiano l’ambiente. La direttiva prevede la formazione specializzata per le forze dell’ordine, i giudici e i pubblici ministeri per migliorare le competenze nel perseguimento dei reati ambientali. Inoltre, è istituito un sistema di registrazione e raccolta dati sui reati ambientali per monitorare l’efficacia delle misure di contrasto e fornire dati accurati per valutare l’impatto delle politiche ambientali.
Entro quando gli Stati membri devono adattarsi?
Gli Stati membri dell’Unione Europea hanno tempo fino al 21 maggio 2026 per recepire la direttiva nel diritto nazionale, adeguando le proprie normative in materia di reati ambientali. Questa direttiva rappresenta un avanzamento significativo nella protezione dell’ambiente a livello europeo, fornendo un quadro normativo più robusto per combattere efficacemente la criminalità ambientale e promuovere una gestione sostenibile delle risorse naturali.
Quali altre disposizioni ha rafforzato questa direttiva?
Le precedenti direttive, come la 2008/99/CE e la 2009/123/CE, non erano più sufficienti a coprire l’ampio spettro delle nuove minacce ambientali. La direttiva 2024/1203 introduce un quadro più robusto, sostituendo e ampliando le normative esistenti per includere nuovi reati e rafforzare le misure punitive e preventive. Tra gli obiettivi di questo ultimo atto normativo, infatti, vi è l’obiettivo di rafforzare la tutela penale ambientale, armonizzare le normative sugli Stati membri, incrementare la responsabilità e la prevenzione, proteggere e supportare gli informatori. Il contesto storico di questa direttiva è legato a un crescente riconoscimento globale della necessità di proteggere l’ambiente e affrontare i cambiamenti climatici. L’Unione Europea ha adottato numerose iniziative per migliorare la gestione delle risorse naturali e ridurre l’impatto ambientale delle attività umane e la direttiva 2024/1203 è una delle risposte a queste sfide globali.
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