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Green Deal, plastica e pesticidi: a che punto siamo

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Green Deal, plastica e pesticidi: a che punto siamo

L’inquinamento da pesticidi e plastica continua a preoccupare, l’Italia ma non solo. Nonostante gli sforzi intrapresi negli ultimi decenni per la sua riduzione, i dati mostrano un aumento globale dell’uso di pesticidi in agricoltura e allarmanti quantità di residui sono stati trovati nella frutta e verdura consumata in UE. Non solo, l’ONU registra un aumento dell’utilizzo di materie plastiche in agricoltura, con un consumo annuo pari a 12,5 milioni di tonnellate nella produzione vegetale e animale (e ulteriori 37,5 milioni di tonnellate nell’imballaggio alimentare).

Per contrastare l’impatto significativo derivante dall’uso di pesticidi e plastica in agricoltura, l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) annuncia un nuovo grande progetto che vede il coinvolgimento di Paesi quali Ecuador, India, Kenya, Laos, Filippine, Uruguay e Vietnam con un investimento pari a 379 milioni di dollari.

In Europa, nel frattempo, le proposte contenute nel Green Deal – il piano che dovrebbe consentire all’Europa di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 –, a partire dalla riduzione del 50% nell’uso di pesticidi chimici e dal nuovo regolamento sull’uso degli imballaggi in agricoltura, su cui il prossimo 15 marzo si esprimerà il Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio dell’UE prima dell’entrata in vigore definitiva, procedono con non poche difficoltà.

Da una parte l’opposizione dell’industria italiana, a partire da quella agroalimentare e del packaging, dall’altra scienziati, associazioni ambientaliste e cittadini che chiedono di mantenere gli impegni stabiliti nel Green Deal e di adottare misure concrete per affrontare il problema dell’inquinamento da pesticidi, come anche dell’aria e delle acque.

Pesticidi e plastica: quanto inquina l’agricoltura

Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), dal 1990 ad oggi c’è stato un aumento globale nell’uso di pesticidi pari al 74%, per un totale di quasi 4 miliardi di tonnellate di pesticidi utilizzati ogni anno.

Per l’ONU “il settore agricolo è uno dei principali utilizzatori di pesticidi inquinanti organici persistenti (POP), pesticidi altamente pericolosi (HP)”, contribuendo significativamente ai danni alla salute umana e all’ambiente. Le ultime stime parlano di 11.000 morti ogni anno a causa degli effetti tossici dei pesticidi, oltre a danni significativi, nel breve come nel lungo termine, anche su ecosistemi e sulla capacità di resilienza ai cambiamenti climatici da parte di suolo e agricoltori.

Anche “la combustione all’aperto di queste materie continua a gravare sull’inquinamento atmosferico, che causa di un decesso su nove a livello mondiale”, aggiunge l’ONU in occasione della presentazione del “Financing Agrochemical Reduction and Management Programme (FARM)”.

Riduzione dei pesticidi in agricoltura: la nuova iniziativa UNEP

Il FARM (Programma di Riduzione e Gestione del Finanziamento degli Agrochimici) è la nuova iniziativa quinquennale coordinata dall’UNEP volta a sostenere i governi di Ecuador, India, Kenya, Laos, Filippine, Uruguay e Vietnam nel contrasto all’inquinamento derivante dall’uso di pesticidi e plastiche in agricoltura.



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Con un importante finanziamento di 379 milioni di dollari (pari a circa 345 milioni di euro) da parte del Fondo Globale per l’Ambiente, l’iniziativa mira a sostenere il processo di riduzione degli agrochimici e delle plastiche in agricoltura contenenti inquinanti organici persistenti (POPs) e ad “elaborare un business case per banche e decisori politici utile per orientare le risorse politiche e finanziarie verso gli agricoltori per agevolarli nell’adozione di alternative a basso e nullo impatto chimico in alternativa agli agrochimici tossici”.

Il programma quinquennale progettato stima di ridurre il rilascio di oltre 51.000 tonnellate di pesticidi nocivi e oltre 20.000 tonnellate di rifiuti plastici. Contestualmente, grazie alla transizione di aziende agricole e agricoltori verso alternative a basso impatto chimico o del tutto prive di sostanze chimiche, prevede di evitare l’emissione di 35.000 tonnellate di anidride carbonica e di salvaguardare più di 3 milioni di ettari di terra dall’inquinamento.

L’Europa e il Green Deal

Mentre per l’UNEP questo progetto segna “un significativo cambiamento negli sforzi collaborativi tra governi, istituzioni finanziarie, agricoltori e produttori per affrontare l’inquinamento agricolo, aprendo la strada a un sistema alimentare più equo e resiliente”, a livello nazionale ed europeo, le politiche ambientali e il Green Deal continuano a trovare forti resistenze e a rallentamenti.

Tante le misure “rinnegate” e depotenziate dall’UE: dalla proposta di riduzione dei pesticidi, alla legge sul ripristino della natura, fino alla direttiva sulla qualità dell’aria.

LUE ritira la proposta sulla riduzione dei pesticidi

Ad inizio febbraio, a seguito delle proteste degli agricoltori in diverse città europee e delle bocciature ricevute dal Parlamento UE e dal Consiglio, la Commissione UE ha annunciato il ritiro della proposta del Regolamento Sur (Sustainable use regulation) che puntava alla riduzione del 50% (rispetto al triennio 2015-2017) dell’uso di pesticidi e fitofarmaci chimici entro il 2030.

Una decisione definita da Legambienteincomprensibile e che non aiuta gli agricoltori né il futuro dell’agricoltura e che va a discapito dell’ambiente e della salute dei cittadini”, ma accolta con favore da Coldiretti, nella convinzione che il ritiro della proposta permetta di salvare “il 30% delle produzioni alla base della dieta mediterranea, dal vino al pomodoro, messe a rischio dall’irrealistico obiettivo di dimezzare l’uso di agrofarmaci”, come ha affermato il presidente dell’associazione, Ettore Prandini.

Secondo Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, invece, il regolamento sulla riduzione dei pesticidi in UE “avrebbe potuto rappresentare uno dei fondamenti della nuova politica agricola comune, architrave di un più ambizioso Green Deal europeo” ed essere “uno strumento importante per raggiungere gli obiettivi della strategia Farm to Fork, quali la riduzione del 50% dell’uso di pesticidi chimici e la riduzione del 50% dell’uso di pesticidi più pericolosi entro il 2030”.

Plastica e imballaggi: in arrivo il nuovo regolamento

È ancora in piedi, sebbene anch’esso depotenziato, il nuovo regolamento a sostegno della riduzione, del riutilizzo e del riciclo degli imballaggi in UE, che sarà votato dal Comitato dei rappresentanti permanenti venerdì 15 marzo.

Il testo, denominato “Packaging and Packaging Waste Regulation”, dopo l’accordo provvisorio raggiunto in sede di trilogo dal Parlamento Europeo e dal Consiglio UE (il 5 marzo), si avvicina alla conclusione del processo che lo porterà all’entrata in vigore.

Questo prevede l’ambizioso obiettivo di tagliare del 15% gli imballaggi entro il 2040 nei Paesi del Vecchio Continente, incoraggiando inoltre il riuso e altre misure volte ad aumentare la sicurezza e promuovere l’economia circolare.

Tra le altre misure contenute nel nuovo regolamento, anche il divieto di utilizzare imballaggi in plastica monouso per frutta, verdura fresca e alimenti serviti in bar e ristoranti a partire dal 1° gennaio 2030. Alcune eccezioni sono tuttavia contemplate, come i cartoni del latte, gli imballaggi monouso in plastica compostabile e quelli per frutta e verdura sotto il peso di un chilo e mezzo, se necessari per evitare perdita di peso, acqua e turgore.

Il compromesso riconosce inoltre l’importanza di riutilizzare almeno il 10% degli imballaggi per bevande entro il 2030 e include l’obbligo per i distributori finali di bevande e cibi da asporto nel settore della ristorazione di offrire ai consumatori la possibilità di portare il proprio contenitore. Tuttavia, il 90% dei contenitori per bevande monouso in plastica e metallo (fino a tre litri) dovrà essere raccolto separatamente entro il 2029 tramite sistemi di deposito cauzionato o vuoto a rendere.

Le reazioni in Italia al regolamento sugli imballaggi

Per il Corepla (Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli imballaggi in plastica) il nuovo regolamento “mette a rischio 4.000 imprese in Italia e circa 50.000 addetti, ma soprattutto mette a rischio un lavoro fatto negli ultimi 25-30 anni da consorzi e istituzioni per divulgare culturalmente il valore della raccolta differenziata”. Il Consorzio, critica “l’ombrello fortemente ideologico” sotto cui è nato il regolamento, l’enfatizzazione del “riuso a discapito del riciclo e soprattutto il fatto che non tiene in considerazione lo stato di avanzamento di molti Paesi”, ha dichiarato ad askanews Andrea Campelli, direttore relazioni esterne di Corepla.

“L’Italia è un’eccellenza a livello europeo nel riciclo degli imballaggi, i risultati parlano molto chiaro, con questo regolamento rischiamo di tornare 30 anni indietro – ha aggiunto Campelli -. Gli imballaggi, soprattutto quelli per gli alimenti, hanno la funzione fondamentale di proteggerli e di garantirne la conservazione. La maggior parte delle vaschette in Pet che troviamo nei supermercati sono fatte con materiale riciclato. Se questo regolamento passasse così com’è questo non sarebbe più possibile, dovremmo in qualche modo portare i nostri pack nel supermercato con delle incertezze sull’igiene e sulla protezione degli alimenti che non possiamo permetterci soprattutto uscendo da un dramma globale come quello della pandemia”.

“A rischio la filiera ortofrutticola”

Anche per il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, “pur apprezzando i progressi fatti” nel Regolamento, rimane “inaccettabile il divieto per alcuni imballaggi monouso, come quello per frutta e verdura fresca sotto 1,5 kg”.

“Se il divieto dovesse infatti essere confermato nel testo finale, si tratterebbe di una sconfitta per l’intera filiera ortofrutticola europea”, ha commentato il presidente di Confcooperative Fedagripesca Carlo Piccinini.

Pesanti critiche anche dalla filiera agroalimentare italiana, insieme alla Uila (Unione Italiana dei Lavori Agroalimentari) che in una recente lettera alla presidente del Parlamento europeo chiedono di “cestinare” la regolamentazione definendola “il peggiore e più macroscopico errore che la UE possa compiere”.

Perché il nuovo regolamento sugli imballaggi è necessario

Nonostante alcune esenzioni preoccupanti, – ha commentato invece Zero Waste Europe in una nota – l’ultimo round di colloqui sul regolamento imballaggi ha individuato buoni passi avanti per affrontare la crisi dei rifiuti di imballaggio in corso in Europa”.

La rete ambientalista plaude soprattutto al divieto dei PFAS negli imballaggi alimentari, tuttavia esprime grande preoccupazione per alcune esenzioni a vantaggio delle applicazioni a base di carta e compositi.
 “Avevamo bisogno di un’azione più forte sulla riduzione dei rifiuti e sui sistemi di riutilizzo degli imballaggi, invece abbiamo ottenuto una quantità vertiginosa di scappatoie normative per gli imballaggi monouso. È ambientalmente ed economicamente assurdo”, ha commentato Aline Maigret, responsabile politica di Zwe.

La rete europea solleva preoccupazioni anche circa l’assenza del sostegno della Commissione europea al testo finale a causa del problema della plastica riciclata importata, “poiché è della massima importanza che i materiali riciclati siano della stessa qualità e soddisfino gli stessi requisiti ovunque vengano prodotti, per proteggere la vera principi di circolarità nell’UE”.

Infine, aggiungono da Zwe, sebbene le parti abbiano concordato di vietare l’incenerimento e lo smaltimento in discarica degli imballaggi riciclabili, “l’interpretazione di questo accordo non è chiara”. Secondo la rete europea, resta da chiarire se il divieto riguarda solo i rifiuti di imballaggio raccolti separatamente o comprende tutti i rifiuti di imballaggio, compresi quelli che non vengono raccolti separatamente mentre “l’applicazione più efficace di questo divieto” rimane “imporre la raccolta differenziata dei rifiuti prima dell’incenerimento e dello smaltimento in discarica”, concludono da Zero Waste Europe.

I benefici del regolamento sugli imballaggi

Con una produzione di imballaggi inquinanti che ammonta a quasi 180 kg pro capite ogni anno per i cittadini europei, e alla luce dei danni a salute ed ambiente ormai ampiamente documentati, il nuovo regolamento permetterebbe di contribuire significativamente a preservare la salute umana, le risorse naturali e tutelare gli ecosistemi.

Secondo le stime, il regolamento guarderebbe ad una riduzione delle emissioni inquinanti di gas serra in UE pari a più di 20 milioni, e ad una riduzione nell’utilizzo dell’acqua di 1,1 milione di metri cubi l’anno.

Non solo, la sua attuazione porterebbe anche benefici economici e sociali traducendosi in nuove opportunità lavorative attraverso strategie come la riconversione delle aziende. Secondo le stime delle autorità europee infatti, l’implementazione dell’economia circolare potrebbe generare circa 700.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030 nei paesi dell’Unione Europea.

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