La Valle d’Aosta resiste al cambiamento climatico: più neve sui ghiacciai
In barba al cambiamento climatico e al caldo “quattro stagioni”, in Valle d’Aosta la buona notizia è che la neve non è mancata. Anzi, i rilievi dell’Arpa, evidenziano abbondanti accumuli nevosi misurati sui ghiacciai valdostani al termine della stagione invernale 2023/24.
La prima fase del monitoraggio dei ghiacciai regionali destinata alla misura degli apporti nevosi nell’inverno appena trascorso si è conclusa con le misure di accumulo sul ghiacciaio del Rutor (La Thuile) e sul ghiacciaio del Timorion (Valsavarenche).
I rilevi glaciologici 2024 in Valle d’Aosta
La stagione invernale 2023/24, rispetto a quella precedente, è stata mediamente più ricca di precipitazioni, concentrate soprattutto nel periodo del tardo inverno e inizio primavera.
Dopo un avvio dell’anno 2024 con temperature superiori alle medie storiche, i mesi di aprile e maggio sono stati caratterizzati da valori di temperatura nella media. Addirittura di un grado più bassi (maggio), favorendo la conservazione del manto nevoso fine alla fine di maggio.
A livello locale, i valori di neve accumulati sono variabili in funzione del settore geografico e della quota. Fattori che influenzano sia le dinamiche degli accumuli rispetto alla tipologia di perturbazione che li ha generati, sia il metamorfismo e la fusione nel periodo primaverile.
Precipitazioni nevose più abbondanti
Il ghiaccio del Rutor notoriamente beneficia di apporti nevosi generalmente maggiori rispetto al Timorion. Negli inverni passati questo veniva ricondotto alla posizione geografica sensibilmente differente dei due apparati. Il Rutor più “esterno” e quindi più soggetto agli apporti derivanti dalle perturbazioni atlantiche e il Timorion più “interno” e quindi meno coinvolto da quest’ultime.
Nell’inverno appena trascorso si è potuto osservare come tale differenza sia venuta a mancare.
Questo ha messo in luce un più uniforme e ricco apporto di precipitazioni nevose sui due apparati glaciali.
Altezza del manto nevoso (in cm) rilevata ai 2.170 m di quota della stazione di Orvieille (Valsavarenche), sul versante opposto a quello del Ghiacciaio del Timorion.
Anni idrologici (01 settembre – 30 maggio) 2022/23 e 2023/24 a confronto. Evidente, oltre al totale accumulato, con massimo a fine marzo/inizio aprile e un ulteriore incremento a inizio maggio, la differenza nella completa sparizione del manto nevoso.
Ghiacciaio del Timorion
Il manto nevoso, misurato in 91 punti, ha mostrato spessori variabili da 315 a 650 cm nella zona di accumulo (con un’altitudine media di 3.350 m s.l.m.) e da 190 a 400 cm nelle quote inferiori, con un’altitudine media di 3.250 m s.l.m.
La densità media, rilevata in due punti significativi per rappresentare il comportamento degli accumuli su ampie aree del ghiacciaio, è stata di 426 kg/m³, determinando un accumulo specifico pari a 1.800 mm di equivalente di acqua.
Il valore registrato quest’anno si pone al massimo della serie storico iniziata nel 2001 segnando un accumulo circa tre volte superiore rispetto a quello registrato nell’inverno 2022 – 2023 (630 mm) e di 400 mm superiore rispetto al massimo registrato nell’inverno 2012/2013 (1.413 mm).
Serie storica degli accumuli in mm di equivalente di acqua (monitoraggio nella seconda metà di maggio di ogni anno) al Ghiacciaio del Timorion.
Sul Timorion accumulo di acqua nella neve registrato è tre volte superiore a quello della stagione 2022/23
Le trincee nivologiche, utilizzate per la misura della densità del manto nevoso alle diverse profondità, hanno messo in evidenza ripetuti orizzonti contenenti sabbia giunta dalle aree sahariane nel corso dell’inverno e primavera 2024.
La deposizione di tali particelle, oltre ad essere di interesse per la comprensione dei fenomeni di circolazione atmosferica a larga scala e ad avere ripercussioni sul monitoraggio della qualità dell’aria in area urbana, ha un impatto rilevante sulle dinamiche di fusione.
Gli strati arricchiti in sabbia, quando riappaiono in superficie, assorbono più luce (energia) ed aumentano il tasso di fusione accelerando la perdita di neve e incrementando i deflussi superficiali.
Valore massimo della serie storica di monitoraggi dal 2001.
Il rilevo annuale dell’accumulo del ghiacciaio del Timorion è stato effettuato in collaborazione con gli operatori del Corpo di Sorveglianza del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Campionamento degli strati di manto nevoso in profondità per la determinazione della densità media dell’intero manto nevoso. Sono evidenti ripetuti orizzonti contenenti sabbia giunta dalle aree sahariane nel corso dell’inverno e primavera 2024. (foto. A. Rossotto – PNGP).
Ghiacciaio del Rutor
Sulla base di 116 misure manuali e 226 misure geofisiche, l’accumulo medio è calcolato pari a 472 cm: minimi di 210 cm alla fronte destra e massimi superiori ai 600 cm nell’ampio plateau sommitale.
La densità media del manto, determinata sulla base di 4 misure effettuate sul ghiacciaio, è pari a 455 kg/m3 (massima e minima rispettivamente pari a 518 e 422 kg/ m3).
L’accumulo specifico è pertanto pari a 2.092 mm di equivalente d’acqua.
Un valore che colloca l’inverno 2023/24 al secondo posto per abbondanza di massa, nel periodo di monitoraggio (20 anni). Di poco inferiore al valore massimo registrato nella serie del 2013.
Serie storica degli accumuli al Ghiacciaio del Rutor. In rosso la media calcolata sulla serie ventennale.
La misurazione degli accumuli è stata effettuata combinando le tradizionali misure manuali tradizionali, basate sull’impiego di sonda da valanga centimetrata, con misurazioni geofisiche tramite Ground Penetrating Radar (GPR).
Queste ultime sono state condotte dal personale del Dipartimento DIATI del Politecnico di Torino.
Per il Rutor la stagione 2023/24 si posiziona al secondo posto per abbondanza di massa nel periodo di monitoraggio di 20 anni
Sono stati eseguiti transetti continui utilizzando il GPR ottenendo dati particolarmente completi.
Ridotti gli errori legati alla presenza di strati di ghiaccio nel manto nevoso e alla complessa morfologia della superficie del ghiacciaio. Tutti elementi che possono interferire con le misurazioni manuali.
L’utilizzo combinato dei due differenti approcci ha permesso, in fase di elaborazione dei dati, la quantificazione effettiva dell’accumulo invernale. Escludendo il residuo nevoso presente al termine della stagione estiva 2023 nel settore sommitale del ghiacciaio.
Misure di altezza del manto nevoso con sonda da valanga (settore sinistro del ghiacciaio).
Misura dell’accumulo nevoso tramite Ground Penetrating Radar (strumentazione e operatore del Politecnico di Torino – DIATI).
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