Loading Now

Sicilia, le polveri vulcaniche e l’inquinamento fanno ammalare di più

sicilia polveri vulcaniche inquinamento

Sicilia, le polveri vulcaniche e l’inquinamento fanno ammalare di più

di Cristina Saja

L’idea di studio portata avanti dal dott. Rocco Salvatore Calabrò e dalla dott.ssa Loredana Raciti, risale al 2020 quando gli esperti – in piena epoca Covid-19, hanno avanzato un’ipotesi scientifica: “Gli oligoelementi vulcanici possono facilitare la diffusione del Covid-19? Un’ipotesi proveniente dalla zona dell’Etna, in Sicilia”.

Ipotesi dello studio e territorio considerato

Dopo Covid-19, i ricercatori hanno notato che alla fine di gennaio 2020 l’infezione si è diffusa in tutta Italia, ma con tassi di contagio e mortalità elevati nel Nord, soprattutto in Lombardia, la regione più industrializzata e inquinata del Paese. La descrizione della forte associazione tra grave malattia respiratoria virale e inquinamento atmosferico ha, quindi, invogliato i ricercatori ad approfondire l’aspetto riguardante gli inquinanti atmosferici. Questi ultimi possono palesarsi sotto forma di particelle solide, goccioline liquide o gas e possono essere rilasciati dai veicoli a motore (monossido di carbonio) o dalle fabbriche (anidride solforosa). Accanto ad essi, poi, non vanno trascurati gli inquinamenti derivanti dalle eruzioni vulcaniche, che rilasciano nell’atmosfera grandi quantità di acido solforico, idrogeno solforato e acido cloridrico.

Partendo dall’assunto che le malattie polmonari si diffondono attraverso piccole goccioline nel respiro, chiamate anche aerosol, e l’inquinamento atmosferico può facilitare la sopravvivenza all’esterno dei virus, il dott. Calabrò e la dott.ssa Raciti hanno supposto che la cenere e i gas emessi dall’Etna abbiano contribuito all’inquinamento atmosferico, favorendo potenzialmente il maggiore contagio di Covid-19 nel versante orientale della montagna, come nella città di Catania. Da qui, l’ulteriore osservazione relativa all’inquinamento atmosferico. Ceneri e gas (per quanto riguarda il radon) sono solitamente particolarmente intensi in inverno, con una riduzione dell’emissione di metalli specifici con il clima più caldo.



Ap-set-banner-Ambiente-in-Salute-728x90-1 Sicilia, le polveri vulcaniche e l'inquinamento fanno ammalare di più
Ap-set-banner-Ambiente-in-Salute-240x400-2 Sicilia, le polveri vulcaniche e l'inquinamento fanno ammalare di più

Questo articolo scientifico è stato il primo ad elaborare l’ipotesi di un potenziale ruolo dell’inquinamento atmosferico correlato ai gas vulcanici e ai metalli pesanti, combinato con specifiche condizioni climatiche e topografia regionale, nel favorire la grave diffusione di Covid-19 in Sicilia.

L’ipotesi di studio raccontata dal dott. Calabrò

Quella pubblicata su Medical Hipotheses è, appunto, un’ipotesi scientifica nata dall’osservazione che Wuhan come Milano, la prima città da dove si è sviluppato il virus e la seconda con maggior numero di contagi in Italia, sono due città molto industrializzate. Un’altra osservazione riguarda il fatto che, oltre alle città più industrializzate, in Sicilia, nonostante Palermo sia la città più grande, Catania è stata la città più colpita dai contagi Covid-19 seguita da Messina, soprattutto nella prima ondata. – spiega il dott. Calabrò – Leggendo la letteratura, abbiamo avuto modo di sapere che molte patologie come la sclerosi multipla, la sclerosi laterale miotrofica, ma anche patologie respiratorie risultavano essere più frequenti in zone in cui si convive con il vulcano”.

Da qui, l’ipotesi di studio. Alla base un’evidenza scientifica: le particelle emesse dai vulcani di piccole e medie dimensioni favoriscono una maggiore sopravvivenza di virus nell’aria. “Questo ci ha portato a pensare che l’inquinamento con le polveri vulcaniche in particolari territori come il nostro, hanno favorito una maggiore sopravvivenza al Covid-19 e una maggiore diffusione. Oltre il Covid-19, anche malattie neurodegerative come la SLA sono quelle più frequenti. Il problema è stato intercettato in un altro studio che ha evidenziato la presenza di metalli pesanti nel cibo che si ingerisce e nell’acqua che si beve. L’esperimento è stato condotto anche sui capelli di chi abita questi luoghi, dove la presenza di metalli pesanti è risultata importante”. – ha aggiunto il dott. Calabrò.

L’inquinamento favorisce la sopravvivenza di virus e lo sviluppo delle malattie croniche

L’inquinamento, anche di natura vulcanica, dunque favorisce le malattie croniche e di conseguenza una maggiore prevalenza di insufficienza respiratoria acuta, bronchiti ma anche di altre patologie neurodegenerative. Acque reflue, cibi e aria: sono tutte le componenti dell’ambiente ad essere intaccate e assorbite dal nostro corpo, tramite il cibo che troviamo sulle nostre tavole. “Dobbiamo ricordarci che l’uomo è l’ultimo della catena alimentare – sottolinea il dott. Calabrò – quindi sia tramite l’acqua che ingeriamo, che tramite la frutta, dove le acque reflue già inquinate a causa dei metalli pesanti nell’aria, assumiamo metalli pesanti, le stesse particelle contaminate che troviamo negli animali che prima di essere da noi ingeriti si sono nutriti delle stesse componenti tossiche”.

Tutte le osservazioni – conclude il dott. Calabrò – hanno confluito poi in un dato importante: con l’aumento dell’inquinamento, sono aumentate le patologie respiratorie e neurodegenerative e una delle ipotesi riguarda, appunto, l’accumulo dei metalli pesanti. Noi ci siamo soffermati sull’aria, ma è ovvio che si tratta di una riflessione estensibile ad ogni componente ambientale. Si capisce che il problema è più complesso di così e che la prima delle concause a favorire le nostre patologie è proprio l’inquinamento”.

Share this content: