Ue su cambiamento climatico: l’industria del fossile deve contribuire
Nell’ambito degli obiettivi ONU, l’Ue è pronta a chiedere all’industria dei combustibili fossili di partecipare finanziariamente alla lotta contro il cambiamento climatico nei Paesi più poveri. Lo rivela un documento preliminare visionato da “Reuters“, proprio mentre le nazioni si preparano a discutere gli obiettivi finanziari globali.
A novembre di quest’anno si terrà infatti la COP29, i negoziati climatici delle Nazioni Unite in programma a Baku (in Azerbaijan). Durante la Conferenza delle Parti, i Paesi dovranno concordare un nuovo obiettivo riguardante il sostegno economico che i Paesi ricchi e industrializzati forniranno a quelli più poveri, per affrontare i cambiamenti climatici.
“A seguito dell’aumento dei costi legati ad ondate di calore mortali, siccità e innalzamento del livello del mare, ci si aspetta che il nuovo obiettivo di finanziamento climatico sia notevolmente superiore all’attuale impegno dell’ONU, che prevedeva una spesa annuale di 100 miliardi di dollari da parte dei Paesi ricchi a partire dal 2020, obiettivo che non è stato raggiunto in tempo”, scrivono dall’agenzia di stampa internazionale.
Come rivela questa nota, in una bozza di dichiarazione relativa ad una recente riunione dei ministri degli esteri dell’Ue emerge che il blocco dei 27 sosterrà che anche il settore petrolifero e del gas contribuiscano al contrasto al cambiamento climatico.
Nel documento in cui i Paesi Ue stabiliscono le priorità del blocco per la negoziazione climatica si legge: “riconoscendo che il finanziamento pubblico da solo non è sufficiente per raggiungere il nuovo obiettivo, dovrebbero essere individuate e utilizzate fonti aggiuntive, nuove e innovative di finanziamento provenienti da una vasta gamma di fonti, compreso il settore dei combustibili fossili”.
Tale documento tuttavia, ricordano anche da Reuters, potrebbe subire modifiche prima dell’adozione da parte dei ministri degli esteri, prevista per questo mese.
Il contributo dell’industria del fossile al cambiamento climatico
Nei colloqui in programma a Baku, i Paesi decideranno inoltre se il nuovo obiettivo di finanziamento climatico comprenderà solo finanziamenti pubblici o coinvolgerà anche il settore privato e le istituzioni internazionali.
“I bisogni effettivi di investimento climatico”
Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) i bisogni effettivi di investimento climatico dei paesi poveri potrebbero ammontare a 1 trilione di dollari all’anno entro il 2025.
Il capo della politica climatica dell’UE, Wopke Hoekstra, ha annunciato che cercherà di raccogliere sostegno a favore di una tassa internazionale sui combustibili fossili. Tuttavia, data la vasta approvazione necessaria per una misura globale, la strada per tale accordo appare in salita.
Come ricordano anche da Reuters, paesi come la Cina hanno precedentemente ostacolato simili misure, come le ultime trattative presso l’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) sull’imposizione di una tassa sulle emissioni di CO2 per il settore marittimo, avvenute l’anno scorso.
Anche Cina e Medio Oriente devono contribuire
Dal documento provvisorio si legge inoltre che l’Ue continuerà a richiedere che le grandi economie emergenti e quelle con alte emissioni di CO2 e ricchezza pro capite – come la Cina e gli stati del Medio Oriente – contribuiscano al nuovo obiettivo di finanziamento climatico delle Nazioni Unite.
Tuttavia Pechino si è già opposta fermamente a questo nelle passate conferenze dell’ONU sul clima.
La questione del contribuito alla lotta al cambiamento climatico si prospetta al centro del prossimo vertice climatico COP29 in programma per quest’anno.
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