Scioperi e smog: a Milano e Napoli livelli di PM10 alle stelle durante le proteste

Le giornate di scioperi del trasporto pubblico hanno fatto registrare un netto peggioramento della qualità dell’aria a Milano e Napoli. Nella città lombarda, il 31 ottobre, i livelli di PM10 hanno superato i limiti di sicurezza, con valori tra 62 e 49 µg/m³, ben oltre la soglia di 50 µg/m³. A Napoli, centraline in aree densamente popolate, come Via Epomeo e Torre Annunziata, hanno registrato picchi simili, mettendo in evidenza un fenomeno sempre più critico.

Traffico paralizzato e veicoli inquinanti

Quando autobus, treni e metro si fermano, le città si ritrovano sommerse da un’ondata di traffico automobilistico. Il parco auto italiano, con un’età media superiore ai 12 anni, gioca un ruolo chiave in questa dinamica: molte delle vetture in circolazione non sono dotate delle tecnologie più recenti per il controllo delle emissioni, aumentando significativamente la concentrazione di polveri sottili come PM10 e PM2.5. L’incremento di questi inquinanti, capaci di penetrare nei polmoni e nel sistema cardiovascolare, rappresenta un serio rischio sanitario. Bambini, anziani e soggetti vulnerabili sono i più colpiti, con un aumento di patologie respiratorie e cardiache legate all’esposizione.

Un dilemma tra diritti e sostenibilità

Gli scioperi sono uno strumento di protesta legittimo e garantito dalla Costituzione, ma il loro impatto ambientale e sociale solleva interrogativi. È possibile individuare forme di protesta che non aggravino la crisi climatica e sanitaria? Presidi simbolici e campagne digitali potrebbero rappresentare alternative valide e meno dannose. I dati parlano chiaro: il trasporto pubblico è una risorsa insostituibile per ridurre traffico e inquinamento nelle città. Garantire la continuità del servizio anche durante le agitazioni e investire in soluzioni infrastrutturali moderne sono passi fondamentali per conciliare le esigenze di lavoratori, cittadini e ambiente.