Smog e malattie cardiovascolari: oltre un milione di morti in Africa
Nel 2021, i Paesi dell’Africa subsahariana hanno registrato oltre un milione di decessi legati alle malattie cardiovascolari (CVD), un dato destinato a peggiorare se non si affrontano le crescenti sfide dell’inquinamento atmosferico e delle infrastrutture sanitarie limitate. Entro il 2030, si prevede che le CVD supereranno le malattie infettive come principale causa di morte nella regione.
Ogni anno, l’inquinamento atmosferico è responsabile di oltre otto milioni di morti premature a livello globale. Tra queste, molte sono legate a patologie cardiovascolari come infarti, ictus e insufficienza cardiaca, che in Africa colpiscono in modo sempre più drammatico, soprattutto nelle fasce di età tra i 30 e i 70 anni.
Una tempesta perfetta: inquinamento e sanità precaria
Il problema non riguarda solo l’aumento delle malattie cardiovascolari, ma anche la mancanza di infrastrutture per monitorare la qualità dell’aria. Attualmente, il continente africano dispone di poche reti di rilevamento, limitando la capacità di identificare le fonti di inquinamento e le aree più colpite.
Studi recenti, condotti con il supporto della World Heart Federation (WHF) e del Clean Air Fund, rivelano che la correlazione tra inquinamento atmosferico e malattie cardiovascolari è evidente, nonostante la scarsità di dati. Di fatto, sono stati identificati solo sei studi basati su dati ospedalieri, concentrati principalmente in Sudafrica, il che rende difficile estendere le conclusioni ad altre regioni meno sviluppate del continente.
L’impatto diretto dell’inquinamento sull’apparato cardiovascolare
L’inquinamento atmosferico contribuisce a una vasta gamma di problemi cardiovascolari, tra cui malattie cardiache, ipertensione, ictus e insufficienza cardiaca. Le particelle inquinanti, in particolare il PM2.5, penetrano profondamente nei polmoni e nel flusso sanguigno, causando infiammazioni croniche che aumentano il rischio di eventi cardiovascolari.
Secondo i dati raccolti, più della metà delle morti legate a CVD in Africa avvengono in età precoce, tra i 30 e i 70 anni. Questo impatto colpisce duramente le famiglie e le economie locali, creando un ulteriore ostacolo per lo sviluppo socioeconomico del continente.
Un appello per il futuro
Per evitare una crisi sanitaria pubblica su larga scala, è necessario un intervento coordinato a livello globale e locale. Migliorare il monitoraggio della qualità dell’aria, sensibilizzare le comunità e investire in infrastrutture sanitarie rappresentano passi cruciali per mitigare l’impatto dell’inquinamento.
La collaborazione tra governi, organizzazioni internazionali e iniziative come quelle promosse dalla WHF può fare la differenza. Solo attraverso azioni concrete sarà possibile ridurre il carico delle malattie cardiovascolari in Africa e garantire un futuro più sano per le generazioni a venire.
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