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Taglio larici a Cortina: un bosco in meno per una pista da Bob. Il Cai non ci sta

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Taglio larici a Cortina: un bosco in meno per una pista da Bob. Il Cai non ci sta

“Un danno grave per quanto riguarda la perdita dei servizi ecosistemici forestali”. La Commissione centrale tutela ambiente montano ha espresso la sua posizione sull’inizio dei lavori per la costruzione della nuova pista da bob a Cortina d’Ampezzo, cominciati con il taglio di 500 larici.  

La visione della CCTAM è sposata in pieno dal Club alpino italiano. Il Cai dopo il punto di vista del Comitato scientifico centrale, fa sue anche le parole del Gruppo “Boschi e Foreste” in un documento sul tema. “Il danno reale dell’intervento in corso è dato dal cambio d’uso della superficie che, da bosco con valenze prevalente di protezione dell’abitato, viene trasformato in area semi costruita. Vengono pertanto persi tutti servizi ecosistemici legati alla tipologia forestale presente negli ultimi secoli”. 



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Il bosco fa spazio alla cementificazione

Il taglio dei larici è stato oggetto anche di una denuncia presentata al Nucleo biodiversità dei Carabinieri di Belluno. L’ipotesi tracciata nell’esposto riguarda il “reato di distruzione di beni paesaggistici e danno ambientale”.

“In sostanza, al di là di ogni valutazione emotiva e morale dell’intervento, va precisato che si sta realizzando una cementificazione che porterà alla sparizione de facto di una area boscata di 2-4 ettari in un contesto sensibile di prossimità di un’area urbana. La scomparsa dei relativi servizi ecosistemici non è immediatamente valutabile. Risulta, però, facilmente immaginabile che nell’attuale situazione di cambiamento climatico non sia la stessa cosa avere su una pendice di protezione un bosco o una pista da bob”. Questo è quanto si legge nel documento.

Il CAI: “Pianificazione non rispettata

Il taglio stravolge la precedente pianificazione forestale confermando che la salvaguardia dell’area boscata non è una priorità. Di conseguenza, è probabile che l’eliminazione di superficie forestale risulti alla fine più estesa di quanto preventivato. Allo stesso tempo, la successiva piantagione di 6.000 alberi non appare realmente compensatoria in quanto non viene specificato né dove verrà fatta né qual è l’obiettivo finale di questa attività. 

Il delegato all’ambiente del Cai nazionale Mario Vaccarella esprime così il suo disappunto. “Aggressione all’ambiente, cementificazione, attacco a boschi secolari, come in questo caso, in virtù di uno sbandierato sviluppo delle Comunità di montagna, non soddisfa i veri standard di sostenibilità ed economia reale dei territori. Località dove occorrono servizi veri e concreti, non opere costose e poco utili (anche per la gestione futura, più volte dichiarata insostenibile). Servono invece investimenti per migliorare la vivibilità dei residenti e delle giovani generazioni, che scelgono di vivere nelle aree montane, anche se in aree ad alta densità turistica ed elitaria.

Il Cai si schiera nettamente contrario a queste opere e alle “modalità aggressive“. Annuncia un vigile per monitoraggio dei processi, anche con i suoi organi tecnici e insieme ad altre realtà associative attive. “Con la speranza che si possa prendere piena consapevolezza. A partire dagli uomini e dalle donne di quei territori, con una opposizione democratica più forte e incisiva, chiedendo la giusta trasparenza degli atti e delle azioni”.

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