Microplastiche nella placenta umana: allarme degli scienziati
Un recente studio dell’Università del New Mexico ha rilevato microplastiche nella placenta umana. I potenziali danni per la salute umana, anche sono ancora incerti, creano allarme tra gli scienziati.
Le microplastiche rilevate
Dai risultati emerge che il polietilene, usato per sacchetti e era il polimero più diffuso nel tessuto, rappresentava il 54% della plastica individuata. PVC e nylon costituivano ciascuno il 10%, mentre il rimanente 26% comprendeva altri nove polimeri. Utilizzando un nuovo strumento analitico, il team ha identificato questi composti in tutti e 62 i frammenti di placenta analizzati nella placenta, con concentrazioni tra 6,5 e 790 microgrammi per grammo di tessuto. I risultati sono stati pubblicati su Toxicological Sciences.
L’allarme degli scienziati
Sebbene lo studio sia di dimensioni limitate, l’autore principale, Matthew Campen, ha lanciato un allarme sulla salute umana, soprattutto considerando l’aumento costante delle microplastiche nell’ambiente. Campen sottolinea che queste sostanze potrebbero avere fino a 40 o 50 anni e, pur essendo già presenti nei nostri corpi già dalla placenta, gli effetti sulla salute non sono chiari. La presenza di microplastiche nella placenta è particolarmente preoccupante, poiché è un organo in formazione che inizia a svilupparsi circa un mese dopo l’inizio della gravidanza. L’autore avverte che le microplastiche impiegano più tempo per concentrarsi negli altri organi, rendendo il dato ancor più inquietante. In conclusione, nell’articolo la comunità scientifica è chiamata a indagare ulteriormente sugli impatti potenziali di queste sostanze sulla salute umana.
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