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Il cambiamento climatico all’attacco anche del vino. Come cambia la vendemmia

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Il cambiamento climatico all’attacco anche del vino. Come cambia la vendemmia

Dopo il caffè (ed il cioccolato…) il cambiamento climatico mette a repentaglio un altro dei piaceri della vita: un buon bicchiere di vino. Proprio nei giorni della vendemmia arriva l’allarme sulla situazione dei vigneti. Un problema, legato appunto alla crisi ambientale e climatica, ovviamente non solo italiano ma globale. Chiaramente, però, l’Italia tra i migliori produttori ed esportatori corre seriamente il rischio di veder minare un asset strategico e fondamentale.

Bosco (Coldiretti): Viticoltori fanno i conti con clima, puntare su ricerca

“Il viticoltore è sempre più costretto a fare i conti con il cambiamento climatico, dagli eccessi di pioggia alla siccità e quindi deve lavorare molto in vigna”. Lo ha spiegato Domenico Bosco, responsabile vino di Coldiretti, intervistato dall’Adnkronos sulle anticipazioni della vendemmia. La Coldiretti aveva già lanciato un altro allarme, nei giorni scorsi, riguardo le eccellenza made in Italy minacciate del cambiamento climatico ed ora accende i riflettori anche sul vino.



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“Il viticoltore ha bisogno di assistenza e di un’agricoltura di precisione ma vanno fatti anche investimenti importanti nella ricerca e nelle infrastrutture, ad esempio per raccogliere l’acqua piovana nei bacini”. È quanto suggerisce ancora il responsabile del settore vino di Coldiretti.

Perché servono investimenti su infrastrutture idriche

“Ci troveremo sempre più in situazioni estreme e attraverso la ricerca si possono creare varietà resistenti alle fitopatie, alle gelate tardive. Inoltre il miglioramento genetico può dare una mano senza tuttavia snaturare il nostro patrimonio di biodiversità”.

Quest’anno, la vendemmia non sarà abbondante ma non tutti i mali vengono per nuocere, secondo Bosco. “Siamo in un contesto particolare perché il mercato ha visto un rallentamento dello scambio dei volumi e quindi avere una produzione non abbondante aiuta a mantenere un equilibrio di mercato e questo è positivo, poi dipende dalle singole denominazioni”.

Vendemmia: Berlucchi, in Franciacorta annata complessa, resa minore ma di grande qualità

“L’annata 2024 è stata complessa a livello climatico, caratterizzata da numerose piogge primaverili che hanno determinato un sensibile calo della produzione insieme a temperature sotto la norma, rallentando così lo sviluppo dei grappoli. Nel mese di luglio – ultima fase di maturazione delle uve – è stata segnata invece da temperature elevate, ma con una discreta escursione termica. La forte grandinata che ha colpito la provincia di Brescia lo scorso lunedì 26 agosto ha determinato ulteriori problematiche e disagi per questa importante vendemmia, che si conclude con una resa totale, tra i 550 ettari totali tra la proprietà e quelli dei viticoltori partner, al meno 30%.

Lo fanno sapere dalla storica cantina Berlucchi, creatrice del primo Metodo Classico in Franciacorta e ‘simbolo’ e ‘termometro’ dell’intero territorio, con i suoi oltre 550 ettari tra quelli di proprietà e quelli coinvolti attraverso i viticoltori partner. In uno scenario che ormai ha fatto dell’imprevedibilità climatica uno dei leit motiv degli ultimi anni, la Guido Berlucchi può far valere tutto il proprio, avanzato patrimonio tecnico, agronomico ed enologico, grazie al lavoro di studio e approfondimento che l’ha sempre caratterizzata come azienda innovativa sin dalle origini negli anni Sessanta, per condurre in porto al meglio il raccolto di annate sfidanti.

Investimenti in tecnologia e nuovi mezzi per contrastare cambiamento climatico

“Abbiamo riscontrato – dice l’enologo, responsabile produzione e amministratore delegato Arturo Ziliani – un’elevata qualità delle uve, ma il calo del 30% corrisponde a quello medio decennale. Un calcolo che ci preoccupa ma che ci dice che dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione, per contrastare il più possibile il cambiamento climatico senza sacrificare la qualità e il lavoro di tante persone che lavorano con noi e con cui condividiamo successi e fallimenti. Ormai sappiamo da tempo che la sfida in vigna è costante e richiede continua ricerca, importanti investimenti in tecnologia, con nuovi mezzi, e grande impegno da parte del team del reparto agricolo. La nostra esperienza viene messa a disposizione anche di tutti i viticoltori partner, con il Protocollo Berlucchi di Viticoltura Sostenibile, frutto di oltre 20 anni di ricerca”.

Gruppo Piccini 1882: prevista qualità buona su gran parte denominazioni

“Finalmente, dopo sette anni di vendemmie alterne per quantità o qualità non in linea, possiamo quest’anno tornare a una vendemmia soddisfacente da entrambi i punti di vista. Le piogge primaverili hanno mitigato l’eventuale stress idrico e l’estate calda e asciutta ha favorito la produzione di uve sane e mature. Ci aspettiamo una qualità buona se non ottima su gran parte delle denominazioni che fanno capo ai marchi del gruppo Piccini 1882”. Ad affermarlo l’ad del Gruppo Piccini 1882, Mario Piccini, che ha appena iniziato la vendemmia con la raccolta delle uve Vermentino, destinate a base spumante.

Maremma in sofferenza climatica ma la fase di fioritura è stata regolare

In Maremma, la vendemmia si presenta piuttosto promettente sia in termini di qualità che di quantità. Quest’ultimo dato, seppur ancora sotto la media a causa della stagione calda e asciutta in alcune zone, è di gran lunga superiore a quello del 2023. Pasquale Presutto, agronomo presso Tenuta Moraia nella Maremma, afferma che “la stagione è partita in primavera con ottime prospettive, le piogge primaverili hanno creato riserve sufficienti per affrontare l’estate senza soffrire lo stress idrico”. “La fase di fioritura – spiega – si è sviluppata con regolarità e, grazie al tempo asciutto in giugno, non abbiamo avuto grandi problemi di malattie fungine”.

“Qualche problema, soprattutto in Maremma, è arrivato – ammette – a causa delle alte temperature prolungate in luglio e agosto: l’invaiatura sui rossi è stata piuttosto disomogenea, in particolare per il Sangiovese, mentre il Vermentino essendo più precoce non ha patito alcun problema in questo senso. Bene le varietà internazionali, che procedono verso il finale di maturazione aiutate dall’escursione termica notturna, che da metà agosto è tornata piuttosto regolare”.

Le terre del Chianti in controtendenza

“Nelle terre del Chianti Classico, dove sorge la nostra Fattoria di Valiano, la vendemmia – continua Pasquale Presutto – si prevede fra gli ultimi giorni di settembre e i primi di ottobre, prospettandosi come una delle migliori degli ultimi decenni. Il Sangiovese ha beneficiato del clima asciutto e caldo, con qualche leggera pioggia estiva al momento giusto, la fase di sfogliatura ritardata ha evitato bruciature sui grappoli che si presentano sani e nella giusta quantità. Le temperature notturne, che si sono abbassate notevolmente a partire dalla metà di agosto, permetteranno una perfetta maturazione delle uve. Se non interverranno fenomeni atmosferici avversi, potremo avere un’annata di Chianti Classico da ricordare a lungo”.

I benefici dell’Etna sulla produzione siciliana

Per quanto riguarda la tenuta siciliana Torre Mora, l’enologo Alessandro Barabesi dice che “in questa annata, caratterizzata da temperature molto elevate e siccità prolungata, l’Etna si distingue ancora per le sue peculiarità che ne fanno un’isola nell’isola, grazie alle sue caratteristiche pedoclimatiche uniche”. La denominazione Etna, che si sviluppa in larga parte sul versante nord del vulcano, ha risposto al meglio alle difficoltà grazie soprattutto a caratteristiche quali altitudine dei vigneti compresi tra 600 e 900 metri sul livello del mare, con conseguente ampia escursione termica in estate, e riserve di acqua negli strati profondi del terreno, conseguenza dello scioglimento della neve presente in alta quota fino a giugno inoltrato.

“Sia le uve bianche (Carricante) che le rosse (Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio) si presentano sane e in buona quantità. Inizieremo a raccogliere le uve dedicate alla base spumante ai primi di settembre, per poi proseguire con bianchi e uve destinate all’Etna rosato nella seconda settimana del mese e chiudere con i rossi tra fine settembre e primi di ottobre”, prosegue.

In Basilicata la siccità si è fatta sentire

“Presso la nostra tenuta Regio Cantina, nella denominazione dell’Aglianico del Vulture – aggiunge Alessandro Barabesi – la siccità ha colpito duramente. In Basilicata, le ultime piogge significative risalgono persino a febbraio. In questa situazione di stress, la vite tende naturalmente a privilegiare la propria sopravvivenza a scapito del frutto, producendo grappoli di dimensioni più ridotte e in quantità minore. Ciò causerà una produzione più limitata, sebbene ci auguriamo che le piogge di settembre possano portare a temine una maturazione regolare. L’Aglianico, infatti, è una delle ultime varietà a ricevere la vendemmia (tra fine ottobre e primi di novembre), pertanto, potrebbe esserci ancora margine per recuperare e avere un’annata di qualità, seppur limitata nella quantità”.

Uva ottima in Toscana nonostante la siccità

Alessio Ciomei, enologo di casa Piccini, traccia invece il quadro per l’imminente vendemmia nel Chianti. “Siamo ormai a ridosso della raccolta nell’area del Chianti Docg, che con i suoi oltre 15.000 ha di superficie rappresenta una delle più estese denominazioni per quanto riguarda i rossi. I nostri conferitori si concentrano in larga parte nelle province di Siena e Firenze con qualche presenza in provincia di Arezzo. Nelle tre aree l’andamento stagionale è stato piuttosto omogeneo, con una limitata incidenza di peronospora tra fine giugno e inizio luglio, che comunque è andata ad incidere esclusivamente sulla quantità prodotta. Dal punto di vista quantitativo si è tornati agli standard usuali, con un +30% rispetto alla difficilissima annata 2023. Nonostante le vigne più alte abbiano sofferto la siccità, la qualità dell’uva si presenta ottima”.

Escursioni termica e siccità

“L’annata a Montalcino è stata caratterizzata da una fase di pressione umida a cavallo tra fine giugno e inizio luglio che ha alimentato un focolaio di peronospora. A differenza però di quanto accaduto lo scorso anno, quando la malattia si è manifestata precocemente in fase di fioritura, i danni sono stati limitati ad una perdita di produzione, senza effetti sulla qualità delle uve. In compenso, la stagione ha sempre goduto di una forte escursione termica, durante il periodo più caldo, che ha permesso alle viti di gestire al meglio la maturazione”, sottolinea Santo Gozzo, enologo di Villa al Cortile. “Come spesso accade a Montalcino risulteranno decisivi al fine della qualità gli ultimi 20-30 giorni che ci separano dalla vendemmia. Ciononostante, ad oggi possiamo associare la qualità della vendemmia 2024 alla 2019 per limitarci a quelle più recenti”, conclude.

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