Sostenibilità digitale: Gen Z e Millennial “attivi a parole”. Boomer disinteressati. La ricerca
Una nuova ricerca dell’Osservatorio per la Sostenibilità Digitale, presentata in occasione del ‘Digital Sustainability Day 2025’ presso l’Università Sapienza di Roma, getta una luce inedita sul complesso rapporto tra le diverse generazioni italiane, l’impegno per la sostenibilità e l’utilizzo delle tecnologie digitali. Il quadro che emerge, intitolato significativamente “Generazioni“, rivela un divario generazionale marcato e sfata alcune convinzioni consolidate.
L’indagine, condotta in collaborazione con l’Istituto di Studi Politici San Pio V, ha analizzato le percezioni e i comportamenti di quattro gruppi demografici: la Generazione Z (18-28 anni), i Millennial (29-44 anni), la Generazione X (45-60 anni) e i Baby Boomer (61-75 anni), utilizzando l’indice Disi (Digital Sustainability Index) ideato dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale.
Giovani digitalmente attivi, na ambientalmente “Teorici”?
Uno dei risultati più sorprendenti riguarda proprio i giovani. Sebbene il 48% della Generazione Z e il 33% dei Millennial si definiscano utenti attivi del digitale e mostrino un interesse per la sostenibilità, la ricerca evidenzia come questa consapevolezza raramente si traduca in azioni concrete e nell’adozione di tecnologie sostenibili. Questo gruppo, definito “Sostenibili Digitali”, sembra rimanere spesso a un livello di sensibilità teorica.
Al contrario, le generazioni più mature mostrano un profilo opposto. Il 32% della Generazione X e ben il 52% dei Baby Boomer si caratterizzano per un basso utilizzo delle tecnologie digitali e una minore importanza attribuita alla sostenibilità.
Scetticismo trasversale sul ruolo del digitale per la sostenibilità
Un dato trasversale e preoccupante è che, indipendentemente dall’età, quasi un italiano su quattro (25%) ritiene che la tecnologia digitale non sia uno strumento utile per perseguire gli obiettivi di sostenibilità. Questo scetticismo diffuso rappresenta una sfida significativa per sfruttare appieno il potenziale del digitale nella transizione ecologica.
Cambiamento climatico: urgenza percepita diversamente
Le differenze generazionali si acuiscono ulteriormente quando si affronta il tema specifico del cambiamento climatico. Sorprendentemente, nonostante ci si aspetti una maggiore consapevolezza tra i giovani, il 31% dei Millennial e il 27% della Generazione Z credono che ci sia ancora tempo per agire. Al contrario, tra gli over 60, la percezione dell’urgenza è molto più forte: il 67% ritiene il cambiamento climatico una priorità assoluta, e il 66% dei Baby Boomer considera urgente anche il problema dell’inquinamento.
Ambientalismo “Analogico” e diffidenza digitale
La ricerca svela un’interessante dinamica: coloro che mostrano visioni ambientaliste più radicate tendono ad essere più diffidenti e spaventati nei confronti della tecnologia. Questo è particolarmente vero per la Generazione X e i Baby Boomer, dove un forte ambientalismo si accompagna spesso a un atteggiamento di forte chiusura verso il mondo digitale.
Consapevolezza teorica vs. azione concreta
Un altro divario significativo emerge nell’analisi della conoscenza dei temi della sostenibilità (ambientale, economico e sociale) e nella capacità di tradurre questa consapevolezza in azioni concrete. Solo il 22% dei più giovani afferma di conoscere molto bene il concetto di sostenibilità, contro un misero 8% degli over 60. Tuttavia, anche tra i giovani, solo uno su tre (34%) dichiara di non conoscere affatto il tema, rispetto al 54% dei Baby Boomer.
Il dato più allarmante è che, indipendentemente dall’età, meno di un italiano su tre è in grado di correlare le proprie convinzioni alle conseguenze che da esse derivano, evidenziando una superficialità nella comprensione delle implicazioni della sostenibilità.
Il Digitale: Un’Opportunità Vista con Riserve
La consapevolezza dell’utilità del digitale è anch’essa difforme tra le generazioni. Sebbene la maggior parte degli italiani (94% tra i 18 e i 60 anni, 87% over 60) veda il digitale come un’opportunità, permangono forti riserve riguardo alle perdite di posti di lavoro, all’ingiustizia e alle disuguaglianze sociali che ne potrebbero derivare (un italiano su otto ne è molto convinto).
I Baby Boomer si confermano la generazione con il tasso di non utilizzo degli strumenti digitali più alto (35%), contro una media molto più bassa per le altre generazioni. Quando lo utilizzano, è prevalentemente per svago. Anche le competenze informatiche vedono un divario, con i giovani che si dichiarano più competenti rispetto agli anziani.
L’Importanza Cruciale delle Competenze Digitali per la Sostenibilità
Come sottolinea Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, “Questi risultati dimostrano che le competenze digitali sono essenziali per diffondere stabilmente comportamenti sostenibili. Senza il supporto digitale, l’interesse per la sostenibilità rischia di rimanere solo una sensibilità teorica, soprattutto con l’avanzare dell’età.”
La ricerca evidenzia come la Generazione Z e i Millennial, pur essendo “Sostenibili Digitali”, adottino raramente tecnologie sostenibili e mettano in atto pochi comportamenti concreti. Al contrario, gli “Insostenibili Analogici” (coloro che non usano il digitale ma sono attenti alla sostenibilità) mostrano una resilienza maggiore nel tempo, arrivando a utilizzare tecnologie sostenibili tanto quanto o più delle generazioni giovani.
Appello all’inclusione digitale per un futuro sostenibile
La ricerca dell’Osservatorio per la Sostenibilità Digitale lancia un chiaro monito: per costruire un futuro realmente sostenibile, è fondamentale colmare il divario generazionale non solo nell’interesse verso l’ambiente, ma anche nell’accesso e nell’utilizzo consapevole delle tecnologie digitali. Solo integrando le competenze digitali nella promozione della sostenibilità sarà possibile trasformare la consapevolezza teorica in azioni concrete e durature per tutte le generazioni.
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