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Auto elettriche, pompe di calore e rinnovabili: le tre mosse per tagliare i costi della transizione green

Transizione verde

Auto elettriche, pompe di calore e rinnovabili: le tre mosse per tagliare i costi della transizione green

Una transizione energetica decisa e coordinata può diventare il miglior alleato non solo dell’ambiente, ma anche dell’economia e della sicurezza energetica. A sostenerlo è un nuovo studio pubblicato dal think tank europeo Regulatory Assistance Project (RAP), che quantifica i benefici concreti di una svolta basata su auto elettriche, pompe di calore e fonti rinnovabili.

Secondo i ricercatori, entro il 2030 l’Unione Europea potrebbe ridurre del 70% le sue importazioni di combustibili fossili, con un risparmio economico potenziale di 1.300 miliardi di euro. Una cifra imponente, che darebbe respiro ai bilanci pubblici, taglierebbe la spesa per l’energia delle famiglie e rafforzerebbe l’indipendenza strategica del continente.



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Tre leve chiave: mobilità elettrica, riscaldamento efficiente e energia pulita

Il rapporto identifica tre direttrici fondamentali:

  • Elettrificazione del parco auto, con un’accelerazione della diffusione dei veicoli elettrici;
  • Sostituzione delle caldaie a gas con pompe di calore, più efficienti e meno inquinanti;
  • Espansione della capacità rinnovabile, in particolare solare ed eolico, per alimentare la crescente domanda di elettricità.

Il mix di queste azioni porterebbe a un calo netto della domanda di gas e petrolio importati, liberando risorse e riducendo la vulnerabilità geopolitica dell’Europa, emersa in modo drammatico durante la crisi energetica post-2022.

Benefici ambientali e sanitari, oltre che economici

Il taglio alle importazioni fossili si tradurrebbe anche in meno inquinamento atmosferico e più salute pubblica: minori emissioni di CO₂ e di particolato fine (PM2.5), con impatti positivi su malattie respiratorie e cardiovascolari, oggi tra le principali cause di morte prematura in Europa.

Non si tratta solo di sostenibilità ambientale, quindi, ma di un nuovo paradigma di benessere economico e sociale, che richiede però una volontà politica forte, investimenti pubblici mirati e politiche incentivanti.

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